Corona Save The beach è un’iniziativa lanciata dal noto marchio di birra messicana per promuovere progetti di sostenibilità ambientale, una proposta a lungo termine per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla salvaguardia delle spiagge.
Giunta ormai alla terza edizione, la sua mission è quella di preservare i litorali d’Europa in pericolo, sensibilizzando le persone sulla quantità di rifiuti che le riempiono, rovinandole. Grazie al sito web dell’iniziativa, www.coronasavethebeach.org, gli utenti possono segnalare le spiagge degradate, candidarle e sostenerle.
Giocattoli usati, sacchetti di plastica, resti del pic nic della domenica sono tutti indizi che rivelano il degrado di un litorale, basta documentarli con una foto o video ed allegarli alla candidatura. Ogni anno viene scelta una spiaggia europea destinata ad essere completamente ripulita grazie al voto della web community.
Quest’anno il primo premio è stato aggiudicato a Cala Paradiso di Augusta dove centinaia di volontari hanno raccolto ben tre tonnellate di rifiuti. La spiaggia siciliana è stata classificata ai primi posti tra le 600 spiagge più degradate d’Europa grazie alle continue denunce in merito alle pessime condizioni in cui si trovava, deturpata dall’incuria e dagli scarichi delle fogne. Lo scorso anno invece è stata scelta la spiaggia spagnola della Baia di Portman, da cui, in un solo giorno, sono state rimosse 5 tonnellate di rifiuti con l’aiuto di oltre 500 volontari, mentre nel 2009 è risultata vincitrice la romana Capocotta. Con l’ausilio di questo materiale di scarto recuperato sui litorali europei, “Corona save the beach” ha realizzato il primo hotel al mondo fatto interamente di spazzatura.
Esposto a gennaio per la prima volta a gennaio in piazza del Callao a Madrid, è un albergo costruito interamente con spazzatura, un’installazione artistica, opera del tedesco Ha Schult, noto per i suoi Trash People, un esercito di rottami formato da figure umane create con rifiuti. Lo scorso 3 giugno, questa particolare struttura ricettiva è stata inaugurata a Roma e posizionata davanti a Castel Sant’Angelo in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.
L’hotel, con cinque camere doppie e disponibilità per dieci ospiti, è stato realizzato con 12 tonnellate di rifiuti inorganici raccolti sulle spiagge di Francia, Belgio, Spagna e Italia. Il suo aspetto è sicuramente originale: le pareti sono decorate con fusti di plastica, infissi in legno, strumenti musicali rotti, calzini a righe, pneumatici e libri per bambini, in una confusione terrificante, ma al contempo affascinante.
Testimonial ufficiale dell’iniziativa “Corona Save The Beach”, è la top model danese Helena Christensen, che ha trascorso una notte in una delle cinque camere nella struttura. “Ho deciso di prendere parte a questo progetto – ha raccontato la Christensen – e di dormire nell’hotel fatto interamente di spazzatura perché esso è una sorta di spaventosa testimonianza di quanta spazzatura viene raccolta sulle spiagge”. Ha Schult, l’eclettico scultore che ha usato i rifiuti come materiale edilizio, ricorda che “l’importanza di questo progetto è racchiusa in ciò che l’hotel simboleggia, i danni che produciamo ai nostri mari e alle nostre coste. Internamente ed esternamente l’hotel non avrà un ‘look’ particolarmente glamour, non avrà né acqua né elettricità, e nessun confort. Questo hotel rispecchierà esattamente quello che potrà succedere se non prestiamo attenzione al nostro pianeta. Viviamo in un epoca di enorme produzione di rifiuti, produciamo tonnellate di spazzatura e questo è ciò in cui rischiamo di trasformarci”.
L’albergo costruito interamente con rifiuti ed il concorso sono le due anime della stessa iniziativa: se l’hotel serve a rendere presente il problema dei rifiuti, il progetto che vi sta dietro offre la possibilità di risolverlo segnalando le spiagge degradate. Un turismo più sostenibile dunque e, per il momento, anche qualche spiaggia europea più pulita.