Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Nelle sue commedie o meglio “tragicommedie” Racconto d’inverno e Molto rumore per nulla, William Shakespeare sceglie un’ambientazione siciliana e Messina ricorre molto spesso.
Oggi nella città dello Stretto, il clima culturale e gli ultimi accadimenti a proposito delle sorti del “Teatro di Messina” sono sospesi in un’atmosfera da tragicommedia… purtroppo ben lontana dai toni Shakespiriani.
Infatti il “Vittorio Emanuele”, storico teatro di Messina, gioiellino dell’architettura liberty di cui resta solo la facciata (l’interno è stato irrimediabilmente “modernizzato” da un restauro negli anni ottanta), chiude per taglio dei fondi.
Questo annuncio arriva a fine maggio in coda a una stagione conclusasi con l’allestimento della Rondine di Puccini e il musical sul bandito Giuliano con la regia del messinese Giampiero Cicciò e le musiche di Dino Scuderi.
Il Teatro è un Ente teatrale autonomo che gode di fondi regionali (E.A.R) che gestisce e organizza una stagione mista teatrale e lirica, con diversi turni di abbonati, un discreto numero di dipendenti e anche un’orchestra.
I lavoratori del teatro (maestranze, tecnici, ma anche musicisti dell’orchestra) hanno deciso di non sottostare a questo repentino cambio di rotta che incide pesantemente anche sulla gestione delle loro vite e hanno già organizzato, sabato 26 maggio, un concerto – prima iniziativa di protesta al quale sono stati invitati tutti i musicisti della città, anche non appartenenti all’Orchestra.
Una prima manifestazione, sintomatica di un risveglio e forse di uno scatto di consapevolezza e di orgoglio culturale, che avrà un seguito tanto che in questi giorni si sta parlando di organizzare una sorta di “stati generali della cultura in città”.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=iJRB2djW5vw&w=400&h=230]
Di seguito il comunicato ufficiale che annuncia l’evento, organizzato dai sindacati dei lavoratori:
Le Organizzazioni Sindacali di SLC-CGIL ed UILCOM-UIL insieme, e grazie, ai professori d’orchestra, hanno organizzato un concerto per il giorno 26 maggio 2012, che si terrà nel piazzale antistante il teatro con inizio alle ore 19:00, per protestare contro il taglio del finanziamento regionale all’E.A.R. Teatro di Messina. Questa decisione inciderà pesantemente sulla sopravvivenza del teatro precarizzando i posti di lavoro, sia per i dipendenti facenti parte dell’organico ed, ancora di più, i tanti lavoratori impiegati con contratti a tempo determinato.
In più, a Messina, pesa la mancata soluzione delle due questioni irrisolte da anni:
– l’equiparazione dei dipendenti in organico ai ruoli regionali;
– l’approvazione della pianta organica propedeutica alla crescita ed allo sviluppo del futuro dell’E.A.R. Teatro di Messina con la conseguente stabilizzazione di tutto quel personale assunto, da anni, con contratti a tempo determinato.
Invitano tutti i lavoratori, stabilizzati e precari, iscritti e non, a partecipare all’evento.
E’ giunto il momento di iniziare la vera lotta per il lavoro e per i diritti negati da troppi anni.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=EEk35Q8hZ7A&w=400&h=230]
Grave lo stato di crisi per la città di Messina, sempre più vicino al collasso. Partendo dal mancato impegno per il ripristino dei treni soppressi, passando all’assenza di stanziamenti da parte di Provincia e Comune di risorse per il Teatro Vittorio Emanuele, fino al caso ATM (azienda trasporti della città che gestisce autobus e tram) su cui pesano le scelte del sindaco e dei commissari da lui nominati, oltre ad anni di mala gestione, che hanno condotto alla situazione attuale.
Da questa presa di coscienza bisognerebbe tentare di riemergere: anni di mala gestione distribuiti su più campi della vita civile (trasporti cittadini e rete ferroviaria, teatro) hanno portato a una situazione di palude stagnante con conseguenze negative per l’intera cittadinanza. L’esasperazione diffusa tra i messinesi non poteva dunque che sfociare in moti di protesta e manifestazioni di dissenso che non potranno restare inascoltate.