Napoli, così come il resto d’Italia (e non solo) è in crisi, questo si è capito. Alla crisi economica nazionale e internazionale si sommano problematiche locali e, purtroppo, endemiche. Ma se proviamo ad osservare la città dal punto di vista turistico – culturale è pur sempre una delle città più affascinanti d’Italia e magica. E’ la città dove gli antichi splendori architettonici, la storica ricchezza culturale, le straordinarie bellezze naturali si smarriscono in mille luoghi comuni leggendari, fatti di pizza, mandolini e cartoline del Vesuvio. Chi è a Napoli, perché ci vive o per altro, non riesce ad essere obiettivo e a dare un giudizio sereno: camminando per la città si viene travolti da un vortice di emozioni, di visioni, di suoni, di odori che difficilmente si dimenticano. Tutto, inevitabilmente, sfugge al razionale e diventa astratto.
L’economia di un paese ha però logiche più lucide e non risponde alle sensazioni ma ai pragmatismi. E’ qui il punto della questione: convogliare mille e mille risorse culturali e paesaggistiche in un forte rilancio economico e sociale del territorio.
Sarà anche a causa delle innumerevoli fonti di emozioni che i (pochi) turisti che si affacciano nella capitale del Sud e nel suo hinterland, difficilmente entrano in uno dei musei napoletani.
Allargando lo sguardo al più vasto territorio provinciale o addirittura regionale, si scopre il turismo “mordi e fuggi” e “da gita giornaliera” oltre alla “vocazione scolastica” dei siti di indescrivibile bellezza e fascino storico culturale, come le aree archeologiche vesuviane o la Reggia di Caserta. I tentativi di deviare questo trend e di rilanciare le aree sotto valorizzate, inserendole in circuiti di visite internazionali, sono all’ordine del giorno tra innumerevoli difficoltà delle amministrazioni deputate alla gestione .
Rimanendo nell’ambito cittadino, i musei napoletani hanno caratteristiche molto diverse tra loro sotto alcuni punti di vista; oltre alla diversità di contenuti storici, riconducibili anche alle diverse epoche di riferimento, è molto marcata l’articolazione delle varie ubicazioni in seno alla città. Tuttavia, il Museo di Capodimonte , il Palazzo Reale, il Museo di San Martino sono, al tempo stesso, collegati da una importante tradizione storica riferibile alla dominazione dei Reali di Borbone. Un’altra caratteristica comune a molti dei musei partenopei è la presenza di parchi e giardini; attualmente, in una città dalla forte densità abitativa, diventa di notevolme importanza per i cittadini disporre di aree verdi, polmoni della città. Ad esempio, il Museo Duca di Martina è situato all’interno della Villa Floridiana, nel quartiere Vomero; il Museo di Capodimonte ha intorno a sé il Parco di Capodimonte, dove si è soliti incontrare un elevatissimo numero di “runner” cittadini; il Palazzo Reale ha dei piccoli, ma suggestivi giardini che gli fanno da contorno; il Museo Pignatelli ha dinanzi a sé la Villa che prende lo stesso nome del Museo dove solitamente tantissime scuole effettuano visite didattiche e visite spettacolo proprio con l’intento di utilizzare il parco come luogo di gioco e apprendimento.
I problemi di questa crisi sono molteplici, ma, agli occhi di molti esperti del settori, risolvibili con lungimirante ottica prospettica. La crisi economica e la crisi turistica in generale fanno la loro parte, ma nei musei napoletani vi è una assoluta mancanza di attrattive artistiche, musicali, teatrali, cinematografiche; si potrebbe lavorare ad innumerevoli iniziative per il recupero del bene pubblico (siano essi Parchi, Ville, Musei) e per rendere partecipi i napoletani della straordinaria unicità dei beni culturali che hanno lì, “alla porta affianco”. Il recupero che va attuato, soprattutto sotto il profilo turistico – culturale, incentivando le visite ai luoghi d’arte con mostre, rassegne e percorsi a tema, sfrutta anche il particolare interesse dimostrato dal pubblico e dalla cittadinanza per le aree a giardino e per i parchi.
Napoli potrebbe, grazie proprio al connubio tra le aree verdi e le ville e la straordinaria forza culturale di tutti i Musei, i Palazzi storici, le Chiese, ritrovare la sua forza, la sua verve ed i suoi turisti.
Ora poi, in questo periodo pre-natalizio, la straordinaria vitalità e unicità di Via San Gregorio Armeno, anche detta “La Via dei Presepi”, attrae un gran numero di appassionati e di curiosi e non bisogna “sprecare” la scia di positività che verrà da tutto ciò. Il fascino dell’intera città e tutti i napoletani che hanno a cuore la propria terra aspettano iniziative pubbliche, ma si mettono anche in gioco attraverso iniziative anche private che siano tese alla definitiva promozione di Napoli nella categoria delle città d’arte.
Il rilancio di Napoli passa soprattutto da qui: dalla buona riuscita di una serie di iniziative di valorizzazione, attraverso cui Napoli ritrovi i visitatori dei musei e ritrovi gli appassionati del vero e proprio museo “a cielo aperto”.