Il 24 e 25 giugno, presso l’Auditorium Parco della Musica, in Viale Pietro de Coubertin 30 a Roma, si terrà un grande evento di due giorni interamente dedicati all’industria, agli operatori e alle istituzioni culturali, un settore di grande impatto sociale ed economico, ma più a rischio nelle situazioni di crisi.
Madel Crasta ha sintetizzato il pensiero di chi vive di cultura con tutta l’emotività che il momento richiede: “Pensare il lavoro culturale in un periodo così tormentato della nostra storia evoca fatica e incertezza, smarrimento e rabbia, ma insieme anche tanta tenacia e immutata attrazione verso i contenuti che viaggiano attraverso i media, gli oggetti della memoria, i libri in tutti i possibili formati. Tanti diversi mestieri e ruoli nella società confluiscono nel tessere quella trama di conoscenza che tiene ancora insieme il paese connettendo le sue istituzioni, la sua industria culturale, le idee e la loro diffusione: senza tutto questo non ci sarebbe la spina dorsale del paese e anche la crescita del PIL ne risentirebbe. Ci si affanna a ripeterlo di fronte agli inesorabili tagli che desertificano il paesaggio culturale, ma le tante grida di dolore trovano un momentaneo ascolto solo quando sono molto alte e, quindi, ingombranti mentre l’incombente grande manovra finanziaria per il pareggio del debito pubblico minaccia di radere al suolo quello che resta. Dato che chi lavora nella produzione culturale non si trasferisce facilmente ad altri settori economicamente più solidi, si potrebbe provare ad entrare veramente in empatia con il nostro mondo e a capire chi siamo, cosa produciamo, per chi”.
“Vivere di Cultura. Le Giornate del lavoro Culturale” è curato dal BAICR Sistema Cultura, consorzio non profit costituito nel 1991 tra cinque istituti culturali italiani: Istituto della Enciclopedia Italiana, Istituto Luigi Sturzo, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Società Geografica Italiana e Fondazione Istituto Gramsci. BAICR Sistema Cultura ha lo scopo di contribuire alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano attraverso metodologie innovative, logiche di comunicazione e creazione di ambienti digitali.
“Vivere di Cultura. Le Giornate del lavoro Culturale”, che ha il sostegno della Regione Lazio, Provincia di Roma e Comune di Roma, è sostenuto inoltre da CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Assorestauro, Fondazione Unipolis e Camera di Commercio di Roma. Ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e l’adesione di AIB – Associazione Italiana Biblioteche, AICI – Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane, AIE – Associazione Italiana Editori, ALI – Associazione Librai Italiani, AEC – Associazione per l’Economia della Cultura, CRIC – Coordinamento Riviste Italiane di Cultura, ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana, Federculture e Federalberghi.
“Vivere di Cultura. Le Giornate del lavoro Culturale” rappresenta un appuntamento nuovo, nel tema e nel taglio, in cui attori pubblici e privati si confronteranno per raccontare il loro lavoro, metterne a fuoco i punti critici, individuare strategie comuni e discutere sui possibili modelli di business dell’industria culturale contemporanea. Un momento di riflessione condivisa e di spettacolo, un punto d’incontro tra soggetti di diversa provenienza e tra istituzioni che agiscono nella realtà culturale. Tanti i protagonisti di queste Giornate : rappresentanti delle istituzioni, degli istituti culturali e delle associazioni, operatori culturali, imprenditori della cultura, insegnanti, docenti universitari e giornalisti.
Molti i temi affrontati : venerdì 24 giugno saranno aperti dibattiti su “La città come fabbrica delle idee. Fare cultura a Roma”, “Per una mappa del lavoro culturale” e “Chi rappresenta il lavoro culturale?”, mentre sabato 25 giugno sarà l’occasione per discutere de “Il privato e le organizzazioni non profit nell’economia del patrimonio culturale”, “Lavorare con le idee: arti e saperi del patrimonio immateriale”, “Il peso del sapere. Cultura e politiche della sostenibilità” e “La convergenza dei media e l’industria culturale in Italia”.
La sera del 24 giugno è previsto uno spettacolo, con la regia di Alessio Pizzech, dal titolo “Vivere con la cultura” a cui parteciperanno, tra gli altri, Peppino Ortoleva, Clara Galante, Silvia Gallerano, Paolo Calabresi, Antonio Catania, Alberto Di Stasio, Francesco Pannofino, Karin Proia.
Diversi sono gli obiettivi delle Giornate. Diversi i pubblici cui sono rivolte. Richiamare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica su un aspetto e un settore essenziali, in particolare per le giovani generazioni, della vita lavorativa ed economica e su un insieme di attività che condizionano l’intera vita intellettuale del Paese.
Costruire momenti di confronto e cooperazione in funzione della crescita qualitativa ed economica del settore stesso. Collegare la riflessione sulle tendenze delle attività professionali e produttive, legate a settori come l’editoria, la formazione, la ricerca e l’audiovisivo, con le politiche attuali e future delle istituzioni pubbliche del nostro Paese.
Per dirla con Umberto Eco, se vogliamo parlare in termini economici di “consumi culturali”, cosa si intende per “cultura”. Di economia della cultura, di cultura per l’economia. Per risollevare il Paese. Per valorizzarlo. Chi lavora con la cultura, studia ogni giorno, si informa, cresce, si evolve, ricerca. Respira sempre aria nuova, vede il mondo con occhi diversi. E produce ricchezza. Insomma, anche in termini monetari e di influenza politica (non calcolo neppure il peso di dieci premi Nobel), con la cultura si mangia. Dice bene Eco quando afferma ” Certo che, se in quel poco non ci crediamo, abbiamo perso in partenza. Non si mangia con l’anoressia culturale”. Chi vive di cultura è una voce utile, fondamentale, spesso fuori dal coro ma con tante voci per la bellezza e la dignità della vita di tutti. Solo cosi il mondo della cultura potrà contribuire alla ricostruzione morale del Paese “Se vuoi costruire una nave – dice una frase attribuita ad Antoine de Saint – Exuspery – non radunare gli uomini per raccogliere il legno, distribuire i compiti e dare gli ordini, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”.

L’articolo è stato redatto con la collaborazione di Marianna Scibetta