Intervista con Sergio Schena, Segretario Generale della Fondazione di Sviluppo Locale

Dopo la Vallecamonica e l’Oltrepò Mantovano, l’indagine sui Distretti Culturali in Lombardia promossi da Fondazione Cariplo, prosegue con la Valtellina. Abbiamo incontrato il Dott. Sergio Schena, Segretario Generale della Fondazione Sviluppo Locale, ente che coordina il progetto sul territorio, che ha descritto le peculiarità di questa valle e le azioni attivate nell’ottica della costruzione di sinergia fra i beni paesaggistici in primis e culturali con le attività produttive del territorio.
Il dialogo fra la valorizzazione del paesaggio e ambienti naturali e fra la valorizzazione degli insediamenti storici della media valle e della tradizione legata alle produzioni locali agroalimentari, è la via che il Distretto vuole perseguire per stimolare una nuova consapevolezza del patrimonio culturale locale, non solo tangibile, grazie al quale favorire un nuovo sviluppo sociale a lungo periodo.

Dott. Schena, la vostra mission è “creare sinergia tra paesaggio, tradizione e identità locale con tre obiettivi: qualificare la produzione enogastronomica; sviluppare la conoscenza del patrimonio artistico e valorizzare i terrazzamenti e il paesaggio”. Come state riuscendo a trasformare una mission in un progetto concreto?
Vogliamo restituire alla cultura lo storico ruolo di interprete creativo del rapporto tra la comunità e il suo territorio. Siamo stati motivati dalla voglia di innovazione, grazie anche agli stimoli che la Fondazione Cariplo ci ha dato a disposizione.
Il nostro territorio è ricco di realtà produttive legate all’industria agroalimentare, che attirano turismo, anche per l’attrattività del paesaggio circostante.
La valorizzazione degli insediamenti storici della media valle, del patrimonio artistico e delle tradizioni produttive nel settore agroalimentare, che hanno modellato il paesaggio sono un’eredità da conoscere e una piattaforma per ispirare solide strategie di sviluppo sostenibile del territorio di lungo periodo, non solo in termini economici, ma soprattutto sociali.
Mettere in dialogo le risorse tangibili che fanno parte della nostra identità locale, come i beni culturali, con i beni immateriali presenti, quali il paesaggio e le tradizioni locali, nelle quali rientrano anche le attività produttive più tipiche, per stimolare il nostro territorio portando innovazione e valorizzando le nostre qualità con un pubblico più ampio, è il senso dell’investimento che stiamo portando avanti.
Il progetto del Distretto culturale ha un valore complessivo di circa 8 milioni di Euro, di cui circa 3 milioni e cinquecento sono erogati da Fondazione Cariplo, mentre i rimanenti provengono da enti pubblici e privati attivati intorno a questo progetto. 
L’attività, approvata solo a Luglio del 2011, si estende su un ampio territorio e coinvolge ben 65 Comuni – dall’Alta Valle al morbegnese – ed è strutturata in base a 12 azioni, ovvero linee di intervento che costituiscono gli assi portanti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. L’orizzonte temporale entro il quale concretizzare queste azioni è Luglio 2014.
Il progetto principale è quello riguardante la valorizzazione del paesaggio e dei terrazzamenti del versante retico, che punta alla creazione di un unico percorso ciclopedonale, di circa 65 km, che va a completare e integrare un percorso già esistente per un totale di circa 150 km, su una zona a mezza quota, attraverso le aree terrazzate della sponda retica collegando gli edifici storico-artistici, civili (cantine rurali e agriturismi) e religiosi di notevole pregio e interesse.
Abbiamo aperto un Bando per selezionare la miglior proposta progettuale, un concorso di idee per progettare i 65 km di pista, proponendoci con trasparenza e con l’intenzione di coinvolgere il territorio, per stabilire fin da subito un rapporto interattivo e di sistema. La  partecipazione è stata attiva e ha richiamato l’attenzione di tante energie progettuali locali, permettendo anche al Distretto di presentarsi.
Il Bando di concorso ha visto l’adesione di oltre 120 professionisti, raccolti in 12 gruppi, ma su tutti il team guidato dall’architetto Andrea Boschetti di Milano ha meglio tradotto le nostre aspettative.
Come azione di intervento sui beni materiali, nell’ottica della valorizzazione e restituzione del patrimonio al territorio, sarà l’intervento su Castel Masegra a Sondrio, con l’avvio di scavi archeologici e la definizione di un nuovo percorso di fruizione. Mentre il Chiostro di Sant’Antonio a Morbegno ben rappresenta la sinergia che vogliamo raggiungere nel Distretto, fra beni culturali e attività produttive: vogliamo infatti realizzare uno spazio adibito alla ricettività e all’esposizione e degustazione di prodotti enogastronomici, in risposta alla carenza di strutture ricettive di qualità. Il Chiostro costituirebbe infatti una tappa di percorrenza de Sentiero della Valtellina e punto di interesse lungo il percorso ciclopedonale del versante retico.
A seguire il Parco/museo dell’acqua in Alta Valtellina, all’interno e nell’intorno della centrale idroelettrica Rasin, dove vogliamo sviluppare percorsi esperienziali per scoprire l’importanza dell’acqua nella nostra economica locale, col supporto di attività educative rivolte alle scuole.
Un altro filone di azione, si struttura intorno alla valorizzazione dei Beni immateriali, intesi come il bagaglio di conoscenze, competenze e professionalità che caratterizzano il nostro territorio, con l’intento educativo di svilupparne maggiore consapevolezza. Tre sono le linee strategiche di intervento: allievi, insegnanti e tecnici professionisti. Abbiamo dunque immaginato un programma di definizione della “buona pratica” degli interventi di restauro, volto a sviluppare la sensibilità, le strategie e la ricerca nell’ambito della conservazione programmata dei beni culturali, per definire una politica di prevenzione e manutenzione corretta, contro il degrado e valorizzazione per il futuro, oltre che consapevolezza del valore identitario del bene stesso.
All’insegna della sperimentazione tecnologica e ricerca di innovazione, promuoviamo con l’Azione 5, la creazione integrata di un portale di web marketing con i soggetti del territorio dedicati, che creerà un collegamento diretto fra produttore, consumatore e prodotto, garantendo la tracciabilità delle aziende e prodotti tipici, con la tecnologia QR-Code. Questa azione promuove il Distretto, crea collegamento fra tutte le energie coinvolte e amplifica il potenziale di comunicazione del nostro territorio con l’esterno.
 Una massiccia attività di comunicazione, promozione e web marketing sarà attivata per meglio definire, potenziare e lanciare il posizionamento del Distretto. 
Fondamentale anche l’attività di formazione e aggiornamento che vogliamo proporre a tutti gli operatori coinvolti nella gestione del Distretto al fine di riconoscere le diverse forme insediative, i manufatti, i nuclei, i tracciati del versante retico.

