Nel mese di maggio, al Salone del Libro 2011 di Torino e a Bologna dove si è svolto Farenheit 451 – Festival Popolare per l’Editoria Digitale, si è discusso approfonditamente dell’attuale situazione dell’e-book in Italia.
La necessità di tirare periodicamente le somme e comprendere “a che punto siamo” riguardo all’editoria digitale sta diventando impellente, e non si fa in tempo a fornire una panoramica esauriente che già nasce un nuovo aspetto da approfondire.
L’e-book, oggetto ormai sulla bocca di tutti ma nelle mani ancora di pochi, può essere attualmente considerato la massima espressione della mutevolezza dell’editoria digitale.
Umberto Eco, in un’intervista recentemente rilasciata, afferma che “È uno sport molto italiano quello di interrogarsi ad ogni stagione se chiuderà la Feltrinelli, se è morto il romanzo, se il libro sarà superato dall’e-book, se i giovani non leggeranno più. Ho 78 anni, ho iniziato a leggere che ne avevo sei, quindi sono 72 anni che mi trovo di fronte a simili quesiti sul futuro”, e forse, ci rassicura un po’. Riusciremo a tenere sotto controllo il successore dell’amatissimo e profumato libro di carta?
Si è provato a rispondere nel corso dei convegni e delle tavole rotonde tenutisi al Salone del Libro di Torino e al Festival Fahrenheit di Bologna, durante i quali sono intervenuti alcuni tra i maggiori esperti del settore. Al laboratorio Crash di Bologna, organizzatore del Festival Fahrenheit, è emerso come “l’oggetto e-book” si trascina dietro una serie di conseguenze che portano a riflettere sul “luogo libreria”: in un mondo dove i libri di carta spariscono, spariranno anche le librerie, e con esse tutto ciò che l’esistenza del loro luogo fisico rappresenta.
Quindi, se da una parte l’entusiasmo riguardo all’e-book continua a crescere, dall’altro è chiaro che non si è ancora pronti a rinunciare ad un luogo di incontro, di scambio, di osservazione e di stimoli qual è ancora al giorno d’oggi la libreria. Il libro non è solo il contenuto, ma anche il contenitore. Eppure, i vantaggi universalmente riconosciuti dell’e-book – nel quale il contenuto da leggere non cambia – sono proprio relativi all’ “oggetto contenitore”: è comodo, maneggevole, risolve il problema del peso in viaggio.

Dai dibattiti del Festival Fahrenheit emerge quanto buona parte del turbamento relativo al commercio dell’e-book sia connesso all’immaterialità del bene trattato: siamo già pronti ad affermare che un libro non è più solo un “oggetto libro” ma è il contenuto che si legge? E se la risposta è sì, siamo pronti a decretare la fine delle librerie regno del commercio cartaceo? Seppur con la consapevolezza che sia un processo per giungere al quale ci vorranno decenni, è già di questo che si è pronti a parlare, e anche al Salone del Libro di Torino arrivano notizie e stimoli che portano a riflettere in questa direzione.
Durante i cicli di convegni si è osservato come dalle analisi di mercato risulta evidente che chi si approccia al mercato dell’e-book è già un assiduo lettore di libri di carta, magari in parte convertito all’acquisto sui maggiori store online.
Che l’ostacolo nell’acquisto di un e-book sia il prezzo? Il fatto è che il lettore, trovandosi appunto di fronte ad un “bene immateriale” ha l’immediata percezione che un e-book debba costare di meno rispetto al libro tradizionale. Ma a rigor di logica, se il contenuto non cambia, perché il prezzo dovrebbe cambiare?
È poi da considerare che le case editrici, a maggior ragione quelle il cui nome è anche a capo di catene di librerie attive su tutto il territorio nazionale, sanno che l’oggetto e-book non è ancora per tutte le tasche. Quindi chi lo compra, può e vuole spendere in libri, perché come già analizzato, la maggior parte dei lettori di libri digitali lo è anche di libri cartacei.
Le perplessità scendono quindi a compromessi con la comodità, e di questo i lettori se ne sono già accorti – privilegiando spesso la seconda rispetto alla prima –  e con loro anche la biblioteca digitale Media Library Online, che ha recentemente lanciato la possibilità di noleggiare gli e-book per un lasso di tempo a scelta dopo il quale si cancellano automaticamente, proponendo questa possibilità anche alle biblioteche.
Bisogna scendere a compromessi, questo emerge con sicurezza in seguito al Salone del Libro e al Festival Fahrenheit, e il simbolo di questo compromesso è stato pubblicizzato proprio al Salone di Torino: è la boccetta che contiene profumo di cellulosa, che il lettore di e-book può utilizzare per colmare la nostalgia della carta.
Ha ragione Umberto Eco, nel suo affermare che attualmente si ha una vera e propria “necessità culturale” di mettere in discussione l’intero mondo del libro, ma c’è una cosa che non va messa in discussione: leggere.
Perché come scriveva Ray Bradbury nel suo Fahrenheit 451, i libri «rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive.» Quindi, preoccupiamoci pure del futuro dell’e-book e del libro di carta, perché bisogna conoscere sempre in che direzione si sta andando.
Ma nel frattempo, leggiamo.

Approfondimenti:
www.salonelibro.it
www.labcrash.org/2011/04/fahrenheit-451-il-futuro-del-libro