Il banco non è male.
Legno grezzo, di quelli che ti fanno i gomiti e non solo, se non stai bene attento a come ti muovi.
Del resto, il saloon deve portare con lui una certa quale eredità in cicatrici.
L’esperienza è importante: da qualche parte lungo la Frontiera si dice che sia il proiettile di ogni colpo andato a segno.
Ma non siamo qui per parlare delle lunghe cavalcate in equilibrio sul confine, quanto di quello che siete venuti a bere: che sia per ristorarvi o per dimenticare, poco importa.
Questo vecchio cowboy sarà sempre qui, pronto a riempirvi i bicchieri e sempre in attesa del prossimo brindisi.

 

 

 

 

 

Take shelter
di Jeff Nichols

Da gustare come: un bourbon rye liscio.

Se avete bisogno di: un viaggio incredibile nella provincia americana e nella mente di un uomo alla ricerca del rifugio migliore per la sua famiglia.

Di cosa si tratta: in poche parole, di uno dei migliori film dell’anno. Uscito nel pieno di un luglio povero di uscite interessanti in ritardo di mesi rispetto al resto del mondo, questo film meraviglioso è senza dubbio uno dei vertici assoluti del 2012 cinematografico.
Un crescendo di intensità incredibile per le vicende di un uomo alle prese con l’incubo di una tempesta pronta a giungere per distruggere le vite di chi ama, pronto a lottare contro tutto e tutti per affermare le ragioni del suo cuore.
Come se non bastassero gli effetti prodigiosi, le interpretazioni da urlo ed un crescendo pazzesco, Nichols confeziona anche uno dei migliori finali degli ultimi dieci anni – e forse più – di settima arte. Imperdibile.

 

The way back
di Peter Weir

Da gustare come: un Bundaberg, tipico rum di produzione australiana.

Se avete bisogno di: terre selvagge, un viaggio della speranza, grandi avventure.

Di cosa si tratta: il grande ritorno di Peter Weir – regista noto principalmente al grande pubblico per L’attimo fuggente – nel “wilderness” che aveva caratterizzato la prima parte della sua opera, dal folgorante Picnic ad Hanging Rock in avanti.
Un gruppo di fuggitivi evasi da un campo di lavoro in Siberia con background ed origini completamente differenti affronta un viaggio verso l’India che potrebbe significare salvezza e libertà.
Un’epopea dal respiro maestoso del grande Cinema d’avventura che non dimentica di porre l’Uomo di fronte a se stesso e all’imponenza della Natura.

 

The amazing Spider Man
di Marc Webb

Da gustare come: un Bacardi Freezer o un cocktail già confezionato, tendenzialmente leggero.

Se avete bisogno di: una serata di evasione o il divertimento dei più piccoli, per una volta graziati da un ottimo 3D.

Di cosa si tratta: archiviata la trilogia firmata da Sam Raimi, Marc Webb ha la responsabilità di reinventare lo Spider Man cinematografico avvicinandolo – a dieci anni dal primo capitolo firmato dal suo più illustre collega – ad una nuova generazione di spettatori.
Il cast promette molto bene, gli effetti paiono notevoli, i primi pareri oltreoceano meno.
Il fascino del personaggio non si discute, staremo a vedere se la produzione si sarà accontentata di stupire senza lasciare il segno o se la qualità del recentissimo The Avengers sarà il nuovo standard delle produzioni Marvel su grande schermo.

 

Contraband
di Baltasar Kormakur

Da gustare come: un Long Island.

Se avete bisogno di: un film d’azione solido e ben congeniato che si sposi con il non eccessivo impegno del periodo.

Di cosa si tratta: l’islandese Kormakur, per la prima volta alle prese con una produzione – seppur non titanica – made in Usa, sfrutta una perizia da veterano dell’action per tessere attorno al cast una vicenda che pesca a piene mani dall’immaginario delle pellicole ad alto tasso adrenalinico recenti – da Michael Mann a serie tv come The Shield e The Wire – consegnando al pubblico un prodotto a tratti forse dozzinale, ma ugualmente efficace.
Considerata la penuria di uscite che ci attende in questa torrida estate, potrebbe risultare addirittura una delle proposte più interessanti per tenere la mente leggera in attesa di impegni più importanti da affrontare in autunno.

 

La leggenda del cacciatore di vampiri
di Timur Bekmambetov

Da gustare come: un Bloody Mary.

Se avete bisogno di: una fiaba nera e gotica lontana dal buonismo twilightiano ma ugualmente legata alla “leggerezza” della stagione meno impegnata dell’anno.

Di cosa si tratta: tratto da un best seller di Seth Gravame-Smith, questa curiosa versione sanguinaria di Lincoln nata da una produzione che vede partecipare al progetto anche Tim Burton si presenta come il fantasy dell’estate, vero e proprio antagonista di quello che potrebbe essere Biancaneve e il cacciatore.
Segnato dall’infanzia e dalla morte della madre, il giovane Abraham giurerà vendetta ai succiasangue dedicando alla loro caccia gran parte della sua vita adulta: il rischio di tamarrata in salsa dark c’è tutto, ma in questo periodo dell’anno, in fondo, è permesso anche questo.

 

Per tutti gli altri film, da mandar giù fino all’ultima goccia, mi trovate anche sul blog White Russian