Intervista a Federica Galloni, Direttrice Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio

Direttrice Galloni, la manovra finanziaria è l’argomento caldo di questo autunno, con molti sindaci sul piede di guerra per i tagli inferti alle amministrazioni locali. Che tipo di ripercussioni prevede che avranno questi provvedimenti di tipo economico sulle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico territoriale?
La valorizzazione è imprescindibile dal restauro conservativo e dalla manutenzione: non c’è valorizzazione senza interventi che possano mettere prima di tutto in sicurezza i siti aperti al pubblico tramite restauri. Vista l’esiguità degli stanziamenti, che sono sempre minori, la programmazione, sia ordinaria che straordinaria, è volta innanzitutto a mantenere in efficienza i beni culturali con maggiori necessità. Per quel che attiene la valorizzazione, la linea è quella di mantenere aperti i siti di eccellenza quali Villa d’Este, Villa Adriana, il Parco di Vulci. In accordo con Comune e Regione è bene creare accordi di co-governance che consentano di mantenere fruibili questi luoghi, capaci di attrarre un gran numero di turisti, creando un indotto economico che ci aiuta a reinvestire per il meglio.

Ritiene che esistano rimedi in grado di sopperire alle restrizioni sopraggiunte (vendita all’asta del brand “Valle dei Templi” proposta dal sindaco di Agrigento; bando per ricerca di sponsor privati indetto dal Comune di Firenze; vendita di gadget per reperire fondi volti al restauro di palazzi storici, come la “borsa con le logge” a Pisa) ?
Sono anni, a partire dal Giubileo, che abbiamo attivato delle gare di sponsorizzazione, mirate principalmente all’esposizione di messaggi pubblicitari, anche su beni culturali d’eccellenza ed ecclesiastici, d’accordo con le autorità competenti. Non avendo stanziamenti a disposizione, il cosiddetto restauro a costo zero ci ha consentito nel tempo di mantenere in efficienza alcuni beni culturali di rilevante interesse storico-artistico: pensiamo a Roma, che dall’anno giubilare ha cambiato volto. Anche la normativa, con il decreto legislativo 42/2004, consente l’esposizione pubblicitaria ai fini di introitare emolumenti che possano essere reinvestiti sul bene stesso, o su quelli che sono meno appetibili dal punto di vista commerciale. Da una decina di anni mettiamo in concorrenza gli operatori, proprio per cercare di trarre il meglio, garantendo massima trasparenza dal punto di vista amministrativo.
Per quel che riguarda la vendita del brand legato al bene culturale, la commercializzazione di gadget e l’affidamento in concessione di servizi aggiuntivi, non sono solo attività compatibili con la tutela, ma anche normate dal codice: purtroppo gli introiti che se ne ricavano sono sempre insufficienti a coprire interamente le spese di gestione. Un esempio noto a tutti: il complesso monumentale del Vittoriano a Roma spende mensilmente di energia elettrica circa 14 mila euro; le spese di funzionamento nel loro complesso fra pulizie, guardiania, utenze, ecc. ammontano nel loro complesso a € 600.000,00 l’anno e sono costi talmente alti da non poter essere coperti solo con sponsorizzazioni pubblicitarie, che nel caso di specie, trattandosi di monumento emblema dell’unità nazionale, non sono nemmeno consentiti. Non è nemmeno possibile allungare i tempi dell’esposizione pubblicitaria fino alla copertura dei costi relativi alle opere di recupero, in quanto sarebbero sottratti alla fruizione del turista e dei cittadini per troppo tempo: in questo senso abbiamo stilato protocolli d’intesa con i vari Enti affinché le esposizioni pubblicitarie non superino i 12/15 mesi.

Nelle ultime settimane ha fatto notizia il deturpamento della Fontana del Moro a Piazza Navona. Dal suo punto di vista, è giusta la posizione assunta dal ministro Galan, secondo cui sono necessarie nuove norme al riguardo? Quanto previsto dall’art. 635 del Codice Penale è sufficiente o richiede rafforzativi?
La linea del ministro Galan è pienamente condivisibile. Trovo che sia giunto il momento di adottare un atteggiamento volitivo, efficiente e forte rispetto a queste manifestazioni che poi producono danni gravissimi. La norma del codice penale è sicuramente efficace, ma soggiace a tutte le lungaggini dei procedimenti ben note e poi non ho mai visto nessuno fare un solo giorno di carcere per danni di questa natura. Si potrebbe allora abbinare all’art.635 del Codice Penale, l’applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla parte IV titolo I del codice, che arrivano a cifre consistenti. La norma c’è, può essere resa più severa, si tratta poi, però, di applicarla e di farlo in tempi reali, con punizioni esemplari che scoraggino comportamenti emulativi.

Cosa pensa delle proteste indette dagli archeologi impegnati nei siti dell’Appia Antica, del Parco di Veio e di Ostia Antica, per il taglio dei rimborsi volti a coprire le spese di viaggio?
Il problema purtroppo non è solamente degli archeologi, ma di tutti i funzionari, architetti, storici dell’arte che operano sul territorio nazionale. La tutela è attività istituzionalmente precipua della nostra amministrazione: il fatto di poter controllare de visu l’andamento dei lavori di un cantiere di restauro o di scavi archeologici è una necessità, come pure è altrettanto importante l’attività di ricognizione delle emergenze presenti sul territorio al fine effettuare una programmazione ragionata degli interventi.
Non è sempre possibile l’uso del mezzo pubblico per raggiungere siti anche isolati e distanti dai nuclei urbani abitati e quindi serviti dai trasporti. So che al livello centrale, l’amministrazione sta preparando una risposta alla recente disposizione che ha sancito quanto sopra.