Qual è la vostra attività di Governance?
La Fondazione di Sviluppo Locale è l’Ente capofila e responsabile della gestione del Distretto. Nata come fondazione di scopo precedentemente all’avvio del progetto Distretto, ha promosso già diverse azioni per lo sviluppo del territorio. Siamo un ente riconosciuto, espressione degli enti territoriali locali quali la Provincia e le comunità montane,  e con la partecipazione  della Camera di Commercio, delle Associazioni di Categoria quali Confindustria,  Confartigianato, Coldiretti, Confcommercio e le associazioni sindacali.
Le decisioni sono prese dal Consiglio di Amministrazione che delibera gli stanziamenti; un Comitato di indirizzo supervisiona le iniziative promosse, verificando la loro coerenza con gli obiettivi generale del Distretto. Infine un Comitato tecnico-scientifico di esperti, senza potere di delibera o rappresentanza della Fondazione, supporta il Consiglio di Amministrazione, in particolare supervisionando la realizzazione del progetto nel suo complesso, nel suo dettaglio, semestralmente redigendo un report sullo stato di attuazione.
In questo momento non stiamo dialogando col settore no-profit e l’associazionismo (incluso mondo volontariato), ma siamo soprattutto rivolti al Consorzio turistico. La Valtellina è infatti riconosciuta come Distretto alimentare di prodotti tipici di qualità, intorno al quale si è costruita da tempo un’offerta turistica.

