Filo colorato, ferri da maglia, creatività e un pochino di pazienza (se si è alle prime armi): questi sono gli ingredienti base per la rivitalizzazione di una città. Niente architetti, geometri o ingegneri; solo la partecipazione calorosa di persone con le loro pezze hand –made.

Se vi state chiedendo come questo sia possibile, la risposta è l’urban knitting, ovvero l’arte di ricoprire, avvolgere e vestire con scampoli realizzati ai ferri o all’uncinetto componenti che costituiscono il noioso paesaggio urbano che quasi tutti abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Cabine del telefono, biciclette, lampioni, alberi e automobili vengono estirpati dalla loro “normalità” e dal loro grigiume per essere fasciati in patchwork coloratissimi, che rendono gli oggetti personali e unici. In fondo è un po’ come quando si è bambini che si agghinda il proprio peluche o pupazzo per renderlo personalizzato, originale e più bello degli altri. È un atto di cura, di attenzione e anche di appropriazione, che crea un qualcosa di diverso dal giocattolo di partenza, qualcosa che rispecchi i gusti e i sentimenti personali. Immaginatevi un’azione di questo tipo su scala urbana dove è un’intera collettività, fatta da cittadini e non, a guardare la città con occhi nuovi, a volerla coccolare e colorare. A partire dal 2005,
quando Magda Sayeg, considerata la madre del fenomeno, ha realizzato il suo primo “graffito”, ricoprendo di una pezza colorata la maniglia della porta d’ingresso della sua boutique a Houston, molte città sono state contagiate da questo virus: Londra, New York, Helsinki, Riga…e finalmente tra poco anche una città italiana, L’Aquila.

Il progetto “Mettiamoci una pezza!” è a cura di Animaimmersa, associazione culturale nata nel novembre del 2009 a seguito dello spettacolo teatrale “Lettere da L’Aquila” creatosi spontaneamente nelle piazze e nelle tendopoli abruzzesi nei mesi successivi al terremoto devastante che ha colpito la regione ed il suo capoluogo il 6 aprile dello stesso anno. In occasione del terzo anniversario della data del sisma, nel centro storico della città, dove purtroppo sono ancora molto evidenti i segni del disastro, verranno disseminati fiori di stoffa e verranno ri-vestiti 100 mq di superficie urbana.
Massima libertà per quanto riguarda la lavorazione, a maglia o all’uncinetto, i filati, i colori ed il tipo di punto. La partecipazione è libera ed è aperta a tutti, basta far pervenire il proprio lavoro entro il 24 marzo. Come scrive l’associazione sul suo blog, “è un atto di amore e di provocazione”, è l’espressione condivisa della volontà di non dimenticare, di mantenere viva l’attenzione sui purtroppo ancora molti problemi che la città deve affrontare, coinvolgendo persone diverse e distanti ma legate dal medesimo entusiasmo e desiderio di cambiare le cose, mettendo in moto la creatività. Alcune mattonelle saranno realizzate a km zero, cioè utilizzando una lana naturale completamente prodotta in Abruzzo, che verrà sferruzzata dal Social Crochet, gruppo gestito su Facebook, che sarà anche presente il 6 aprile a L’Aquila per un’azione di knitting pubblico, e altri contributi verranno donati dalle organizzatrici di Knitting Relay, staffetta del lavoro a maglia partita nel 2011.

Il progetto abruzzese sta sollevando molto interesse e i consensi sono già molti; è una partecipazione attiva e generosa, di cuore. Inoltre potrebbe essere una buona occasione per avvicinarsi a uno di quei passatempi che forse era più praticato dalle nostre nonne, recuperando il piacere di creare qualcosa con le proprie mani, con un gusto genuino, che rischia di essere sommerso dalla nostra era iper-tecnologica. Su internet si trovano facilmente blog e tutorial per imparare i punti base. Quindi, amici di Tafter, non resta altro che sferruzzare e partecipare a questo interessante progetto, portando un po’ della vostra creatività e del vostro calore nel capoluogo abruzzese!