Entrato per la prima volta al Museum Of Fine Arts di Valletta, sei colto dalla bellezza di uno scalone a doppia rampa che conduce ad uno dei maggiori capolavori ivi conservati, “Ritmii Vitae”, eseguito da uno dei più famosi scultori maltesi del 900: Antonio Sciortino. La scultura raffigura due donne, una di spalle all’altra: la prima e’ colta in una posa da ballerina classica, in punta sui piedi, e stende la muscolatura del bel corpo, richiamando così la staticità della vita umana; l’altra, invece, e’ sbilanciata in avanti e, nella morbidezza delle linee che la sua posa crea, potrebbe richiamare il dinamismo della vita: due facce di una stessa medaglia ovvero ” l’equilibrio” come concetto ormai consolidatosi secondo cui la classicità poggia su determinate regole di staticità e armonia e il dinamismo,tipico di un’arte che si sta sviluppando, che è in atto. Una doppia faccia quindi, dello stesso Fine Arts.
Seguendo il percorso dalla superba sala di Mattia Preti e dei caravaggeschi del piano nobile (di cui fanno parte anche opere di artisti che hanno lavorato fra il primo Rinascimento e il tardo barocco) fino ai ritratti degli inglesi e italiani dell’Ottocento, ai meravigliosi acquerelli di Turner, si conclude il percorso al piano sotterraneo lungo le pareti di una corte aperta che e’ luogo di esposizioni temporanee di arte contemporanea. Qui puoi respirare a fondo il legame con la cultura maltese; i dipinti qui presentati sono testimonianza lasciata da pittori nati e vissuti sull’isola. (Vi è una sala al primo piano dedicata appositamente a tali artisti.) Nonostante questo sia identificato come un museo d’arte contemporanea, percepisci la mancanza di quei dettagli che, secondo me, lo definiscano effettivamente tale. Non vi è traccia, per esempio, di opere legate ai nuovi media. Un aspetto su cui riflettere è che un genere così nuovo come il multimediale, non ha più di tanto attecchito all’interno della realtà maltese, dove la pittura e la scultura rimangono i capisaldi incontrastati. A tal proposito i curatori del Museo sono impegnati a organizzare il nuovo allestimento, attualmente sito presso l’Admiralty House, la cui nuova apertura prevista tra qualche anno, avverrà nel palazzo dell’Auberge d’Italie, anche esso a Valletta.
La questione portata avanti con convinzione da questi giovani studiosi è quella per cui, non esistendo a Malta un Museo d’Arte Contemporanea di ampio respiro, nasce l’esigenza di prospettare un allestimento che pur guardando alla tradizione vada di pari passo con i tempi. I curatori sono infatti personalità formatesi sul posto ma sempre attenti agli sviluppi in campo museografico e museologico esteri e alle ricerche artistiche e storiche inglesi dal 600 alle contemporanee produzioni. Parlando con Katia, la più giovane curatrice, si comprende come il punto interrogativo ruoti attorno alla domanda: “ Su che basi possiamo parlare di Arte contemporanea? A quando risale il termine ante quem per definire l’arte maltese come arte contemporanea? Arte contemporanea è arte che si basa su nuovi concetti e non solo su nuovi mezzi?” Partendo in principio da che uso si vuol fare del termine, Katia afferma che si può parlare di “Contemporaneo” da circa trent’anni, quando si è avuta una svolta nell’ambito politico-culturale di Malta, Quando i giovani studenti e artisti hanno cominciato più diffusamente a viaggiare all’estero recependo stimoli provenienti da realtà più dinamiche come l’Inghilterra ma anche il resto d’Europa. Contatti necessari ed importanti per lo sviluppo di nuovi concepts e la creazione di nuove forme di approccio internazionale all’arte. Katia tiene a sottolineare che l’anno scorso fu realizzata una mostra d’arte-video incentrata sul multimediale, con una partecipazione di respiro internazionale (i partecipanti provenivano da qualsiasi parte del mondo). Il problema è che l’evento è rimasto circoscritto a se stesso, proprio perché l’approccio e l’apprezzamento della popolazione maltese risulta ancora oggi “timido” e superficiale soprattutto perché sembra difficile limitare il radicato attaccamento alla tradizione. Gli intenti dei curatori e di Katia in particolare si muovono nella direzione di apertura a nuovi sviluppi concettuali oltre che metodologici dell’arte ed eventi del genere (la mostra video) non rimarranno probabilmente isolati; essendo anche un’educatrice, oltre che curatrice del museo, Katia ritiene fondamentale che si “educhi”, per gradi, la popolazione a entrare in contatto diretto con nuove forme e nuovi strumenti contemporanei da introdurre nel contesto artistico maltese, sperando che essi possano offrire qualcosa di nuovo e profondo all’interno di un contesto cambiato nelle sue manifestazioni visive e che è comunque il risultato di una contaminazione e misto di culture profondamente diverse (araba, italiana, inglese).

Su tali premesse, ciò che possiamo fare adesso, e’ attendere con grande curiosità il nuovo, prossimo, Museum of Fine Arts.