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Arrivederci America’s Cup… Sotto un cielo plumbeo e piovoso, Napoli ha salutato l’ultima regata delle World Series che si sono tenute nelle acque del golfo, davanti a uno scenario paesaggistico unico e a un numeroso pubblico in festa che neanche il ciclone Lucy è riuscito a fermare. Forse neanche gli organizzatori si aspettavano un simile bagno di folla nei giorni degli allenamenti in acqua e delle regate, e questo non può che fare piacere, visto che, parafrasando un motto ripetuto spesso dal sindaco De Magistris, almeno per una volta l’immagine di Napoli nel mondo è stata legata allo sport e alla passione dei cittadini e non alla “monnezza”. Se poi pensiamo al risultato finale della classifica, con il successo insperato di Luna Rossa Piranha, l’incredulità aumenta ancora di più.
Ma i risultati sportivi li lasciamo a chi di dovere… A noi interessa vedere quali sono stati i risultati effettivi dell’evento e le sue ricadute sul territorio. Difficile arrivare a stime esatte, ma va detto che, tutto sommato, l’America’s Cup ha portato una ventata di positività in città: lo sport ha vinto, Napoli ha vinto! La cultura del territorio ha vinto… Si, perché non ci sono state solo le vele, ma anche manifestazioni culturali di ogni tipo, stand enogastronomici che hanno mostrato ai turisti perché la cucina partenopea viene considerata tra le migliori al mondo, stand informativi turistici, ricchi di depliant e materiale per visitare i luoghi più belli della regione, e stand con prodotti caratteristici, come la ceramica e la lavorazione del corallo, che hanno richiamato l’attenzione anche di chi, a Napoli, ci abita da una vita. In poche parole, l’America’s Cup è riuscita a creare intorno a sé un vero e proprio riscatto culturale, che assume una valenza ancora più importante se consideriamo che si è svolto in un territorio particolarmente violentato da generazioni.
Ma si sa, non è tutto oro ciò che luccica, e indubbiamente si sono manifestati diversi problemi, dall’organizzazione un pò confusa (i dispositivi di sicurezza, però, hanno funzionato alla perfezione) ai servizi di trasporto pubblico pessimi, per arrivare a lavori di consolidamento e sicurezza molto dubbi (penso al caso della Cassa Armonica, smembrata di alcuni pezzi gettati a casaccio tra i pezzi inutili del vicino cantiere della metro, pur essendo un bene culturale di alto valore storico – artistico). Insomma, non tutto ha funzionato per il meglio, ma quando si tratta di un evento internazionale come questo (ospitato per la prima volta in città), le difficoltà escono fuori prepotentemente.
Se quindi, oggettivamente, vanno riconosciute note positive e negative, a sentire albergatori e commercianti, il quadro è completamente nero! A conti fatti, si sono registrati diversi segni negativi nel trend del periodo pasquale e della settimana di vela rispetto all’anno precedente, fatta eccezione per la sola giornata di Pasquetta. La crisi ha giocato un ruolo fondamentale in questo trend negativo e questo è un dato di fatto innegabile, come pure il maltempo, che ha sicuramente frenato la voglia di passeggiare in centro. Ma secondo le categorie, i motivi sono anche altri: ad esempio, la scarsa campagna di comunicazione fatta dalle amministrazioni verso l’evento (ma qui giocano un ruolo pesante anche i media nazionali, chiusi in un imbarazzante silenzio sull’evento, fatta eccezione per i media locali, diversamente da quanto è avvenuto in paesi come gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, dove la vela è sport nazionale) e la conseguente scarsa presenza di turisti stranieri, oltre che l’attivazione della tanto discussa Ztl sul lungomare che il sindaco vorrebbe mantenere per sempre.
Ma davvero sono questi i fattori chiave che hanno inciso in negativo? Forse in parte si, ma chi punta il dito verso questi elementi dovrebbe farsi un esame di coscienza e cercare di capire che lo sviluppo di un territorio deve coinvolgere tutti attivamente: non solo, quindi, le amministrazioni locali, ma anche quelle due categorie turistiche citate in precedenza… Sarebbe bello sapere, ad esempio, perché nella giornata di Pasquetta, quando in giro c’erano oltre 200.000 persone, la maggior parte dei commercianti di via Chiaia e via dei Mille (le principali arterie dello shopping) fosse chiusa, offrendo uno scenario abbastanza deprimente a cittadini e turisti…
Le polemiche lasciamole da parte per una volta, e abbandoniamo quella maschera da vittime che noi napoletani spesso portiamo per lamentarci di tutto e di tutti. Pensiamo, per una volta, agli aspetti positivi e a fare qualcosa di concreto per la città. Adesso arriva il momento più difficile, quello del “post – evento”… Il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche, partire dai risultati positivi ottenuti durante la manifestazione e cercare di portare avanti un programma di sviluppo costante basato sul territorio, sulla cultura e sul turismo. E se il Comune da solo non ce la può fare, si dovrà attirare la partecipazione dei cittadini e delle principali categorie turistiche: i primi hanno risposto già in positivo… Dai secondi stiamo aspettando un cambiamento di tendenza… La strada, in poche parole, è ancora lunga e in salita, ma porta verso un traguardo splendente.