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Regia: Bruce Robinson – Cast: Johnny Depp, Aaron Eckhart, Michael Rispoli, Amber Heard, Giovanni Ribisi.
Data di uscita: 24 aprile
Ne “I Diari della Motocicletta”, il ventenne Ernesto Che Guevara compiva un viaggio formativo lungo il Sudamerica che ne lasciava trasparire i primi sintomi del suo animus a difesa degli oppressi. Più o meno alla stessa età Hunter Thomson, il futuro inventore del Gonzo Journalism, con intenti molto meno nobili, si trasferiva nella Porto Rico dei primi investimenti USA per un’esperienza al quotidiano San Juan Star, dove, in un perenne stato di sbronza da rum, gettava i semi del suo stile di scrittura “paurosa e delirante”, di chiara matrice beat con abbondante contorno di alcool e droghe. Un misto di cronaca e narrativa, senza filtri e spudoratamente soggettiva.
E “The Rum Diary” racconta questa parentesi di vita.
Meglio chiarire subito che si tratta di un’occasione mancata. Difficile infatti descrivere altrimenti la nuova incursione di Johnny Depp nel mondo di Thomson, una sorta di omaggio alla memoria per la sua misteriosa morte avvenuta nel 2005.
Ovviamente il riferimento obbligato ed ingombrante per un’operazione di questo tipo non poteva che essere “Fear and Loathing in Las Vegas”, il resoconto della suo viaggio nel 1971 dentro il più artificiale e allucinato dei sogni americani, portato sugli schermi dal genio visionario di Terry Gilliam.
Ma la pellicola del semi sconosciuto Bruce Robinson esce con le ossa rotte dal confronto con l’opera dell’ex Monthy Phyton. “I diari del Rum”, infatti fin dall’inizio non riesce a trovare una sua precisa identità sospeso tra la love story esotica e laccata, il film ecologico con lontani echi politici e, per l’appunto, il racconto puntuale e dettagliato delle colossali sbronze a base di rum e artigianali distillati con gradazione intorno ai 100° di Paul Kemp (alter ego di Thomson) e del suo collega e compare Sala, una sorta di replica meno eccessiva di Benicio Del Toro, alias Dr Gonzo. In un contesto caraibico madido di sudore, a metà strada tra la cartolina e uno spot del Pampero, i Diari del Rum finisce per incartarsi nel più classico dei manage a trois, con il nuovo arrivato (Depp) che viene coinvolto in un losco affare dal ricco e cinico immobiliarista americano (Eckhart) che traffica tra USA e Porto Rico, finendo per innamorarsi e far innamorare la di lui bella fidanzata (Heard), che alla fine lascerà entrambi con un palmo di naso. Funzionano meglio le avventure tragico comiche di Depp-Rispoli, anche se comunque appaiono annacquate riproposizioni degli sghembi duetti del film di Gilliam, compresa la scena allucinata causata dall’assunzione di uno speciale collirio, dagli effetti del tutto uguali a quelli del mitico adrenocromo.
Piacerà, si suppone, alle adoranti fan del ciuffo di Depp, molto meno a chi apprezzò la sua scelta di mostrarsi calvo, occhialuto e strafatto all’apice della sua giovin beltà.