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Il teatro in prima serata ha vinto: a confermarlo sono i dati auditel che indicano una netta supremazia dello spettacolo teatrale “Sabato, Domenica e Lunedì” andato in onda nella serata del 1 maggio su Rai uno e che ha superato il 20% di share. Si tratta di un risultato non trascurabile che deve tenere conto di una giornata festiva, in cui le alternative di certo non mancavano.
La commedia di De Filippo, portata in scena davanti alle telecamere da Massimo Ranieri e Monica Guerritore ha fatto breccia nel cuore dei nostalgici della televisione dei primordi, quando la scatola alimentata da un tubo catodico aveva come obiettivo la divulgazione didattico- pedagogica e l’intento di aumentare gli ascolti attraverso programmi d’intrattenimento di scarsa qualità era ancora lontano e sconosciuto a questo palinsesto.
Il tele teatro nasce proprio con l’avvento nei primi anni cinquanta della televisione in Italia, ripercorrendo un’esperienza già maturata nella programmazione francese. All’inizio si tratta solo di riprendere con le telecamere gli spettacoli portati in scena dal vivo e di riportarne le immagini dal palcoscenico al piccolo schermo. Successivamente l’evoluzione delle potenzialità della scatola catodica portarono a rendere autonoma la realizzazione degli spettacoli teatrali per il pubblico televisivo: da una semplice ripresa del palcoscenico si passò ad un vero e proprio adattamento per il piccolo schermo. Il testo teatrale viene inscenato non più nel palcoscenico bensì negli studi televisivi, all’interno dei quali vengono ricostruite scenografie e dove prendono vita i diversi atti.
In un paese come l’Italia del dopoguerra in cui non tutti avevano l’opportunità di frequentare i banchi di scuola e il tasso di alfabetizzazione era piuttosto basso, la televisione, selezionando accuratamente i contenuti dei programmi e divulgando in particolar modo gli spettacoli drammaturgici, adempieva al suo compito didattico mantenendo allo stesso tempo un palinsesto di qualità. La selezione e la raccolta dei programmi da mandare in onda si è rivelata ben presto un’attività superflua tanto che oggi la televisione ha perso questo ruolo didattico, diventando invece nel tempo una “cattiva maestra”.
Il risultato degli ascolti della rappresentazione di De Filippo portata in scena l’altra sera è tuttavia indicativo di una inversione di tendenza degli ultimi anni. Il ciclo delle commedie dedicato ad Eduardo in onda sulla Rai era iniziato il 30 novembre 2010 con “Filumena Marturano” a cui sono seguiti “Napoli milionaria” e “Questi fantasmi”. Proprio da Eduardo era iniziata la stagione delle proiezioni del teatro nel piccolo schermo con il ciclo “Teatro in diretta” (1955-1956) e forse non è un caso che dopo 36 anni di assenza dagli schermi televisivi, l’esperimento è stato portato avanti, partendo proprio dal celebre drammaturgo napoletano e dalle sue commedie in cui la città di Napoli è la protagonista assoluta.
Il risultato ottenuto dimostra infatti una necessità avvertita da parte del grande pubblico di riscoprire una programmazione di qualità e di un desiderio diffuso di poter assistere gratuitamente a questi spettacoli. Una delle ragioni a cui ricondurre questo successo potrebbe essere il costo troppo oneroso degli abbonamenti e degli spettacoli teatrali, non sempre accessibili a tutti, in particolar modo ai giovani (le riduzioni infatti sono riservate solo agli studenti e non sono distribuite in base all’età anagrafica, pertanto una volta terminati gli studi non è più possibile usufruirne).
Nonostante questa nota positiva non bisogna sottovalutare che l’emozione di assistere ad uno spettacolo dal vivo, dove il pathos e l’interpretazione degli attori riescono a coinvolgere e trasportare maggiormente lo spettatore all’interno delle vicende raccontate sul palco, difficilmente potrà essere sostituita dal format del teatro televisivo.
Dopo questo successo di ascolti forse è lecito sperare che la televisione ritrovi nuovamente il suo ruolo di veicolo e mezzo di divulgazione della cultura a basso costo, cercando di far breccia in quanti oggi non possono permettersi i costi onerosi delle sale teatrali. Tale riscontro di pubblico per ora non sembra essere passato inosservato e l’attore Massimo Ranieri ha confermato l’intenzione di proseguire questo progetto portando in onda un ciclo di rappresentazioni di Luigi Pirandello. Che sia un ritorno al ruolo della televisione dei primordi e alla diffusione della cultura per tutte le tasche?