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha annunciato l’avvio dei lavori per la creazione del sottopassaggio nella zona dell’Ara Pacis. Come giudica questo intervento? Ritiene che a livello urbanistico sia una scelta giusta? E sul piano economico?
La nostra competenza si limita alla verifica di compatibilità dell’intervento sotto il profilo paesaggistico e monumentale. La verifica sul piano economico spetta al Comune di Roma, il quale ha in questo caso adottato la procedura del project-financing. Per quel che attiene la compatibilità, posso dire che la zona è stata già fortemente compromessa con gli interventi eseguiti in passato per gli argini del Tevere ed è stata poi interamente scavata per l’edificazione della teca di Meyer: per questi motivi, sotto il profilo strettamente conservativo è un intervento compatibile. Fermo restando che nel parere finale inseriremo come prescrizione cogente la salvaguardia delle alberature, mi risulta che, grazie a nuove tecnologie francesi, è possibile rimuover le alberature e poi piantumarle nuovamente, senza subire danni. In questo modo la città guadagnerebbe un’isola pedonale verde di circa quattro ettari.
L’altra prescrizione riguarderà la presentazione e condivisione del progetto esecutivo della passeggiata verde che ancora il Comune non ci ha presentato.

Per il ruolo che ricopre, non sono mancate critiche riguardo al suo operato. Come reagisce a questi giudizi negativi?
Chi fa è sempre soggetto a critiche. Vengo da una lunga gavetta di servizio nell’amministrazione dei beni culturali: prima come funzionario, dal 2006 al 2010 come sovrintendente, ed oggi come Direttore Regionale. Conosco bene il territorio, le sue criticità, le sue possibilità di sviluppo, reputo il mio atteggiamento sereno e onesto intellettualmente; spesso vengo giudicata eccessivamente  rigida, ma sono e rimango convinta che la salvaguardia del territorio possa essere coniugata con uno sviluppo sostenibile.
Il fatto di aver vincolato circa 5.400 ettari di agro romano è stato un’operazione importante, il primo vincolo in Italia ai sensi dell’art. 138 comma 3 del Codice, quello che riserva la facoltà al Ministro dei Beni ed Attività Culturali di imporre vincoli al di fuori della copianificazione paesaggistica. Dopo quest’atto d’imperio, è stato possibile riaprire un tavolo di copianificazione con la Regione Lazio mai avviato in fase di adozione del PTPR e, dopo un lavoro congiunto di un anno e mezzo con il Comune di Roma Capitale, abbiamo siglato alla fine di luglio un accordo che potrà condurre Ministero e Regione ad un’intesa ai sensi dell’art 145 del codice. Anche con il Comune di Roma Capitale abbiamo siglato protocolli ed accordi che regolarizzano le occupazioni di suolo pubblico per manifestazioni ed eventi culturali, coniugando anche in questo caso l’uso pubblico ed il rispetto degli spazi storici.
Certo nulla è indolore e non si riesce mai a far sì che tutti siano contenti, soprattutto quando gli interessi da tutelare sono molto distanti. Le mie decisioni si fondano tuttavia su un’esperienza tecnica venticinquennale e, nonostante tutto, vado avanti serenamente, vedendo dai più riconosciuta la bontà e l’onestà del mio operato.

Per quel che riguarda il tema di Tivoli, con le gare dei servizi aggiuntivi, sarebbe interessante conoscere il suo punto di vista al riguardo.
La finalità di affidare a terzi con procedure di evidenza pubblica i servizi aggiuntivi, è non solo necessaria, ma inevitabile, perché il ministero non ha la possibilità di gestire in proprio, con il personale di cui dispone, tutti i siti aperti alla pubblica fruizione. Le procedure pubbliche di individuazione del contraente ci consentono da un lato di mettere in concorrenza gli operatori, dall’altro di mantenere il controllo tecnico scientifico sui contenuti culturali.

Può delineare un bilancio dell’attività svolta fin’ora dalla sua direzione? Quali i progetti che intende invece realizzare nel prossimo futuro?
Le idee sono molte, vista però l’esiguità degli stanziamenti, cerchiamo di focalizzare gli sforzi sugli obiettivi che riteniamo vincenti ai fini della valorizzazione del territorio, intesa come promozione della cultura. Fatte salve le emergenze, sarebbe a mio avviso controproducente parcellizzare e polverizzare i fondi impegnandoli su interventi a pioggia.
L’ultimo evento in ordine di tempo ha riconsegnato alla visita del pubblico una prima parte dei restauri del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, che si inserisce nel quadro della valorizzazione e della messa a sistema del polo tiburtino come polo culturale alternativo a quello romano.
Al riguardo c’è un progetto in itinere con la Regione Lazio per la creazione di pacchetti turistici per i turisti che sbarcano con le navi da crociera al porto di Civitavecchia: chi già ha visto Roma, potrebbe ad esempio visitare, con la previsione di un pernottamento a Tivoli, Villa Adriana, d’Este e Gregoriana, e il Santuario di Ercole Vincitore.
Altro polo culturale di grande rilevanza è il Parco di Vulci o il sito archeologico di Lucus Feroniae: per gli stessi motivi già detti, compatibilmente con le risorse disponibili, metteremo a sistema alcuni dei siti archeologici creando delle attrattive tematiche; il patrimonio è talmente vasto ed eterogeneo che, a mio avviso, anche culturalmente, non è opportuno fare una miscellanea, ma è preferibile creare dei settori di visita specialistica alternativi.
Un’altra idea, davvero ancora in mente dei, è quella di istituire un circuito di visita delle abbazie laziali (Farfa, Casa Mari, Trisulti, Palestrina): si potrebbe, anche in questo caso, far nascere un circuito di eccellenza. Come vede le idee non ci mancano!