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Incuriosisce molto l’idea che a Sorrento, una delle città più “turistiche” della Campania e forse d’Italia, nota soprattutto per la sua costiera, per il mare, per la tranquillità ma anche per lo svago, ci sia “il più bel Museo di provincia d’Italia”. Definizione data dalle guide turistiche italiane al Museo Correale di Terranova, i cui fondatori, Alfredo e Pompeo Correale, Conti di Terranova, ultimi discendenti di una antica famiglia disposero che i loro lasciti testamentari – collezioni d’arte raccolte nelle ville di famiglia – nel 1900 costituissero un Museo per la Città di Sorrento. L’inaugurazione vera e propria vi fu nel 1924.
La visita del Museo colpisce per l’eterogeneità della collezione; si spazia dall’archeologia con ritrovamenti nella Città di Sorrento, alla collezione di artigianato tipico come mobili e scrigni di legno intarsiati, dalla sezione sui dipinti dal XV al XIX secolo costituiti anche da quadri della scuola napoletana di Posillipo, alla struttura stessa della villa, rimasta quasi invariata nel tempo,da definirsi Casa-Museo.
Ma un l’elemento che “sorprende” il visitatore è lo spettacolo nello spettacolo offerto dagli affacci delle finestre delle sale: la vista sulla costiera sorrentina, con il mare che accompagna la visita al museo. La veduta nitida delle isole del Golfo di Napoli offre un ulteriore elemento di soddisfazione ai visitatori. Inoltre uno splendido polmone verde alle spalle del Museo dà un tocco di particolarità e di respiro aggiungendo all’esperienza conoscitiva della ricca collezione anche un’inaspettata immersione naturalistica.
Da poche settimane ha riaperto le porte ai proprio visitatori dopo esser stato chiuso per alcuni anni e questa occasione è stata utile per fare alcune domande alla gentilissima Laura Cuomo, Assistente alla Direzione (il direttore è Filippo Merola).
Tra gli elementi emersi durante l’intervista ci sono il motivo dell’ultima chiusura, la modalità di gestione museale sotto l’aspetto scientifico ed economico, il posizionamento del Museo e gli obiettivi futuri.
L’ultima chiusura è dovuta a lavori di restauro per la facciata, necessari anche per il progetto futuro di utilizzare la struttura per manifestazioni e conferenze. La storia del museo rispecchia e risente della storia d’Italia. Dopo il sisma degli anni ’80 in Campania, ad esempio, rimase chiuso per 10 anni.
Questi lavori sono stati interamente a carico del Museo stesso, gestito – elemento particolare ma anche problematico – da una Fondazione Privata. Gli introiti quindi derivano dalla vendita dei biglietti d’ingresso e da fondi messi a disposizione dalla famiglia Correale con dei lasciti (terreni, una casa canonica, il fantastico Belvedere in cogestione con il Grand Hotel Ambasciatori).
La Fondazione partecipa inoltre, presentando vari progetti, a bandi per i finanziamenti per la cultura mediante fondi europei. Il Consiglio di Amministrazione del Museo, per volere dei Correale, è formato ancora oggi da un rappresentante del Comune di Sorrento, una persona scelta dal Museo Artistico Industriale Palizzi di Napoli (oggi anche Istituto d’Arte Palizzi) ed un rappresentante del Museo Filangieri (anch’esso riaperto da poche settimane dopo molti anni).
Uno dei temi principali dell’intervista è stato quello del posizionamento del Museo nel “mercato museale” ed in quello turistico, visto che la sensazione è, forse, quella di voler provare a diversificare il target di Sorrento da turistico-balneare a culturale. Purtroppo ne viene fuori che solo l’1% delle presenze di turisti a Sorrento visita il museo, questo dato sconfortante è dovuto proprio alla concorrenza importante di attrattori culturali come Pompei e Napoli. Sorrento in questo senso viene quindi intesa come meta di puro svago dopo aver – probabilmente – visitato Pompei e/o Napoli.
Essendo infatti geograficamente fuori dai consueti circuiti culturali della Campania e non potendo contare sui finanziamenti del Mibac, essendo una Fondazione privata, c’è un duplice sforzo nel rendere visibile la sua bellezza ai turisti. Siano essi di passaggio in costiera sorrentina (ad esempio potrebbe essere un’idea quella di puntare sul pubblico dei croceristi e mini-croceristi del golfo di Napoli) oppure fruitori di una vacanza soggiorno in città. Il tentativo di intervento sul consolidato target turistico, quindi, impone alla leadership del museo un lavoro a monte, attuando interventi che ricerchino ed intercettino possibili visitatori del Museo Correale per “convincerli” ad entrare.
Tra gli obiettivi futuri della Fondazione c’è anche la diversificazione dell’offerta. Innovativa, per una struttura museale, l’idea di offrire i propri spazi alle celebrazioni di matrimoni, grazie alla location esclusiva. Infatti, grazie ad un accordo con il Comune di Sorrento, i matrimoni civili potranno effettuarsi, oltre al Chiostro di S. Francesco (suggestiva ambientazione, già consolidata) anche al Museo Correale. Puntare poi su convegni, congressi, mostre particolari, conferenze, piccoli concerti sul Belvedere, presentazione di libri, può essere davvero la chiave di volta per far conoscere a tutti il Museo Correale non solo per la struttura, ma anche per la propria collezione.
Condivido pienamente il pensiero della dott. ssa Cuomo, la quale suggerisce, per Sorrento, di puntare tutto sulla cultura. Ed a mio avviso un processo di sviluppo sostenibile di tutto il territorio italiano nel suo insieme e delle peculiarità delle varie zone d’Italia, non può prescindere dalla cultura e dal turismo.