Avete abbracciato il modello del Distretto Culturale grazie all’intervento di Fondazione Cariplo, oppure ci stavate già ragionando autonomamente? Perchè lo ritenete efficace?
Fondazione Cariplo è stata la promotrice di questo modello, fin dal suo studio di pre-fattibilità, nel quale ci ha individuato come territorio eleggibile. All’inizio il modello non era capito, dunque è stato per noi fondamentale il percorso di formazione e crescita condotto da Fondazione.
In seguito siamo cresciuti, cogliendo il valore aggregante di questa opportunità: i primi enti finanziatori, fra i quali come capofila la Provincia di Sondrio, che ha attivato risorse economiche e umane, agendo da  coordinatore e attivatore di miracolosi incastri di enti e di progetti, fra i quali due Banche locali che storicamente differenziano i loro interventi, per non sovrapporsi e conservare la loro visibilità, che hanno unito le loro forze. Dopodiché le prime case vinicole sollecitate dalla novità, hanno aderito con entusiasmo alla programmazione culturale.
Per la prima volta enti pubblici dialogano con i privati per percorrere obiettivi comuni: questo elemento fa la differenza. Un inedito dialogo e mobilitazione corale.

Quali sono state, fino ad ora, le reazioni del pubblico, degli opinion leaders, delle imprese locali, del turismo?
La progettazione si è avviata col supporto di competenze di Fondazione Cariplo, ma anche con la mobilitazione che abbiamo attivato sul territorio.
Grazie a gruppi tecnici e tavoli di lavoro, abbiamo incontrato i soggetti potenzialmente interessati alla partecipazione e accolto le loro proposte: siamo partiti da un livello istituzionale con Provincia, Confindustria e Camera di Commercio, per poi arrivare al Consorzio turistico e ai commercianti, i veri attori protagonisti dell’intero piano di programma.  Poi sono intervenute anche le Banche locali, come dicevo.
Esternamente comunichiamo con eventi aperti e presentazioni, come ad esempio la mostra dei progetti che hanno partecipato al concorso per la realizzazione di un percorso per la valorizzazione del paesaggio e dei terrazzamenti del versante retico, concepita in formula itinerante (Sondrio, Morbegno e Tirano) e che ci è stata richiesta al Politecnico di Milano.

E per quanto riguarda il rapporto con gli altri Distretti culturali attivi in Lombardia: c’è competizione o un virtuoso dialogo?
Fra i distretti non c’è competizione. Siamo tutte realtà diverse con le proprie specificità e, sebbene siamo concentrati nello svolgimento della nostra attività, siamo tutti consapevoli di appartenere a un progetto più ampio e innovativo che, in una visione di medio periodo, punta a promuovere la valorizzazione del patrimonio culturale in una logica di sviluppo del territorio.
Fondazione Cariplo ci permette di rimanere in contatto e di alimentare un dialogo attraverso momenti di incontro e  anche con ciclici workshop di verifica dei progressi della programmazione.

Essere in un’area di confine, vi pone al margine o al centro della Cultura?
Siamo una provincia di confine, e non di passaggio. La nostra Valle rimane chiusa e questo ci può penalizzare con un maggiore isolamento. Ma questa caratteristica ci ha permesso di conservare un’identità unica, che ora vogliamo rilanciare per aprirci, invitare a visitarci, ma anche a investire nel nostro territorio.
Il nostro isolamento ci ha reso spesso rigidi e diffidenti al cambiamento: quando siamo arrivati sul territorio con la proposta del Distretto, gli stessi operatori culturali hanno manifestato rigidità. Abbiamo necessità di aggregarci, per essere efficaci, per non disperdere fondi e perdere occasioni (come ci è successo dopo la grande  frana del 1987). Questo è il messaggio che vogliamo consegnare anche a livello nazionale: fare sistema, collaborare in un’ottica di reciprocità, permette di raggiungere grandi obiettivi con efficacia di spesa e energie impiegate.