Fare rete, creare partnership, sviluppare poli di ricerca e sviluppo sono ricette programmatiche che sentiamo costantemente negli auspici istituzionali e nei proclami di partito, ma nel nostro Paese spesso e volentieri restano solo buone intenzioni sulla carta, con alcune eccezioni che servono piuttosto a confermare la regola. ?Questo ci ha spinti ad entrare in un’Accademia di Belle Arti francese e provare a capire cosa sia in concreto un polo dell’immagine e della competitività, quali vantaggi offra a chi voglia formarsi in una realtà di questo genere.

Incontriamo Fanny Belvisi, chargée de communication presso l’École européenne supérieure de l’image delle città di Angoulême e Poitiers. Così giovane e scopriamo essere già stata in Italia per uno stage al dipartimento educativo del MAMbo, aver lavorato in Cina presso la delegazione culturale francese a Shanghai, essere tornata poi in Francia per lavorare al “mitico” Centre Pompidou e da poco aver accettato questo nuovo incarico. Solo per rimarcare, qualora ce ne fosse bisogno, la differenza tra chi nemmeno trentenne opera nel settore culturale in Francia e chi invece in Italia, ma avremmo potuto citare altri Paesi dell’Unione Europea al posto della Francia, senza per questo modificare la sostanza delle conclusioni.

L’École supérieure de l’image di Angoulême e Poitiers non è solo un’Accademia di Belle Arti?
La nostra è una struttura pubblica e fa parte di una rete di 59 Accademie di Belle Arti pubbliche di Francia. La struttura è organizzata su due città, Angoulême e Poitiers, entrambe nel sud est del Paese. ?E’ una scuola che offre una formazione generale con corsi di fotografia, scenografia, pittura, con due specializzazioni: una legata all’arte numerica a Poitiers e l’altra legata al fumetto ad Angoulême. Quest’ultima costituisce in Francia un punto di riferimento per l’immagine ed il fumetto in particolare, con un bacino produttivo di case editrici indipendenti, produzioni legate all’animazione e al cinema.
L’Accademia fa parte di un polo della competitività, che mette in relazione la dimensione della ricerca legata all’Accademia ad una vocazione più economica legata alle società di produzione cinematografica e alla case editrici, che lavorano davvero in stretta partnership con noi. Così gli studenti possono frequentare stage in ambienti altamente professionali, diventa per loro anche più facile trovare un lavoro in questo settore: se si è dentro un contesto produttivo, uno studente che voglia fare fumetto o cinema d’animazione ha immediatamente dei contatti.
E’ fondamentale altresì lo spazio di ricerca e di libertà che lasciamo a tutti gli studenti, l’Accademia fornisce poi i mezzi per realizzare i loro progetti. Lo scopo della nostra struttura è permettere a ciascuno studente, attraverso la ricerca e la sperimentazione, di capire se stesso e trovare un suo modo di esprimersi, scegliendo anche le soluzioni migliori per valorizzare la propria creatività.

Molti studenti pensano però di arrivare Angoulême e dedicarsi solo al fumetto?
Il che non è possibile perché il fumetto è diventata un’arte transmediale, oggi connessa con diverse discipline come video, giochi, film. Per questo cerchiamo di offrire un ampio ventaglio di esperienze, uno studente non farà solo fumetto ma anche altre cose, non siamo una scuola di arti applicate e proprio per questo è fondamentale mantenere centrale il ruolo dell’interdisciplinarità, insieme alla ricerca e alla sperimentazione.

Mentre conversiamo con Fanny, ci raggiunge Stefano Regio, studente del corso di fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna, che ha appena concluso un periodo di studio ad Angoulême nell’ambito del Programma Erasmus.

E’ davvero così bella questa scuola?
Sono arrivato per il fumetto, ho trovato una grande libertà e la possibilità di fare esperienze anche al di là del fumetto. Mi sono ritrovato a fare animazione, un progetto editoriale di livello professionale, cosa che in Italia non avevo mai fatto.

Come sono le strutture accademiche?
Molto buone, ti portano a sperimentare tutto ciò che la scuola offre, ne puoi approfittare  davvero al massimo, soprattutto perché è un’Accademia molto più piccola di una italiana, quindi vengono meno tutte le difficoltà di gestione che ci sono in Italia.

Fanny precisa che l’École ospita tra Angoulême e Poitiers 271 studenti per 50 professori, con una squadra di professori quindi particolarmente nutrita rispetto al numero di studenti, così si può essere seguiti con molta attenzione e partecipazione.?Stefano riferisce la sua esperienza ad Angoulême, mentre la sede di Poitiers l’anno prossimo ospiterà la terza edizione de La Biennale “Figures de l’interactivité”, l’edizione precedente era dedicata ad investigare il rapporto tra memoria ed arti numeriche. La cosa importante è operare in stretta partnership con altre strutture, gli studenti sono invitati a partecipare a festival o a mostre, che non sono solo dell’Accademia, ma vengono promosse da istituzioni pubbliche, dove gli studenti si trovano subito in un contesto professionale.

Una curiosità, ma quanto costa questa Accademia?
Le tasse universitarie sono 350 euro all’anno, in Italia al momento paghiamo – ci dice Stefano – una retta annuale di 700 euro ma la sensazione è che verrà presto aumentata, ho letto una proposta di portarla anche a 1000 o 1100 euro.

Dove pensi di proseguire gli studi?
Dove continuare ancora non lo so. Mi piacerebbe molto tornare ad Angoulême, ho studiato e lavorato benissimo, però ho ancora un anno da passare a Bologna. La cosa però non mi dispiace assolutamente, Bologna resta una città incredibile, con un’Accademia veramente interessante, forse il difetto è di essere troppi studenti per un corso a numero chiuso come quello di fumetto.

Per concludere quali sono, Fanny, gli obiettivi futuri dell’École?
Stiamo sviluppando legami più saldi con gli Stati Uniti e la Cina, secondo una politica promossa dalla nuova direzione. Vorremmo rendere poi obbligatorio l’Erasmus in modo che tutti gli studenti del quarto anno partano almeno per qualche mese all’estero, perché riteniamo sia fondamentale per la loro formazione.

A proposito della Cina, cosa ti ha colpito nella tua esperienza a Shanghai?
Per quello che riguarda l’arte contemporanea è interessante vedere questo grande movimento della Cina verso l’Occidente, sono in una fase in cui hanno preso qualcosa da noi, senza però averlo ancora riempito di significato e reso proprio. In Cina i musei spuntano davvero come funghi, ma la Cina attualmente costruisce solo conchiglie vuote, i cinesi fanno delle cose che si chiamano “museo”, però dentro non c’è la cultura del museo, sono più simili a gallerie se volete, anche la loro gestione è privata.
Ma il fenomeno nel complesso suscita grande attenzione e contribuire nel prossimo futuro allo sviluppo dell’arte contemporanea in Cina è senz’altro stimolante.

Lasciando Angoulême e Poitiers, torniamo in Italia con una domanda che ci accompagna: riusciremo ad essere anche noi della partita? Resta il timore che la risposta possa non superare gli auspici istituzionali e i proclami di partito in un Paese spesso incapace di fare sistema.

Approfondimenti:
EESI – École européenne supérieure de l’image ?European
School of Visual Arts ?
Angoulême & Poitiers
www.eesi.eu

La Biennale “Figures de l’interactivité”
www.figuresinteractives.com