Dopo l’accordo tra il MiBAC e l’imprenditore Diego Della Valle (proprietario del marchio Tod’s) per il restauro del Colosseo, anche a Pompei, dopo la presentazione del piano di recupero dell’area archeologica, sembra affacciarsi l’ipotesi di un mecenate privato in grado di fronteggiare i costi per il recupero degli spazi.
Dal crollo della Domus dei Gladiatori ad oggi, l’area archeologica campana è stata oggetto di una mappatura approfondita da parte delle facoltà di architettura dell’Università di Genova e del Politecnico di Milano, che avevano già portato avanti un lavoro analogo per l’anfiteatro Flavio, a seguito del quale è stato approvato, la scorsa settimana, un piano di intervento. Nel piano, si dichiara, verranno utilizzati 85 milioni di euro in partenza ed altri 10 successivamente, tutti provenienti da fondi europei Poin, da destinare a indagini e rilievi idrogeologici.
Altri 105 milioni di euro arriveranno invece dai fondi Fas Campania e saranno destinati al programma straordinario, a cui si aggiungono i proventi realizzati dalla vendita dei biglietti nella soprintendenza di Napoli e Pompei. Ma, per il recupero dell’area archeologica più vasta d’Italia, non sono abbastanza.
Affinché Pompei possa tornare allo splendore antico serviranno infatti molti più fondi reperibili, a quanto sembra, solo da investitori privati.
Si tenterà dunque la strada intrapresa dalla capitale per l’assegnazione dei lavori di restauro al Colosseo: dopo la pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale del 4 agosto 2010, 19 erano state all’epoca le imprese interessate all’investimento sull’Anfiteatro Flavio. Di queste, però, nessuna rispettava i requisiti previsti, tanto che alla fine si optò per la trattativa privata nella quale si fece avanti, con un importo di 25 milioni di euro, il marchio Tod’s di Della Valle.
L’accordo finale, che verrà formalmente presentato in tutti suoi dettagli questo pomeriggio (mercoledi 22 giugno), prevede lo sfruttamento del logo del Colosseo da parte di Tod’s per 15 anni, senza alcuna limitazione territoriale (in Italia e all’estero), accessi privilegiati al Colosseo per l’imprenditore e per altri gruppi di persone a lui afferenti e campagne di comunicazione che possono essere girate all’interno del monumento, riferite in ogni caso allo stato di avanzamento dei lavori e degli interventi. Non sono previsti cartelloni pubblicitari da affiggere sul monumento ma solo totem, di circa 2 metri, recanti il marchio dell’azienda.
Di contro, Della Valle si impegna a stanziare 25 milioni di euro ripartiti in più tranche e spalmabili in 5 anni: i restauri iniziali prevedono infatti il rifacimento del prospetto settentrionale (circa 5 milioni di euro), per poi passare a quello meridionale (circa 2 milioni euro). Seguiranno le chiusure dei fornici (archi) del primo ordine con cancellate (circa 1,6 milioni di euro), il restauro degli Ambulacri, i corridoi, (circa 7 milioni di euro), il consolidamento degli Ipogei (circa 4,5 milioni di euro) e la costruzione del Centro Servizi (2.500 euro al metro quadrato).
Calcolando che l’azienda potrà godere di privilegi finanziari concessi agli investitori culturali, risparmiando circa il 34% dell’intera spesa (8,5 miliardi), Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno fatto notare come il marchio Tod’s, versando alla Sovrintendenza 3,3 milioni l’anno, non solo  rafforzi la sua immagine imprenditoriale, ma addirittura vada a risparmiare sui costi della comunicazione, per cui nel solo 2009 aveva speso ben 200 mila euro in più (3,5 milioni di euro).
Entusiasta dell’affare, Della Valle ha inoltre dichiarato di voler lanciare un più esteso “Progetto Italia” che, grazie all’intervento di altri imprenditori, possa prevedere il sostegno economico ai beni culturali del nostro paese, aiutando lo Stato nelle spese e le imprese ad impegnarsi nel mecenatismo culturale.
Se gestito con oculatezza e con la supervisione pubblica sui privati, il mecenatismo culturale rappresenterebbe di certo un’opportunità preziosa per le aziende, per lo Stato e, di conseguenza, per i cittadini. Il voler replicare a Pompei l’esperienza di Roma, ancora senza alcuna garanzia certa di successo, appare quindi, più che altro, come la possibilità di scelta concessa a chi non sembra avere molta altra scelta…