Intervista a Luca Borriello, direttore di Inward, Osservatorio sulla Creatività Urbana

Il 3 marzo scorso è stato presentato un innovativo quanto ambizioso progetto che va sotto il nome di CUNTO (Creatività Urbana Napoli Territorio Orientale). CUNTO, però, vuole dire anche “racconto”, inteso nell’accezione di rilettura di un territorio difficile, la periferia est di Napoli. In che termini viene realizzata questa opera estesa di riqualificazione territoriale e quali sono i suoi principali promotori?
L’opera di riqualificazione di CUNTO avviene sui due fronti dei siti degradati e del disagio sociale, quindi tra urbano ed umano. Da una parte, infatti, CUNTO interviene attraverso la realizzazione di opere di creatività urbana realizzate dalle locali ACU (Associazioni per la Creatività Urbana) per un primo totale di 750 mq circa, e questo è un output materiale del progetto. Intorno a queste realizzazioni, abbiamo però cercato di raccogliere tutte quelle istanze che il territorio, principalmente nella sua componente giovanile portata così ad un riavvicinamento all’ambiente urbano di vista, avanza. I temi delle opere, infatti, non sono stati stabiliti ma stanno a mano a mano venendo fuori da una serie di laboratori attivati presso scuole, associazioni ed oratori del territorio della Municipalità 6 del Comune di Napoli. Saranno quindi i giovani a “raccontare” dove e come vorrebbero migliorare il proprio quartiere o quali sono le necessità che sentono come imprescindibili, da fissare come un messaggio visivo sul corpo stesso della periferia. Si tratta di un progetto condiviso e partecipato a più livelli. CUNTO conta infatti una ricca serie di partner, in primo luogo Fondazione Vodafone Italia che finanzia il 54% del progetto. Vi è poi il fondamentale contributo del Ministro della Gioventù e quello di Circumvesuviana, che ha partecipato anche dotandoci di una sede operativa in comodato d’uso gratuito. Altro partner di alto profilo è CSV Napoli, erogatore del primo corso sulla creatività come progetto di utilità sociale, come pure lo sono le varie Università coinvolte; a livello territoriale, penso alle scuole, alla Pastorale Giovanile, alle associazioni locali e così elencando. Il ruolo delle realtà locali è imprescindibile per poter tessere una rete partecipativa e collaborativa che possa garantire un futuro ai progetti saldati al territorio come lo è CUNTO.
 
Il progetto presenta al suo interno una forte componente di ricerca e studio, sviluppata attraverso una serie di sinergie attivate tra le più importanti università di Napoli, guidate dal dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ci può illustrare come si articola questa fase e quali sono i suoi primari obiettivi?
Diverse Università stanno studiando e analizzando l’impatto estetico, sociale, ambientale e comunicativo del progetto CUNTO, producendo la prima ricerca scientifica organicamente strutturata sul tema della creatività urbana. Una triplice analisi universitaria partenopea, poi coordinata da Roma. L’URIT (Unità di Ricerca sulle Topografie sociali) della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Napoli “Suor Orsola Benincasa” sta lavorando sulla percezione della nostra periferia nel racconto delle nove aree dove poi si faranno le riqualificazioni; il Corso di Laurea UPTA (Urbanistica Paesaggio Territorio e Ambiente) della Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II” sta per produrre una cartografia del territorio che cambia e si riqualifica; la Facoltà di Sociologia della stessa “Federico II” ha determinato di tornare poi, in ultimo, sulle nove aree, in sincrono con lo svolgimento delle opere pittoriche su muro, per documentare, anche a mezzo intervista, come la rigenerazione sociale possa iniziare dalla partecipazione dei giovani alle scelte che qualificano il loro stesso territorio. Il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale dell’Università di Roma “La Sapienza” ha la regia dell’intera ricerca, elaborando elementi e dati nella forma finale di un primo studio territoriale sulla creatività urbana, in pubblicazione a luglio a firma del Centro studi dedicato, autore anche progressivamente della prima rete internazionale di ricercatori sul tema.

