Una settimana fa in Francia si è votato per il primo turno delle presidenziali. I risultati delle urne hanno visto il passaggio al secondo turno (al ballottaggio) del candidato socialista Francois Hollande, con più del 28% dei voti, e del Presidente uscente Nicolas Sarkozy, con circa il 27% dei consensi.

Il risultato, così come le attuali previsioni di voto, vedono in vantaggio il candidato socialista ma a fare da ago della bilancia al secondo turno saranno gli altri due partiti usciti con un consistente riscontro elettorale dalle urne: da un lato, Marine Le Pen che, avvicinandosi quasi al 20% dei consensi, ha migliorato il risultato ottenuto dal padre con il medesimo partito di estrema destra, sull’altro versante Jean-Luc Melenchon, dell’estrema sinistra, si è arenato su quasi 10 punti percentuali di meno.

Gli eventuali indirizzi di voto della candidata dal cognome illustre o quantomeno le preferenze spontanee dei suoi elettori tra i due candidati rimasti saranno sicuramente fortemente influenti in quanto potrebbero rovesciare il risultato del primo turno.

In ogni caso il 6 maggio si decideranno le sorti della Francia e, secondo alcuni, anche di parte dell’Europa.

Concentriamoci però su un aspetto particolare e settoriale dei programmi presentati dai due candidati passati al secondo turno: l’aspetto culturale.

A tal proposito leggendo molte delle interviste rilasciate da entrambi è inevitabile imbattersi nei riferimenti alla legge del 2007 che in Francia ha dato una forte autonomia alle università sottraendole al controllo centralizzato. Da un lato, infatti, Sarkozy rivendica l’importanza di tale scelta che permette agli istituti di programmare le proprie strategie e di avere maggiore libertà nell’assegnazione di premi e salari, arrivando anche a poter godere di maggiori finanziamenti in base ai propri migliori risultati.

Dal fronte opposto Hollande, pur non misconoscendo l’importanza dell’autonomia alle università, sottolinea la conseguente gestione delle risorse che ha portato all’esistenza di forti disparità, ulteriormente acuite dalle Iniziative per l’Eccellenza (Idex) che, paventando la concentrazione di risorse sui “cavalli migliori”, hanno invece portato ad un calo complessivo degli investimenti, là dove il candidato socialista invece sottolinea l’importanza di puntare sulle ricerche chiave e sui laboratori stabili permettendo percorsi almeno di medio periodo, ottenibili garantendo un minimo di certezza di rinnovo degli stanziamenti.

Il presidente uscente Sarkozy rivendica invece l’utilità degli Idex puntando il dito contro i vari enti che fanno ricerca parallelamente alle università che, secondo lui, andrebbero con il tempo trasformati in semplici agenzie di finanziamento al servizio degli atenei.

Entrambi in ogni caso sottolineano il ruolo centrale che vogliono dare alla riorganizzazione del settore educativo (che infatti è un punto molto presente in entrambi i programmi) seppur anche in questo si rivedano le chiavi di lettura che rivelano le matrici politiche caratterizzanti dei candidati: là dove Hollande sottolinea la necessità di investimenti e interventi atti ad eliminare le differenze di possibilità e le disparità anche geografiche nell’accesso al sapere, Sarkozy pone in evidenza l’importanza dell’autonomia dei singoli stabilimenti che vanno messi nella condizione di gestire nel modo più opportuno le proprie strutture e i fondi a disposizione.

Chi vincerà?