Come ogni anno, si rinnova l’appuntamento al Bologna Children’s Book Fair per operatori del settore provenienti da tutto il mondo. Occasione non solo per vendere e acquistare diritti, scoprire eccellenti illustratori e prodotti editoriali di tutti i continenti, ma per respirare ancora a pieni polmoni creatività, passione e coraggio, non irrimediabilmente contaminati da logiche esclusive di mercato, forse perché i bambini restano i destinatari di questa tradizione editoriale che ha saputo rinnovarsi al contempo tra esperienza ed innovazione.
Ma per ciascuno, professionista del settore o semplice amatore, la Fiera costituisce anche l’occasione per potersi permettere uno stimolante giro del mondo in poche ore, dove nella dimensione globale dell’evento (qui si trattano e compravendono diritti di mezzo mondo e forse anche di più), è possibile incontrare le singole tradizioni letterarie ed artistiche di tutti i continenti e di buona parte dei paesi mondiali.
Si parte dall’Italia che presenta, insieme ai grandi, i piccoli editori che puntano sulla ricerca e la qualità per un’editoria che guarda al mercato, facendo leva su sapienza artigianale, cura amorevole del prodotto e del catalogo, con esiti di alto profilo che siamo certi piacciono ai piccoli fruitori e non solo. Segnaliamo con piacere l’editore BeccoGiallo, con le pubblicazioni dedicate a Peppino Impastato e Anna Politkovskaja, insieme alla spazio dell’Assessorato alla cultura della Regione Calabria.
Consolidata negli anni è la presenza della Spagna, per la quale ben distinte l’una dall’altra sono rappresentate le diverse autonomie locali con i propri prodotti ed autori. In un periodo in cui nel nostro Paese è caldo il tema del federalismo, tema in realtà buono da molte stagioni a questa parte, l’esempio spagnolo sembrerebbe confortante e addirittura incoraggiante. Bello lo spazio della Generalitat de Catalunya (dove la cultura locale non dimentichiamo ha anche una lingua propria ed ufficiale), ugualmente accattivante quello della Comunitat Valenciana e lo spazio di Euskadi (per i quali vale quanto appena detto a proposito della Catalunya). Giudichiamo sacrosanto rimarcare le singole culture e ben venga farlo a partire dai bambini, come non hanno potuto fare le generazioni nate sotto il franchismo, con prodotti peraltro godibili ed innovativi, tuttavia a patto che i lettori siano nazionali, perché se il libro alla fine non esce dalla dimensione locale, forse il gioco non vale la candela.
Sempre forti per tradizione i Paesi anglosassoni, come pure la Francia, per la quale lo spazio delle edizioni Thierry Magnier è stato preso d’assalto dai giovani illustratori in cerca di pubblicazione, affluiti da tutta Europa per presentare il proprio lavoro e la propria creatività.
Da guardare sempre con ammirazione i Paesi scandinavi, una conferma pure per la Turchia, l’Austria e la Svizzera. Da segnalare le proposte provenienti dalla Repubblica Ceca e dall’Ungheria, insieme alla Lituania: Paese ospite dell’edizione di quest’anno. Fortissimi come sempre i Paesi asiatici, con Corea e Taiwan da menzionare, importanti per l’America latina gli spazi del Brasile e del Messico.
Ma lo spazio che colpisce maggiormente quest’anno è quello riservato alla Tunisia, dove campeggia la gigantografia di una manifestazione di piazza della recente rivoluzione e nient’altro. Sul lato la scritta dell’Associazione degli editori tunisini: “Tunisia 2011 – New freedom of expression and edition”.
Se nel mondo dell’editoria come pure in questa edizione della Fiera, il tema sulla bocca di tutti è quello della rivoluzione digitale del mercato e del passaggio dalla carta ai tablet, girando per i padiglioni si ha l’impressione che in questo settore specifico il discorso si riveli meno assillante e con scenari meno ineluttabili.
Così usciamo dall’edizione appena conclusa del Bologna Children’s Book Fair con la consapevolezza che il futuro sia più nella rivoluzione del pane che in quella dell’ipad, almeno per l’anno che stiamo vivendo.