Leggendo i documenti di presentazione, l’impressione che emerge è quella di un progetto condiviso e rivolto ai giovani del territorio, intesi come soggetti da vitalizzare culturalmente. In questi termini, CUNTO ambisce a divenirne espressione creativa. Qual è stata la sua percezione delle giovani generazioni che vivono quest’area difficile di Napoli? Come hanno accolto loro, invece, questa iniziativa?
Posso fare un esempio: i ragazzi di una delle scuole coinvolte hanno iniziato a sviluppare un ragionamento autonomo sul problema della spazzatura, un tema purtroppo molto caldo. I tutor di CUNTO li hanno quindi stimolati ad andare oltre, positivamente, e i ragazzi hanno raccontato dell’isola ecologica di Ponticelli, una delle sole tre della città. Da qui sta scaturendo lo studio del tema legato all’ecologia, alla raccolta differenziata e al ciclo virtuoso dei rifiuti. Le loro idee, i loro disegni e le ricerche che stanno effettuando saranno poi assunti da un’ACU napoletana che andrà a realizzare l’opera murale. Tutto questo è di stimolo continuo, anche per noi, che ci siamo subito posti il problema di smaltire i molti spray esausti che residueremo in CUNTO e che conferiremo all’azienda municipale di smaltimento rifiuti per immetterli nel ciclo di smaltimento giusto. Restano i cartoni che confezionano gli spray, anch’essi scarto dell’operazione di riqualificazione, che doneremo ad un’associazione locale che si occupa proprio di riciclo creativo con i bambini. Tutto questo mi fa chiosare, fuori retorica, che la speranza di rilancio della nostra città sia nei giovani e nei giovanissimi; un percorso difficilissimo, che nel piccolo di CUNTO stiamo cercando di procurare al territorio beneficiario dell’intervento.
 
Parliamo ora di INWARD, nome che fa riferimento all’Osservatorio sulla Creatività Urbana, di cui Lei è Direttore. Ci può raccontare come è nato questo collettivo e di quali collaborazioni si avvale?
INWARD significa almeno tre cose: introverso, come le culture di strada; specifico delle cose che succedono in un quartiere (in ward); come acronimo, International Network on Writing Art Research and Development. Nasce da un’esperienza produttiva avviata nella seconda metà degli anni Novanta, dopo una mezza dozzina d’anni di cultura di strada, e poi fattasi associazione. Oggi è l’Osservatorio sulla Creatività Urbana, un collettivo internazionale di esperti che opera per la valorizzazione della creatività urbana con seminari, workshop, convention, ricerche, progetti nelle università, con enti pubblici, per privati e in collaborazione con associazioni e operatori culturali, programmando educazione e formazione interdisciplinare, promuovendo un team diffuso di centinaia di creativi urbani italiani e producendo libri, eventi, mostre, audiovisivi e riqualificazioni. Impegnato nel facilitare la corretta comprensione del fenomeno, distinguendolo dal vandalismo in città, dialoga da molti anni sui temi della creatività urbana con sociologi, antropologi, architetti, urbanisti, designer, critici d’arte, artisti e comunicatori. INWARD coordina il Tavolo tecnico sulla Creatività Urbana, in protocollo con il Ministro della Gioventù, presso il CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Per conto dell’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani, lavora alla realizzazione della prima rete dei Comuni della Creatività Urbana e al primo Portale nazionale della Creatività Urbana. Ha fondato e dirige il Centro Studi sulla Creatività Urbana, di intesa con l’Università degli Studi “La Sapienza”, altre università italiane e un network internazionale progressivo di decine di ricercatori. Con il Ministro della Gioventù, ha confezionato “Dothewriting! Contro il vandalinso in città, a favore della creatività urbana”, la campagna di sensibilizzazione nazionale sul tema, in programma anche verso gli istituti scolastici ed i maggiori luoghi di aggregazione giovanile d’Italia. Coordina il network progressivo delle ACU Associazioni per la Creatività Urbana, ad oggi 24 in 12 regioni d’Italia, i cui presidenti siedono al Tavolo tecnico del CNEL. È autore del libro “Dothewriting! Le associazioni per la creatività urbana in Italia” (Stampa Alternativa, 2010).
 
