La finanza sembra sempre più distante dai valori morali e sociali, eppure esiste una banca che fonda la propria attività su principi etici quali la trasparenza, il diritto di accesso al credito, l’efficienza e attenzione alle conseguenze delle azioni economiche. E’ la Banca Etica, nata nel 1999 dalla volontà di 22 organizzazioni del mondo non profit e alcune finanziarie, che sta registrando una significativa crescita.
Per comprenderne meglio l’attività, abbiamo rivolto qualche domanda al Presidente Ugo Biggeri.
Banca Etica e territorio: come viene decisa la localizzazione delle filiali e quali sono i canali di penetrazione territoriale?
La banca, avendo soci su tutto il territorio nazionale, ha adottato un piano di sviluppo mirato a coprire quasi tutte le aree geografiche italiane. Questa politica ha portato all’apertura delle attuali 16 filiali che, tranne 3, sono tutte situate in capoluoghi regionali.
Anche la scelta di aprire alcune filiali al sud è stata dettata più dalla volontà di essere presenti che dalle effettive masse amministrate su quei territori.
In generale, una delle caratteristiche particolari di Banca Etica è il fatto che il suo cliente medio si trova ad avere una collocazione geografica spesso distante dalle località operative. Ciò è anche indicativo di come il cliente tipico scelga Banca Etica nonostante non abbia la filiale sotto casa. Ciò non succede con buona parte del sistema bancario italiano, dove la penetrazione territoriale è invece fortemente legata all’acquisizione di nuova clientela, proprio per motivi di prossimità e comodità degli utenti rispetto alle filiali operative.
Banca Etica ha 3 canali principali di penetrazione territoriale:
–  la diffusione dell’attività e il suo posizionamento culturale: ci sono molti soggetti che fanno “promozione” culturale semplicemente perchè apprezzano l’idea alla base di Banca Etica. Per dirlo con uno slogan, se normalmente le banche cercano di trasformare i clienti in fan, noi invece abbiamo più fan che clienti! 
–  i banchieri ambulanti: sono dei promotori finanziari, in Italia ne abbiamo 20 al momento e quest’anno ne metteremo in funzione altri 6. Sono figure indipendenti che uniscono i soci e la possibilità di offrire sul territorio alcuni degli strumenti della finanza etica, di risparmio ma anche una prima analisi dell’attività creditizia sul territorio. La filiale vera e propria si trova a svolgere pertanto compiti di coordinaemento su un territorio anche più vasto rispetto a quello normalmente di riferimento per una filiale tradizionale.
–  il canale telematico: la banca è utilizzabile anche per posta elettronica. Esiste un potenziale di sviluppo importante anche perchè sono spesso i risparmiatori a scegliere di venire in Banca Etica, scelta che ha ovviamente a che fare con il posizionamento culturale della banca oltre che con aspetti valoriali e che ci pone in una condizione di vantaggio anche sul concetto generico di banca online. Rimane il fatto che dobbiamo attrezzarci meglio sul banking on-line, rendendo i nostri servizi più evoluti, ma nel settore esistono anche dei problemi di investimenti tecnologici da fare e di strutture informatiche che bisogna costruire. Ma questo è senza dubbio uno degli obiettivi per il prossimo futuro.
 
Chi è il cliente tipo di Banca Etica? Ha particolari caratteritiche?
Si, in un certo senso esistono delle caratteristiche tipiche che accomunano i nostri clienti. I nostri clienti hanno un’istruzione maggiore rispetto alla media degli italiani, tendenzialmente sono persone che se non hanno esperienza diretta di volontariato (cosa comunque molto diffusa e che accomuna molti di loro), ma che hanno almeno una certa sensibilità per i temi sociali e ambientali. Sono clienti che si fanno domande nella loro vita quotidiana sulle conseguenze delle proprie azioni.
L’età è abbastanza variegata, anche se registriamo qualche carenza per quanto riguarda la fascia giovanile.

Nell’ambito delle risorse umane che equilibrio si va a ricercare tra l’aspetto tecnico e l’aspetto umano ed etico?
Nella selezione del personale per Banca Etica abbiamo una particolare cura per l’aspetto motivazionale, guardiamo molto alle pregresse esperienze nel volontariato, agli aspetti di disponibilità al lavoro in equipe e volontario presso altre strutture. 
L’aspetto tecnico rimane in ogni caso imprescindibile, visto il mestiere particolare dell’intemediazione finanziaria.
Cerchiamo di fare anche una continua formazione ai dipendenti che valorizzi questi aspetti.

In cosa si sostanzia l’”eticità” della banca?
Noi siamo dell’idea che la base della finanza etica sia nel farsi delle buone domande sull’uso del proprio denaro. In questa logica oltre ai prodotti di banca etica (in cui il risparmio va ai progetti che la banca finanzia e che sono riportati sul web, rispettando un principio molto spinto di trasparenza che ha pochi eguali) offriamo anche fondi di Etica SGR, una società controllata e di cui sono soci anche altri istituti bancari, la quale si occupa di fondi di investimento monetari e azionari. Investe in titoli di stato, nel mercato azionario, basandosi sulle informazioni di una società nata dal terzo settore inglese, Iris, che analizza i titoli di stato e le azioni di tutto il mondo. Al suo operato di advisor si aggiunge il parere di un  nostro comitato etico che all’interno di questo universo dell’investibile fa scelte restrittive.
Un investimento monetario rispetto a uno azionario ha un impatto ovviamente diverso sia nel rendimento che nella destinazione dei soldi. Anche nei mercati azionari, se si accetta di lavorarci, si possono fare delle scelte di responsabilità ambientale, sociale e di governance.
Banca Etica è una cooperativa e ci siamo dati l’obiettivo di fare maggiori utili nei prossimi anni perche siamo una realtà in piena espansione. Nel 2011 siamo cresciuti del 12% sulla raccolta e del 24/25% nell’erogazione di credito, quindi è necessario espandersi almeno altrettanto in capitale sociale.
Una cooperativa ha un modello di crescita del capitale sociale meno immediato di quello di una società per azioni e uno dei modi che abbiamo per farlo crescere è fare più utili, così che questi siano messi a riserva e creino capitale sociale: in pratica la banca reinveste in se stessa e nei progetti sociali e ambientali che riesce a finanziare.
Siamo dotati di una struttura operativa organizzata di aree di competenza e capace di interfacciarsi con i diversi temi, grazie anche alla presenza di un albo di valutatori sociali.
I nostri soci sono molti interessati a una molteplicità di temi, quali decrescita e acqua pubblica. Finanziando tante attività con alto valore culturale è però spesso difficile reperire risorse sufficienti perchè molti dei nostri clienti avrebbero la medesima elegibilità per un finanziamento.
Tra gli eventi più grossi che organizziamo c’è sicuramente, in maggio a Firenze, Terra Futura, una fiera sulle buone pratiche di sostenibilità ambientale e sociale che ha un buon successo di pubblico (90.000 persone in 3 giorni ) ed è arrivata alla nona edizione.
Curiamo anche una pubblicazione continuativa: la rivista “Valori” che si riceve solo per abbonamento e che tratta le questioni quotidiane dal punto di vista della finanza etica.
Recentemente è infine partita una campagna di educazione finanziaria sul sito www.nonconimieisoldi.org.