Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Sono in grado di generare un flusso turistico consistente accontentando grandi e piccoli nella scelta della vacanza e mescolando divertimento e relax, natura e arte. Parliamo dei parchi divertimento, uno dei comparti più sviluppati del turismo e che negli ultimi anni ha registrato dati significativi di crescita.
Nonostante le molte differenze che sussistono tra parchi europei e parchi oltreoceano: basti pensare che il parco divertimenti più grande del mondo, il Disney Magic Kingdom di Orlando in Florida, genera da solo circa 17 milioni di visitatori che corrispondono circa alla somma dei turisti presenti nei periodi di alta stagionalità nelle principali 6 città americane, mentre in Europa la perfomance migliore è quella di Disneyland Paris con circa 12 milioni di visitatori.
E in Italia? I dati relativi ai parchi divertimento nostrani si discostano nettamente da queste cifre, nonostante la buona attrattività che questo comparto genera nel turismo italiano e straniero.
Gardaland e Mirabilandia sono gli unici due parchi, su un totale di circa 160, a generare un flusso consistente di visitatori che si attesta sui 32 milioni 800 mila di ingressi per il primo e 1 milione 650 mila per il secondo (secondo i dati TEA/AECOM del 2010).
La tradizione del parco a tema è infatti sicuramente meno sviluppata nel Belpaese rispetto agli Stati Uniti e all’Oriente dove comunque registrano segnali incoraggianti sono gli spazi marchiati Disney.
Eppure, negli ultimi anni una leva consistente per la destagionalizzazione del turismo è stata rappresentata dall’investimento in questo comparto, come dimostra la recente apertura del Rainbow Magicland alle porte di Roma (Valmontone) che ha permesso di decentrare e diversificare il turismo della Capitale con un investimento che ha visto potenziare i collegamenti da Valmontone a Roma (una navetta gratuita collega la stazione di Roma Termini e quella di Frosinone al Parco) e migliorare l’ospitalità dell’area.
Ad un mese dalla sua apertura (avvenuta a maggio del 2011) Rainbow Magicland ha registrato infatti 150 mila visitatori e in questo anno ha puntato gran parte della sua strategia di marketing sulla comunicazione e sulla pubblicità.
Se dunque, a prima vista, l’apertura di un grande parco a tema possa essere ritenuta a basso rischio (con il raggiungimento del break even point già nei primi anni di vita) vi sono però da considerare dei fattori non trascurabili e assolutamente imprevedibili che hanno portato ad esempio Disneyland Paris a contrarre notevolmente le spese a causa di una crisi profonda e inaspettata.
A venti anni dalla sua apertura, infatti, il parco di Marne-La Vallée sta conoscendo un periodo nero della sua attività con perdite che si aggirano attorno ai 212 milioni di euro.
Philippe Gas, sesto direttore del parco in 20 anni, ammettendo degli errori strategici e una congiuntura economica non favorevole, ha però assicurato che tutti i debiti verranno cancellati entro il 2024.
Una speranza su cui molti lavoratori fanno affidamento nonostante nel lontano 1992 nessuno degli abitanti della zona fosse d’accordo sull’apertura del parco. “Topolino vattene” recitavano le scritte che campeggiavano a Parigi il giorno della quotazione in Borsa di Euro Disney. Ma da allora molte cose sono cambiate: migliaia di posti di lavoro sono stati creati e molte realtà alberghiere e attrazioni turistiche sono state costruite attorno al parco rendendolo così uno degli assett di sviluppo della periferia parigina che gode anche dei flussi turistici brevi generati dal mordi e fuggi della vacanza al parco.
Continuo rinnovamento nelle attrazioni, qualità nella manutenzione della meccanica e dell’estetica, adeguate strategie di marketing e una buona politica dell’ospitalità in sinergia con gli operatori locali possono essere la ricetta adeguata per fare in modo che i parchi a tema e di divertimenti oggi, anche in Italia, possano andare a coprire segmenti di mercato più deboli puntando sulla destagionalizzazione e sul decentramento dei flussi turistici tradizionali.