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Regia: Larry Charles – Cast: Sacha Baron Cohen, Ben Kingsley, Scott Rudin.
Uscita italiana: 15 giugno 2012
Cosa poteva fare Sacha Baron Cohen al suo quarto lungometraggio che non fosse il suo consueto mockumentary (lett. falso documentario) on the road per irridere scandalizzare facce e realtà americane? Semplice, essere ancora più politicamente scorretto e provocatorio, all’interno però di una storia totalmente fictional, un po’ Grande Dittatore di Chaplin un po’ Principe cerca moglie, alzando il tiro con una critica alla politica lobbystica americana e a tutto il baraccone delle Nazioni Unite.
Il Generale Aladeen è il sovrano assoluto del regno africano di Wadiya. Consigliato dal solo Zio Tamir capo della polizia, e segretamente a capo dei sobillatori, opprime, con grande affetto e sincera misoginia, il suo popolo finché l’opinione pubblica mondiale non lo costringe a recarsi alle Nazioni Unite per firmare finalmente una costituzione democratica. A New York troverà anche l’amore che non si aspetta.
“Il Dittatore” a tutti gli effetti è la prova di maturità di Cohen, per quanto di maturità si possa parlare per uno che non si fa problemi farsi filmare con i gioielli di famiglia al vento, oppure mentre ravana dentro la vagina di una donna partoriente. La sua satira (colta nei riferimenti ma confezionata nella maniera più volgare possibile) non risparmia nessuno e nessuna tematica: terrorismo, torture di guerra, maternità ed ogni tipo di minoranza esistente, ma tutto ad un tale livello parossistico da rendere ridicola qualsiasi indignazione dello spettatore che al contrario si trova a ridere sfacciatamente e senza alcuna remora morale. Tanto per far capire il tenore, sfidiamo la più agguerrita delle femministe a sdegnarsi di fronte all’illuminante opinione del sovrano Wadiyano: “Donne che vanno a scuola sono come scimmie sui pattini a rotelle: a loro non cambia nulla, ma a noi fanno molto ridere”.
Girato in 2 continenti, con location da kolossal ed ambiziose scene di folla: dalla Fifth Avenue, per l’occasione scenario di un’imponente parata con cammelli e Lamborghini, al Rockefeller Center, alla Plaza de Espana di Siviglia scelta come esterno del suo palazzo imperiale. Come per i suoi precedenti lungometraggi, Cohen, ha nel fedele Larry Charles il regista perfetto nel seguirne tempi comici, dialoghi fulminanti e gag slapstick che sarebbero piaciute anche al Blake Edwards di Hollywood Party.
In questo più che in altri film è tassativa la visione in lingua originale a meno di non volersi perdere, tra le tante gag (e questa, ovviamente, pre-governo tecnico), una procace escort di Aladeen che allontanandosi dal talamo si scusa per un urgente appuntamento con “the italian prime minister”, trasformato (manco il doppiaggio fosse curato da Emilio Fede) in “un importante uomo politico”.