Intervista a Marina Covi Celli, direttrice della galleria d’arte contemporanea Oredaria

Quando è stata fondata la galleria che Lei dirige?
La galleria OREDARIA nasce nell’autunno del 2003.

Segue una linea di ricerca specifica o la programmazione si muove su vari fronti d’indagine?
Trattandosi di uno spazio nato da una iniziativa assolutamente privata, la programmazione e la ricerca risentono dei miei gusti e delle mie inclinazioni.  All’inizio c’è stata una chiara volontà di dare una vetrina agli artisti italiani, in una città come Roma che, in quel momento sembrava più orientata a dare spazio alla creatività espressa all’estero, principalmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Molti degli artisti coinvolti nella programmazione hanno già un ‘curriculum’ affermato (Pistoletto, Zorio, Mochetti, Spalletti, …).  Sin dall’inizio di attività della galleria però, si è cercato di dare spazio anche ad artisti agli esordi, inizialmente con la rassegna ‘Energie’ curata da Laura Cherubini e più avanti con la costruzione di rapporti diretti con artisti giovani italiani e stranieri (Arthur Duff, Esther Stocker, Gilad Efrat, Roberto De Paolis, Donatella Spaziani, Diamante Faraldo….)

Come s’inserisce l’attività della galleria all’interno del sistema dell’arte territoriale e nazionale?
L’attività della galleria si articola in circa 5 mostre all’anno. Le mostre collettive talvolta vengono affidate a curatele esterne. Nel caso delle mostre personali, invece, si cerca di assecondare il più possibile la realizzazione di progetti specifici voluti dall’artista per il nostro spazio.
L’attività della galleria si rapporta con l’esterno potenziando al massimo ogni forma di collaborazione con spazi pubblici.  Collaboriamo spesso con strutture museali nella realizzazione dei loro programmi, oppure progettiamo direttamente con i nostri artisti eventi esterni alla galleria.
Un aspetto importante per noi è la memoria e la documentazione delle attività svolte che si concretizza nella produzione di cataloghi, libri e filmati.

Com’è il rapporto con i collezionisti?
Il rapporto con i collezionisti si attiva principalmente nelle fiere, che sono ormai il ‘luogo’ ufficiale del mercato. In galleria ci piace avere pubblici diversi: non solo collezionisti, ma studenti, giovani curatori, curiosi…

La galleria ha una sua collezione che viene incrementata in parallelo con l’attività espositiva?
Sì. La galleria, per quanto le è possibile, tesaurizza.

Vademecum per chi vuole intraprendere questa strada.
Il lavoro di gallerista, soprattutto oggi, non ha senso se non è motivato da grandissima passione, un po’ di irresponsabilità e tanta curiosità. Ritengo che il vero valore aggiunto sia il rapporto con gli artisti.

Progetti per il futuro
Resistere alla crisi. E poi attivare tante collaborazioni con altri soggetti, privati e non, per realizzare iniziative più complesse e magari meno temporanee.