La cucina italiana è conosciuta in tutto il Mondo e da tempo possiamo trovare, grazie ad una vasta esportazione, prodotti nostrani sulle tavole più recondite del pianeta.
Proprio in uno dei periodi più difficili per l’economia si è inoltre rilevato, secondo quanto considerato dalla Coldiretti e sulla base degli andamenti registrati dall’Istat, il record storico dell’export alimentare. Nel 2011 la vendita all’estero ha visto infatti una crescita di nove punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un deciso segno positivo soprattutto per formaggi e vini italiani. I mercati che sembrano divenire sempre più golosi di cibo tricolore sono quello statunitense e, a sorpresa, quello concorrente francese.
In questa rosea analisi non manca però una nota ‘amara’: permane infatti nei Paesi stranieri il dato allarmante secondo cui i falsi prodotti Made in Italy sono i due terzi di quelli in commercio con un fatturato che si aggira attorno ai 60 miliardi di euro annui.  Viaggiando per il Mondo è facile infatti imbattersi in confezioni che inneggiano ai cliché dell’italianità, il cosiddetto “Italian sounding”, con improbabili nomi che mal celano vere e proprie frodi alimentari, anche se non mancano contraffazioni più fini che spacciano per prodotti originali cibi di tutt’altra provenienza.
Tra gli scaffali cinesi troverete così il Parmeson, il Cambozola troneggia invece in Germania, mentre il sugo Da Vinci è una specialità in Sudamerica. Non parliamo poi delle fantasiose rivisitazioni di ricette cardini della nostra cultura alimentare, come i classici spaghetti al pomodoro, solitamente scotti e conditi con ketchup, ma non và meglio con la variante al ragù, detti alla bolognese, per cui all’improbabile sugo si aggiungono polpette di carne e verdure di ogni tipo.
Il danno di immagine è insomma garantito con il rischio che gli sfortunati che non hanno avuto mai modo di vistare l’Italia e assaggiare la nostra cucina, si siano fatti ormai un’idea sbagliata del vero prosciutto di Parma o del pesto alla genovese. Il danno per l’esportazione si conta invece in termini economici, con perdite di denaro ma anche chiusura di aziende e conseguente venuta meno di numerosi posti di lavoro.
Per combattere questo fenomeno, da tempo si cerca di correre ai ripari con accordi ad hoc da stabilire in sede europea e al tavolo dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), mentre a livello nazionale, dall’attuale ministro per le Politiche Alimentari, Mario Catania, giunge la proposta di formulare un ddl contro la contraffazione: anche alla luce di quanto emerso dalla prima relazione dell’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Giovanni Fava, contro tale fenomeno si vorrebbero introdurre gli stessi metodi di indagine utilizzati per contrastare i crimini di mafia, inserendo nel codice penale la voce dell’associazione a delinquere finalizzata alla commissione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.
In attesa che gli iter legislativi e istituzionali facciano i loro sperati effetti, associazioni territoriali portano invece all’estero la genuinità della nostra tradizione culinaria a modo loro: per tutti riportiamo l’esempio delle otto Cesarine di “Home Food” che, volate a Los Angeles, da marzo insegneranno ai cervelloni di Google qual è la vera cucina italiana, per un tour mondiale che riscatterà il buon nome del Made in Italy gastronomico.