Che l’alimentazione è alla base della nostra salute è una consapevolezza arcaica che, solo dopo il dannoso boom del junk food e dei cibi pronti, stiamo lentamente riscoprendo.
Sembra infatti che i consumatori italiani abbiano voglia di tornare a sapori genuini e sani, così come testimonia la forte crescita della vendita di prodotti biologici nel nostro Paese, che dal 2000 al 2010 è triplicata e continua a crescere.
Il costo dei prodotti cosiddetti “bio” è tuttavia dal 5 al 10% maggiore rispetto alla media, e attualmente resta appannaggio di una ristretta cerchia di popolazione.
Per mangiare cibi sicuri e naturali senza eccedere nella spesa non ci sono tuttavia solo i produttori che effettuano vendita al dettaglio, i negozi specializzati o la grande distribuzione, che si è aperta ultimamente a questo mercato, ma esistono anche le piccole realtà degli orti urbani.
L’idea di realizzare piccole coltivazioni all’interno del tessuto cittadino è riconducibile ai “kleingarten” di Lipsia destinati ai bambini e ai “jardins ouvriers” francesi risalenti all’Ottocento, ma la riscoperta si è avuto negli anni ’80 come fenomeno sociale in risposta alla crisi economica dell’epoca.
Oggi gli orti urbani si stanno moltiplicando grazie all’accresciuta sensibilità verso i temi della sostenibilità ambientale, di riqualificazione degli spazi cittadini, di risparmio economico e sicurezza alimentare. Secondo una ricerca effettuata dalla società di studi economici Nomisma, sarebbero più di 18 milioni i detentori di orti in Italia ed esperienze degne di nota sono presenti da Nord a Sud.
Esiste persino un progetto nazionale di Orti Urbanisostenuto dalla fondazione Campagna Amica, in collaborazione con Coldiretti, che raccoglie le diverse realtà che aderiscono al vademecum stilato: tra i principi cui attenersi è richiesta la predilezione nella coltivazione di ortaggi e frutta caratteristiche del luogo, tutelando la biodiversità e rispettando la stagionalità dei prodotti. Agli orti aderenti è inoltre richiesto di aprirsi ad attività didattiche volte a favorire la cultura del biologico, escludendo il ricorso a fitofarmaci e sottoponendosi ai controlli di Campagna Amica.
Anche Italia Nostra e l’ANCI hanno sposato questa attività firmando nel 2008 un protocollo d’intesa che impegna i vari Comuni che aderiranno al progetto ad attenersi a linee guida comuni stilate dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia. L’obiettivo principale è quello di reintrodurre nella società odierna la cultura del mangiare genuino, riscoprendo tradizioni parti integranti della nostra cultura e utilizzando in modo sostenibile il suolo. Le indicazioni fornite cui devono attenersi gli orti partecipanti sono in gran parte specifiche tecniche atte a garantire una corretta coltivazione, come la fornitura idrica, lo smaltimento dei rifiuti, la limitazione dell’impatto antropico, ma non mancano misure volte ad armonizzare gli orti con la valenza storica e architettonica dello spazio e a selezionare le specie più adatte alla coltivazione. In queste realtà si adotta inoltre il metodo del ”pick your own”: esiste infatti la possibilità per i consumatori di scegliere i prodotti freschi direttamente dalle piante, raccogliendoli di mano propria; tale sistema self service, insieme alla riduzione al minimo della filiera, garantisce un abbattimento consistente dei prezzi.
I vantaggi offerti da queste attività sono stati riconosciuti dunque anche da molte amministrazioni locali che, oltre ad aderire a iniziative nazionali come quelle sopra citate, adottano pure decisioni volte a favorire la nascita e la valorizzazione degli orti urbani. I comuni di Padova, Vicenza, Torino, Milano, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, ma anche Senigallia, Cesena, Massa Marittima e molti altri hanno infatti emanato ordinanze volte all’affidamento di orti cittadini ad associazioni di anziani, disabili, ma anche di semplici volontari desiderosi di tornare a gustare sapori autentici, di cui è nota la provenienza e la modalità di coltivazione.
Gli orti urbani sono perciò a tutti gli effetti realtà virtuose che garantiscono cibi freschi e sani a basso costo, favorendo l’abbellimento degli spazi e la socialità, e dando un importante contributo al miglioramento della qualità della vita.