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La Regione Sardegna è stata impegnata il 6 maggio 2012 in una chiamata alle urne davvero impegnativa: dieci i quesiti referendari su cui i cittadini hanno dovuto esprimere il loro voto, cinque consultivi e cinque abrogativi.
La consultazione pubblica era stata richiesta dal Movimento Referendario Sardo, con un particolare appoggio da parte dei Riformatori Sardi.
Il quorum è stato raggiunto e in attesa di scoprire i risultati degli scrutini, che sembrano protendere per una netta vittoria dei ‘sì’, vediamo quali sono stati i temi su cui i sardi hanno dovuto ponderare e dare il proprio giudizio.
Referendum n. 1.
Abrogativo.
Legge regionale sarda 2 gennaio 1997, n. 4 e successive integrazioni e modificazioni recante disposizioni in materia di “Riassetto generale delle Province e procedure ordinarie per l’istituzione di nuove Province e la modificazione delle circoscrizioni provinciali.
Cosa cambia?
Abolizione della legge che autorizza le nuove province, ovvero Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio.
Referendum n. 2.
Abrogativo.
Legge regionale sarda 1 luglio 2002, n. 10 recante disposizioni in materia di “Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove Province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4.
Cosa cambia?
Eliminazione della legge che prevede gli adempimenti per le nuove province Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio.
Referendum n.3.
Abrogativo.
Deliberazione del Consiglio regionale della Sardegna del 31 marzo 1999 (pubblicata sul BURAS n. 11 del 9 aprile 1999) contenente “La previsione delle nuove circoscrizioni provinciali della Sardegna, ai sensi dell’art. 4 della legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4.
Cosa cambia?
Abolizione della delibera del Consiglio regionale sardo sulle nuove circoscrizioni provinciali.
Referendum n.4.
Abrogativo.
Legge regionale sarda 12 luglio 2001, n. 9 recante disposizioni in materia di “Istituzione delle Province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio.
Cosa cambia?
Viene abrogata la legge regionale che prevede l’istituzione delle nuove province.
Referendum n.5.
Consultivo.
Province Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano.
Cosa cambia?
Si provvede all’abolizione delle quattro storiche province sarde.
Referendum n.6.
Consultivo.
Statuto della Regione Autonoma della Sardegna.
Cosa cambia?
Riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi.
Referendum n.7.
Consultivo.
Presidente della Regione Autonoma della Sardegna.
Cosa cambia?
Elezione diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso elezioni primarie normate per legge.
Referendum n.8.
Abrogativo.
Art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante “Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna” e successive modificazioni.
Cosa cambia?
Viene eliminata la previsione di indennità per i consiglieri regionali.
Referendum n.9.
Consultivo.
Consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna.
Cosa cambia?
Abolizione dei Consigli di amministrazione di enti e agenzie regionali.
Referendum n.10.
Consultivo.
Consiglieri regionali.
Cosa cambia?
Il numero dei consiglieri regionali viene ridotto da 80 a 50.
I primi quattro quesiti sono di tipo abrogativo e chiedono sostanzialmente all’elettorato se abrogare o meno le quattro nuove province sarde di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio.
Il quinto quesito è invece di tipo consultivo e inerente alla decisione di mantenere le province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano.
Se ci fosse una maggioranza di ‘sì’ per questi primi cinque referendum, la Sardegna diverrebbe la prima regione italiana ad essere priva di province.
I quesiti 6 e 7 sono entrambi di tipo consultivo, il che non li rende vincolanti, e prevedono cambiamenti istituzionali importanti: la nuova stesura dello Statuto regionale a mezzo di un’Assemblea costituente direttamente eletta dai cittadini a suffragio universale e l’introduzione delle elezioni primarie nella scelta dei candidati a Presidente della Regione, che viene eletto direttamente dal popolo.
La restante parte delle interrogazioni è volta invece ad un taglio netto dei costi dell’amministrazione regionale, che segue coerentemente il risparmio cui tendono le prime in ambito provinciale. Non si tratta tuttavia di referendum abrogativi, bensì consultivi, che come dicevamo non sono per natura vincolanti, ma lasciano poi agli organi politici libertà di decidere al riguardo. Unica eccezione il quesito numero 8 che prevede l’abrogazione delle indennità dei consiglieri regionali e il cui esito ha dunque forza obbligatoria.
La svolta cui potrebbe giungere la Sardegna è comunque epocale e si presenta come un campo di sperimentazione politica importante, che se darà i frutti sperati, potrà far da volano per il cambiamento anche in altre regioni italiane.