Avete presente Etsy?

Per chi non lo conoscesse Etsy è uno dei siti di acquisti on-line più originali d’America. Qui si possono infatti scoprire e comprare creazioni artigianali prodotte da artisti e fotografi, artigiani e designer che, non avendo abbastanza merce o abbastanza denaro per una sede fisica hanno deciso di vendere i propri oggetti online in un megastore virtuale tutto dedicato alla creatività e all’arte manuale.

Nato nel 2005, Etsy ha al suo interno oltre 875 mila rivenditori i cui oggetti vengono ordinati in base a categoria, prezzo, posizione e occasione. L’utente sceglie tramite immagini il prodotto da acquistare et voilà, il gioco è fatto.

Bene, direte voi, cosa sta accadendo? Accade che oltre 3.500 di questi artigiani che possiedono un loro spazio di vendita su Etsy hanno pianificato, per il giorno 10 maggio una protesta di 24 ore contro il celebre sito internet, uno sciopero durante il quale i loro spazi verranno messi in “vacation mode” e all’interno dei quali verranno spiegate le ragioni del dissenso.

I proprietari dei negozi virtuali rimproverano ad Etsy di aver cambiato la propria filosofia di vendita, danneggiando in maniera consistente i negozi più piccoli e caratteristici. Nato infatti come spazio gratuito di vendita per piccole botteghe artistiche, Etsy si è con gli anni inevitabilmente aperto alle regole del mercato permettendo anche ai rivenditori, cioè a coloro che non producono direttamente gli oggetti, di aprire un luogo di vendita online sul sito. L’impossibilità di controllare la provenienza delle creazioni e l’enorme mole di store attualmente presente, hanno dunque fatto sì che su Etsy cominciassero ad apparire anche manufatti industriali, lontani quindi dallo spirito artigianale per cui il sito web è stato creato.

Su un sito, chiamato per l’occasione “Protesty.com”, i 3.500 rivenditori manifestano le proprie ragioni, esortando anche altri commercianti a seguirne le orme.

Che effetto avrà questa protesta web su Etsy? Probabilmente nessuno, visto che il totale dei negozi coinvolti corrisponde a malapena all’1% di quelli presenti sul sito, eppure l’amministratrice di Etsy, Juliet Gorman, ha affermato: “Ogni singolo venditore è importantissimo per noi e per questo motivo ci impegneremo affinché si possa trovare il modo migliore per risolvere questa controversia e chiarire una volta per tutte le nostre policies aziendali”.

Per dimostrare la propria solidarietà agli artigani è stata aperta anche una pagina Facebook che trovate al link