È stato presentato la scorsa settimana all’Università Luiss di Roma il “Rapporto 2010. Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia”. Giunto alla sua terza edizione il Report, realizzato dalla FEdS (Fondazione Ente dello Spettacolo) in collaborazione con Cinecittà Luce e il sostegno della DG Cinema del MiBAC, presenta un’analisi complessa e approfondita sul settore cinematografico italiano fornendo uno sguardo d’insieme utile a capire le direzioni intraprese dal comparto e le manovre future necessarie per un ulteriore sviluppo.
Il rapporto, consultabile in versione integrale sul sito www.cineconomy.it, snoda in sei capitoli i principali punti che caratterizzano l’industria cinematografica italiana: una panoramica generale, gli investimenti stanziati, l’attività produttiva, la mappatura delle aziende, le risorse e il mercato del lavoro.
Ne emerge un’industria vitale che, nonostante le difficoltà incontrate negli ultimi anni, riesce a consegnare al pubblico prodotti di qualità e in quantità considerevoli: basti pensare che nel 2010 141 sono stati i film prodotti in Italia, uno dei traguardi più elevati degli ultimi trent’anni, molti dei quali possibili soprattutto grazie agli investimenti privati che hanno rappresentato, sempre nel 2010, oltre il 65% delle risorse totali.
I finanziamenti pubblici, ridotti drasticamente negli anni, vengono interpretati sia come criticità da affrontare, in quanto opere prime e seconde hanno assoluto bisogno del sostentamento statale nelle loro fasi iniziali, sia come opportunità per ridurre l’assistenzialismo proponendo misure alternative, rappresentate da tax credit e tax shelter.
Un punto fondamentale sollevato dal rapporto è quello riguardante la digitalizzazione delle sale cinematografiche: l’Italia ha infatti l’onere di tenere il passo degli altri paesi europei, arrivando nel 2012 a digitalizzare circa la metà delle sue sale cinematografiche con una conseguente distribuzione a livello europeo che avverrà esclusivamente con film in digitale piuttosto che con le meno convenienti (a quella data) pellicole in 35 millimetri.
Contraccolpo derivante sarà la mancata competitività e l’abbassamento ulteriore della redditività degli impianti minori periferici: se gli esercizi minori, compresi i circuiti d’essai e d’ambito parrocchiale, non rendessero digitali le loro sale, si troverebbero infatti alle prese con un mercato distributivo parallelo, privo dei titoli di nuova produzione in formato digitale (cioè su hard disk e cd) e limitato alle vecchie opere in celluloide, il cui mantenimento comporterebbe a quel punto un’assai probabile lievitazione dei costi logistici e delle tariffe di noleggio.
Altro nodo cruciale è rappresentato dalla frammentazione delle aziende che operano nel comparto: il 42,6% delle imprese di produzione sono di piccole e medie dimensioni e hanno un fatturato che varia dai 5 ai 250mila euro, mentre solo l’1,9% supera i 5 milioni e lo 0,2% i 50 milioni. Pur contribuendo ad una diversificazione dell’offerta e ad una mole cospicua di creatività, le dimensioni ridotte di queste imprese non consentono uno sviluppo regolare della forza lavoro. Nel 2010, infatti, solo il 21% degli operatori del settore cinematografico hanno beneficiato di un contratto a tempo indeterminato: per tutti gli altri, vigono rapporti di collaborazione o forme contrattuali a breve termine che minano di fatto la stabilità, anche in termini di risorse umane, dell’industria in toto.
Novità introdotta nel 2010 dal comparto cinematografico è l’interazione con il turismo, attraverso la creazione di parchi a tema volti a diversificare le strategie di marketing, come il Rainbow MagicLand di Valmontone, costato quasi 300 milioni e attivo dal 26 maggio o il futuro Cinecittà World negli ex Dino Studios di Roma, che Cinecittà Studios, con un budget di progetto prossimo a 500 milioni di euro, intende rendere operativo almeno in parte entro il 2012.
Apulia Film Commission ha inoltre inaugurato i Cineporto di Bari e Lecce mentre a Milano prosegue la conversione dell’ex Manifattura Tabacchi nel nuovo polo cinematografico della città; contestualmente stanno nascendo nuovi centri di produzione e teatri di posa nelle aree industriali di Termini Imerese e Bagnoli.
Un’industria cinematografica quindi, che pare abbia reagito bene agli stravolgimenti degli ultimi anni, sia a livello gestionale ma anche a livello tecnologico, ma sulla quale pende ancora una grande incognita dovuta alla risposta della popolazione a lungo termine e alla crescita della concorrenza sleale rappresentata dallo streaming online e dai download illegali di cui si aspettano azioni legali condivise a livello europeo.