Fino a ieri erano considerati i nuovi colossi dell’e-commerce, inattaccabili e ricchi tanto da poter effettuare una trionfante entrata in Borsa vantando picchi di vendite e guadagni da far invidia all’era della new economy.

Ma ora, come prevedibile forse, la bolla comincia a sgonfiarsi e lo fa proprio a causa degli stessi utenti che hanno contribuito al suo successo.

Cominciano infatti le lamentele dei clienti ai servizi acquistati e le cause sono le più disparate: scarsa qualità dei servizi, difficoltà nel contattare i numeri telefonici di assistenza, overbooking, mancato recapito di prodotti, ricezione di servizi o merce non conforme alla descrizioni data sul sito.

Insomma, il popolo cybernautico dei virtual coupon si sta letteralmente ribellando a tutte le inefficienze delle grandi aziende come Groupon, Groupalia , Let’s Bonus, Prezzo Felice ecc
“Abbiamo lanciato un ultimatum — spiega Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum al Corriere della Sera  —, o entro il 25 gennaio si arriva a un accordo su una conciliazione paritetica a zero costo per gli utenti che assicuri rimborsi in danaro entro 30, massimo 45 giorni, oppure faremo una class action oltre a una denuncia all’Antitrust che è già allertata a seguito del recente esposto dell’ordine dei medici”.

E nel frattempo, sui social network si moltiplicano i gruppi degli insoddisfatti. Il più popolare è “Groupon, problemi e denunce” che, aperto da poche settimane, già conta oltre 1.600 iscritti. Sulla bacheca gli iscritti di lamentano dei disagi incontrati, sia nella prenotazione che con il servizio clienti. Rossana Pagano, ad esempio, lamenta ben due disavventure: una per l’acquisto di un voucher per sbiancamento denti, “la dottoressa può darmi l’appuntamento solo in vicinanza delle vacanze estive – racconta – prende il mio codice e non si fa sentire. Provo a chiamare Groupon, nessuna risposta: scaduto e nessuna risposta”, l’altra per  un pacchetto benessere: “quando chiamo la palestra mi viene detto che è da consumare in una settimana, cosa che non veniva riferita al momento dell’acquisto. Tre saune in una settimana?”

L’azienda si difende tramite Boris Hageney, Ceo di Groupon in Italia, Spagna e Portogallo che, in un commento fatto all’Espresso si dice speranzoso di riuscire a risolvere il tutto quanto prima  restringendo le difficoltà alla logistica delle spedizioni, dovuta alla grande mole di prodotti prenotati.

Antitrust e Associazioni Consumatori hanno comunque avviato un’inchiesta di cui a breve saranno resi pubblici i risultati: “su 10 siti che vendono coupon abbiamo acquistato alcuni buoni per usufruire di una cena e di soggiorni turistici in 8 città italiane (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e Palermo) – spiegano sui siti di riferimento -. Per ogni sito abbiamo acquistato e utilizzato 4 buoni sconto per una cena, verificando poi il servizio prestato, la correttezza dello sconto e la disponibilità del sito a risarcire in caso di problemi. Abbiamo poi acquistato un buono per un soggiorno e abbiamo chiesto il diritto di recesso. Infine, di un altro buono, dopo la scadenza del periodo di recesso, abbiamo provato a chiedere l’annullamento.

Altra problematica riscontrata è inoltre quella della ricevuta fiscale: chi deve emettere lo scontrino una volta acquistato il coupon? I siti rilasciano infatti solo il buono spedito via mail e, dalle segnalazioni pervenute alle varie associazioni, non sembrerebbe che i locali emettano lo scontrino o la ricevuta una volta ricevuto il coupon in loco.

Tanta confusione e molte delusioni, quindi, che troveranno risposta solo nei prossimi giorni: con misure da parte dell’azienda a favore dei clienti o con una class action degli utenti che di certo non gioverà i vari brand.