L’On. Meloni si è espressa favorevolmente sia nei confronti del progetto, sottolineandone “la bontà e l’innovatività”, che rispetto al fenomeno del writing in senso lato, a cui è stato persino dedicato, nel 2010, un bando specifico assieme all’ANCI.  Che rapporto esiste, invece, con le altre istituzioni (es. Comune di Napoli)? Esiste invece un interesse reale da parte degli imprenditori locali?
In generale, sono numerose le amministrazioni locali come Comuni, Province e Regioni che hanno mostrato interesse verso la creatività urbana ed il bando dell’ANCI ne è una dimostrazione, proprio per ciò che riguarda alcuni Comuni. Del resto le cronache cittadine raccontano di progetti a livello circoscrizionale che ricevono il plauso degli amministratori nazionali. Negli anni, noi abbiamo avuto modo di realizzare progetti, ad esempio, per conto della Regione Campania e della Regione Puglia, oltre che per più di venti Comuni italiani in circa dieci Regioni. Con il Comune di Napoli abbiamo collaborato, in passato, per alcuni piccoli progetti ma ora è partner di CUNTO, come Assessorato all’Arredo e al Decoro Urbano, in effetti un progetto fortemente radicato sul territorio ma di portata nazionale. Per quanto riguarda l’impresa, pure abbiamo avuto tantissime occasioni di progetto, l’ultima delle quali è stata la grande operazione realizzata per la Arti Grafiche Boccia, una delle più grandi tipografie europee, nel salernitano, dove abbiamo coinvolto nove creativi provenienti da sei ACU italiane a realizzare una grande opera collettiva di 450 mq su uno dei capannoni aziendali. Gli artisti hanno anche realizzato una tela ciascuno, con un dettaglio dell’opera collettiva; entrate a far parte della collezione aziendale, da queste tele sono poi state ricavate 900 serigrafie omaggiate alle centinaia di dipendenti e ai clienti più importanti dell’azienda. Certamente, operazioni come questa, in una realtà difficile per l’imprenditoria o per l’industria, come è il Meridione, sono in numero inferiore rispetto a quelle offerte dal Pubblico, laddove possibile; in altre zone d’Italia, come all’estero, sono numerosi i casi di anche grandi imprenditori che finanziano progetti di creatività urbana per la promozione del proprio marchio, tra performance ed estetica fortemente caratterizzanti.

CUNTO nasce come progetto sperimentale e rappresenta un unicum a livello nazionale. Avete riscontrato dei modelli di riferimento a livello internazionale? Quali sono i prossimi step del progetto?
CUNTO rappresenta una sfida senza precedenti per portata dei partner coinvolti e per il tipo di processo messo in atto. A livello internazionale non ci sono noti esempi analoghi per vastità di coinvolgimento e approfondimento partecipativo. Uno degli obiettivi è quello di porsi come punto di riferimento, volendo CUNTO rappresentare un modello esportabile e ripetibile. La sostenibilità e l’esportabilità – diciamo la modellabilità – sono infatti due aspetti che hanno conformato il progetto sin dalla sua prima stesura.
 
In ultima battuta, che tipo di rapporto avete instaurato con le altre ACU (Associazioni per la Creatività Urbana) di Napoli e nazionali?
I rapporti con le ACU sono in generale molto buoni. Vi sono ovviamente delle distinzioni; con alcune siamo in ottimi rapporti ed in amicizia da anni, con altre stiamo costruendo sempre più proficui rapporti umani oltre che progettuali, mentre con pochissime altre non si è andati oltre rapporti professionali, ma ovviamente va bene così. L’Italia delle “Italie” è anche l’Italia delle ACU, ed ogni regione, provincia e comune esprime caratteristiche peculiari e differenti le une dalle altre. Indubbiamente qui si tratta di un’occasione di formazione e crescita considerevole. Con le ACU napoletane il rapporto è facilitato dalla conoscenza e dalla frequentazione di molti dei suoi soci, quasi tutti appartenenti alla scuole di writing degli anni Novanta, sin dai primi tempi, molto prima della nascita delle ACU stesse. Le ACU napoletane hanno firmato un accordo in tre per la partecipazione congiunta a CUNTO. Quando invece partì il progetto itinerante “Do The Writing!” mirato sostanzialmente a far sì che gli Enti locali si accorgessero localmente delle ACU e che queste potessero esprimere formalmente il desiderio di un Tavolo tecnico sulla creatività urbana al tempo solo lanciato, man mano le decine di ACU hanno risposto e firmato. Un libro è testimonianza di tutto ciò, con 24 ACU che hanno risposto alla nostra proposta.