Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Doveva essere il “sogno architettonico” che avrebbe riqualificato l’intera area del quartiere Ostiense. Un piano urbanistico che prevedeva la riconversione del complesso degli ex-Mercati Generali per trasformarli in un spazio di aggregazione culturale che avrebbe dovuto prendere il nome di “Città dei giovani”: un insieme di strutture racchiuse in un unico quadrante dove dovevano essere compresi la sede del Municipio XI, la più grande mediateca di tutta Europa, la biblioteca, strutture sportive e ricreative, il centro enogastronomico noto come la Città dei Sapori, una multisala cinematografica, una piazza centrale riservata ad eventi e spettacoli e un grande teatro della capienza di 2.400 posti. Questo piano ideato dalla mente dell’archistar olandese Rem Koolhaas, ad oggi rischia di essere stravolto a causa di una variante richiesta dalla SCO Sviluppo Centro Ostiense, una cordata a guida Lamaro appalti dei fratelli Toti, che nel 2004 ha vinto il bando per la realizzazione. Il cambiamento prevede una ripartizione delle funzioni all’interno degli spazi e una riduzione delle percentuali di quelli riservati alla cultura da un 39% previsto dal bando al 27,69%, trasformazione ottenuta con la variante approvata dalla giunta capitolina.
Il primo ad apporsi fermamente a questo cambiamento in fieri del progetto è stato il presidente del Municipio XI Andrea Catarci.
Quali sono i cambiamenti previsti dalla delibera comunale rispetto al progetto iniziale della Città dei Giovani?
Sostanzialmente viene sostituita la cubatura con finalità culturale, che verrà invece destinata ad uffici. Questo stravolge completamente l’intenzione culturale del progetto, prerogativa fondamentale specificata nel bando iniziale. Con la delibera, infatti, viene soppressa e riconvertita l’area del teatro, uno spazio con una capienza di 2.400 posti, destinato a diventare il secondo Auditorium della capitale. Una struttura imponente che necessitava la messa in atto di un’operazione economicamente convincente per sopravvivere. Quest’ultimo è stato il pretesto per cambiarne la destinazione d’uso. Per quanto siano condivisibili i dubbi sui costi di gestione di questo edificio, a mio avviso, si poteva cercare una soluzione diversa, interpellando anche il municipio stesso, ridimensionando il progetto del teatro ma lasciandone in ogni caso la destinazione invariata. Invece è stato deciso, attraverso una delibera della Conferenza dei servizi, di destinare questo spazio ad uffici, con il rischio di ricadere nella combinazione prevalente a Roma di uffici e attività commerciali e di travisare completamente quello che era il progetto del bando iniziale e l’idea di base di Koolhaas secondo cui minimo il 39% degli spazi doveva essere a prevalenza culturale.
Secondo Lei quali sono state le motivazioni di questa variante?
Il cambio di destinazione d’uso ha l’unico scopo di aumentare gli introiti. Il terziario e gli uffici in questa collocazione prestigiosa sono più redditizi rispetto alla cultura. Con la giustificazione dei costi onerosi di gestione del grande teatro si è persa completamente la prevalenza culturale del progetto e l’impatto limitato del terziario. Questo stravolgimento a mio parere rischia di banalizzare un’operazione che aveva invece pretesa di eccellenza, soprattutto in questa zona particolarmente indicata a sviluppare centralità formative ed intellettuali, grazie alla presenza dell’università. Quando è stato deciso lo spostamento dei Mercati generali e la trasformazione in Città dei giovani, il segno che si intendeva dare era quello di rendere l’elemento principale incentrato nella sfera culturale e non permettere questo misto di spazi commerciali insieme ad uffici, economicamente vantaggiosi ma anonimi socialmente.
Lei condivide la proposta di avviare una forma di azionariato popolare di partecipazione attiva e sostegno alla cultura da parte dei cittadini che coinvolga anche e soprattutto i residenti del municipio?
Si tratta sicuramente di una strada inedita molto interessante da esplorare in una città come Roma. Credo che alla base di questo percorso in primo luogo deve essere restituito valore alle iniziative culturali da parte delle istituzioni. Bisogna riscoprire la centralità dell’elemento culturale come protagonismo sociale e potenziare tutte quelle attività che proliferano intorno al mondo della cultura, come le piccoli associazioni e le organizzazioni radicate sul territorio. È necessario dunque partire dalle realtà esistenti per riscoprire questo valore. Una volta stabilito questo elemento fondamentale, una forma di azionariato e sostegno da parte dei cittadini sarebbe auspicabile.
A seguito di questa variante, ritiene che il bando verrà impugnato e sarà fatto nuovamente ricorso al Tar, con conseguente ritardo della conclusione dei lavori?
Dal momento che gli altri soggetti che hanno partecipato al bando hanno presentato un progetto con un vincolo ( 39% di spazi dedicati alla cultura e 15% di uffici), a seguito di questa variante, sussistono tutte le condizioni affinché queste società presentino ricorso. Se così fosse, i lavori ritarderebbero ulteriormente: già ad oggi sarà difficile rispettare i tempi previsti entro il 2014.
A pochi giorni dall’apertura di Eataly, a suo parere è necessario aumentare gli spazi dedicati alla ristorazione e al terziario nella zona? A fronte di un aumento degli esercizi commerciali, quali sono i progetti portati avanti dal Municipio XI per compensare questa carenza di luoghi volti ad ospitare attività culturali?
Premettendo che il progetto Eataly si sviluppa con un obiettivo completamente diverso, perché all’interno dello spazio enogastronomico vengono coniugati didattica ed educazione alimentare, confermo che la vocazione culturale del quadrante Ostiense verrà rispettata e mantenuta: nel nostro territorio sorgono edifici storici importanti come la basilica di San Paolo e il museo Centrale Montemartini. Abbiamo in programma il potenziamento di tutte le iniziative culturali per impedire che questa variante all’interno dei Mercati Generali si concretizzi e cercheremo anche di coinvolgere gli stessi residenti del quartiere, affinché venga rispettata la finalità del progetto iniziale e per rendere chiaro il forte interesse da parte della comunità affinché si investa maggiormente nel settore culturale, centrale nella nostra città.