Staccate la spina al ( televisore)  e non ci sarà più terrorismo
Mc Luhan

Ha fatto molto effetto, sabato sera, leggere sui battenti serrati di Villa D’Este a Tivoli –  che doveva illuminarsi nella notte, per aprirsi gratis al pubblico – che sarebbe rimasta chiusa per lutto nazionale. Un segno, la “chiusura”che, in certi casi, è più assordante di una deflagrazione. Come a dire: non si attenta alla vita dei giovani, non si compie un’efferatezza contro la vita e la speranza di futuro della civiltà proprio nel cuore di una scuola che è il primo luogo propulsivo della formazione, della cultura, un luogo in cui la cultura si plasma tramandandola, si libera “concependola”. Non si sa che natura abbia avuto un atto criminale come quello di Brindisi che avrebbe dovuto spingere ad un black out ancora più esteso  in quei luoghi-non-luoghi dello “schiamazzo” che, seppure volessimo non demonizzarli, tanta responsabilità hanno sulla diffusione dell’anti-cultura, sulla perdita dei valori e della rotta all’incrocio della nostra società con le altre società, ma anche nei percorsi più brevi e consueti tra persona e persona, con un enorme risvolto storico sulla vita democratica e civile.
E’ probabilmente molto impopolare ma si ci si sente di affermare che a fronte della chiusura dei luoghi della cultura, in occasione dell’iniziativa “La Notte Dei Musei”, quanti luoghi della non-cultura sono rimasti aperti? Si sono forse fermate discoteche, locali, eventi sportivi e luoghi del caos? Ora è più che mai necessario aprire, spalancare le porte alla civiltà che solo una forza culturale può edificare.
E’ stata comunque colpita una sede dell’istruzione. Un sito importante, significativo dove i ragazzi vengono affidati proprio per spegnere la TV ed accendere le speranze. Le speranze di una vita migliore specialmente in certe zone dove i media creano illusioni di una vita facile illuminata dai riflettori e dal cerone che copre volti acqua e sapone. Una scuola è un luogo di cultura. Sempre. Una cultura dal basso, dalle radici. Forse è ora di spegnere i cellulari, di non rispondere ad ogni chiamata. Di non attraversare la strada con la testa china a leggere il messaggio e rispondere istantaneamente con una maniacalità estrema.
Nel passato SMS stava per Scuola Media Statale. Oggi sms è la forma di comunicazione in cui il linguaggio si dissolve. Ecco perché occorre spalancare i luoghi della cultura. Perché occorre cambiare il modo di pensare. Non è possibile conoscere il nome di una discoteca esclusiva e non conoscere quali sono le regioni italiane.
Il terribile episodio di Brindisi dovrebbe farci riflettere su tante cose. Prima fra tutte che non bisogna dare nulla per scontato. Non ci si reca a scuola. Ma si frequenta una scuola. Si deve indossare, deve essere la spina dorsale per una formazione autentica. Per questo è necessario una scuola aperta. Aperta alla società migliore. Quella che qualifica, che fortifica che non insegue falsi miti. In questo la cultura ha una parte fondamentale. E’ la chiave maestra  che davvero apre le porte.

Chi ha premuto il tasto del telecomando ha probabilmente visto e letto il peggio in circolazione. Si è formato e deformato credendo che essere violento significa essere più forte. Alla fine ha spezzato la vita ad una ragazza ed ha  rovinato la vita a tante persone.
Sicuramente la gente che ieri ha letto il cartello di chiusura, era gente motivata. Tra queste forse c’erano anche coloro, e non sono pochi,  che non possono pagare un biglietto per visitare un monumento. Aprire alla cultura, oggi più che mai è aprire alla vita. Quella vita difficile per tutti ma che deve pur trovare la via giusta, la via dell’impegno e dell’onestà. Del merito, contro ogni scorciatoia. Ed ora che una scuola è stata colpita tutti noi dobbiamo difendere il mondo dell’istruzione, la barbarie è dietro l’angolo e basta un altro tipo di clik per distruggere tutto. Per tutto questo solo con la cultura possiamo costruire un mondo nuovo e diverso.

L’articolo è stato redatto in collaborazione con Marianna Scibetta