Ormai è chiaro che i festival si possono fare proprio su qualunque cosa: che si tratti di temi di alta levatura artistica, spirituale o morale o che si parli di, altrettanto necessari, nutrimenti per i sensi e il corpo, poco importa. Quindi, da veri insaziabili, non si può rinunciare al gelato.
E così festeggiano rispettivamente il terzo ed il secondo anno di vita il Firenze Gelato Festival e l’Iscream di Poirino, cittadina alle porte di Torino. Come a dire che la crisi la si può anche affogare nel gelato, ma ognuno con il suo stile.

Il Firenze Gelato Festival si è tenuto nel maggio scorso e si presenta come una grande fiera internazionale: una vetrina che riunisce i migliori gelatieri e le principali aziende del settore dall’Italia e dall’estero, rispolverando l’antica tradizione fiorentina della crema fredda. Un evento di grandi dimensioni, promosso dalle principali istituzioni del commercio e dell’industria di Firenze, e di chiaro scopo promozionale per i marchi che vi prendono parte.

Completamente diversa la formula dell’Iscream, organizzato dall’associazione omonima e da un singolo gelatiere, che si svolge dal 6 all’8 luglio prossimi. Qui il gelato è il pretesto per creare un happening in bilico tra cultura materiale, fatta di buoni, anzi ottimi, prodotti agroalimentari e arte: musica, sopratutto, ma anche scrittura, fotografia e arti visive.
Non un grande evento, ma un evento grande nelle intenzioni, che certo non sono quelle di sfidare i festival rock o le fiere del settore alimentare della vicinissima Torino.

Per quanto, rispetto ai nostri ricchissimi festival letterari o musicali, possa far sorridere l’idea di festival legati al gelato, c’è da chiedersi come mai quella stessa capacità per cui l’Italia viene indiscutibilmente riconosciuta all’estero, ossia la capacità di “saper fare” della sua gente – saper fare macchine da corsa, vini, abiti, etc quindi cose belle o cose buone – continui ad apparirci qualcosa di meno “cool” rispetto alla letteratura o alla musica, per quanto queste ultime, siano apprezzate assai meno nel resto del mondo.

Guardarsi da fuori è sempre piuttosto complesso, talvolta impossibile, ma se un gusto piace a tutto il mondo forse vuol dire che è buono. E se questo gusto ha la forma di un gelato piuttosto che di una  pagina di romanzo… poco male.