Si svolgerà ad Urbino il prossimo 16 e 17 giugno l’iniziativa “Ho messo le tue scarpe” , un progetto di avvicinamento e scoperta del mondo della malattia mentale: un percorso induttivo per capire una patologia spesso stigmatizzata, promosso dalla cooperativa sociale Alpha e realizzato da due documentaristi, Elena Mattioli e Flavio Perazzini. Tafter ha intervistato Elena per comprendere le dinamiche e la genesi del progetto e i suoi risvolti futuri.

 

Come è nato questo progetto e quale è la motivazione di un nome così particolare?

L’idea del progetto è nata due anni fa, quando Flavio ed io abbiamo realizzato un documentario dal titolo “Sigarette e Sigarette” ambientato nella struttura residenziale riabilitativa di Varea Dini ad Urbino, all’interno della quale abbiamo allestito un set, dove le persone che vivono o che lavorano all’interno della struttura potessero raccontare in modo naturale la loro storia. L’obiettivo era comunicare quale fosse la vita di un malato mentale, argomento che troppo spesso si affronta in modo defilato. Successivamente abbiamo pensato in che modo sviluppare la comunicazione in modo attivo e superare l’interazione passiva limitata all’ascolto caratteristica del documentario. È nato così il progetto “Ho messo le tue scarpe”: raccontare questa realtà, senza avere la pretesa di insegnarla, ma cercando di far capire le sensazioni di una persona che vive all’interno di questa struttura, non tanto mettendosi nei suoi panni ma nelle sue scarpe e intraprendere così un percorso che ci porti alla scoperta del contesto in cui vive.

 

Quale sarà il percorso in cui verranno coinvolti i partecipanti di “Ho messo le tue scarpe”. Quale l’obiettivo che si intende raggiungere con questa iniziativa?

Nello specifico il percorso coprirà l’arco di una giornata e sarà suddiviso in tre parti: Assenza, Scoperta e Restituzione. Nella prima fase il gruppo sarà condotto all’interno della struttura riabilitativa di Varea Dini di Urbino, per entrare in contatto con gli spazi e dare forma ai luoghi dove vivono quotidianamente le persone che soffrono di disagio mentale. La seconda parte sarà invece un cammino che si snoderà attraverso le vie secondarie della città di Urbino, accompagnati da un operatore della struttura. L’iter prevede alcune soste durante le quali verranno proiettati dei brani del documentario “Sigarette Sigarette”. La terza e ultima parte sarà, infine, di sintesi rispetto a quello che si è visto e percepito nel corso della giornata: si avrà la possibilità di confrontarsi sia tra i partecipanti che interfacciarsi con uno specialista.

 

L’iniziativa che avete organizzato è introdotta sul vostro sito da una breve storia illustrata, quella di Yuri e di come si sia evoluta nel tempo la sua malattia. Come è nata l’idea creativa di una storia per immagini?

La storia di Yuri è sicuramente funzionale per diffondere l’evento che si svolgerà il 16 e il 17, ma ha anche lo scopo di comunicare ed introdurre il mondo di coloro che vivono il disagio mentale. L’obiettivo dell’interno progetto è infatti quello di rendere le persone consapevoli, almeno in parte, e di fornirgli un primo approccio con questa realtà senza comunicare in modo negativo e cupo questa malattia, che è sicuramente una patologia e in quanto tale prevede una terapia, ma non ha senso aggravare con altri timori e paure, come invece spesso succede. La storia di Yuri è il primo passo per dare una forma creativa e innovativa a questo mondo per chi non ne conosce nulla.

 

La storia a puntate di Yuri non si limita ai disegni ma è sviluppata in modo interattivo. I dati della malattia, delle analisi e delle cure vengono rielaborati attraverso infografiche e pop up: un vero e proprio racconto 2.0. La fine inoltre non è ancora stata scritta: come si evolverà il racconto? Sarà sempre prevista una partecipazione attiva dei lettori?

La storia non ha ancora una fine perché speriamo di portarla avanti, completandola con altri racconti anche dopo la fine dell’evento il 17 giugno. L’interazione con i lettori l’abbiamo cercata in particolar modo nella parte in cui si chiede di riempire un vuoto. Sono arrivate molte richieste di contatto, molte manifestazioni di interesse e scambi reciproci di esperienze. Sicuramente vogliamo mantenere aperto questo spazio virtuale per continuare a mettere insieme racconti. Yuri, infatti, ci riporta storie diverse a seconda delle scarpe che indossa, perciò abbiamo ancora molte esperienze da raccogliere. Non abbiamo ancora idee ben definite sui progetti futuri, ma siamo certi che le storie di Yuri continueranno ad arricchire lo spazio virtuale.

 

In che modo gli enti locali hanno sostenuto il vostro progetto?

Da parte del comune di Urbino, provincia e regione ci è stato garantito un vero e proprio supporto materiale e concreto, come la fornitura di spazi e dei materiali per l’allestimento del 16 e il 17. Inoltre, il loro ufficio stampa ha lavorato in sinergia con il nostro per veicolare il più possibile l’evento.

 

Se volete partecipare il 16 e il 17 giugno questo è il sito dell’iniziativa