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Venerdì 13 luglio parte a Viterbo, con l’opera “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, il sesto Tuscia Operafestival, che quest’anno sarà affiancato dal Festival Barocco, giunto invece alla quarantunesima edizione.
L’intelligente scelta di operare questo connubio, come ci spiega il Maestro Stefano Vignati, Direttore artistico della kermesse, deriva da esigenze di ordine economico e pratico: “Tutti dovrebbero ricorrere a cooperazioni e coproduzioni, dagli enti alle fondazioni liriche, a finire con le associazioni: questo dà la possibilità di giungere a produzioni migliori abbattendo i costi. E’ inoltre necessario ottimizzare ogni risorsa, come abbiamo fatto con il Tuscia Operafestival e il Festival Barocco a livello di pubblicità: li abbiamo promossi separatamente pur presentandoli congiuntamente”. Il Maestro Vignati ha inoltre voluto ribadire il ruolo importante ricoperto dalle istituzioni: “Il Festival si regge anche grazie alle amministrazioni, perché il nostro evento porta fondi dall’estero, da progetti di formazione, con un mosaico complesso e variegato fatto di cooperazioni, ricerca di sponsor anche minimi e finanziatori dall’estero. La leva economica che generiamo sul territorio tra l’indotto diretto e indiretto è considerevole: ogni investimento ha un ritorno pari a dieci volte tanto. Dinanzi a tali risultati, come si fa a non parlare di economia in ambito culturale!”.
Madrina di questo appuntamento viterbese è la grande Lina Wertmuller che ha così rinnovato il proprio sostegno all’evento: “E’ un bellissimo festival, così come la città. Ho avuto piacevoli esperienze per cui torno sempre con piacere”, pregiandolo anche dello spettacolo “Giamburrasca”, da lei diretto e interpretato da Elio de “Le storie tese”.
Il Tuscia Operafestival si appresta infatti a debuttare con un programma variegato e articolato, nonostante il periodo economico non proprio favorevole. Il Direttore Stefano Vignati ha così commentato il tentativo di democratizzare l’evento: “Il costo dei biglietti è stato abbassato drasticamente e progressivamente in questi ultimi anni perché ci rendiamo conto delle difficoltà delle famiglie. Abbiamo inserito alcuni spettacoli gratuiti perché era la modalità giusta per questa tipologia di appuntamenti che sono di natura popolare e partecipativa. Tutto ciò è volto a mantenere questa cultura realmente viva e non farla solo sopravvivere, non deve essere un accanimento terapeutico, ma un vero impegno per quanto difficile”.
Il programma è infatti ricco non solo di importanti appuntamenti musicali, come il concerto di Ramin Baharami previsto il 17 agosto per il Festival Barocco, ma anche di momenti più ludici come quelli inseriti nella sezione “Pagine Parole & Musica”, che prevede incontri con importanti nomi dello spettacolo come Giovanni Allevi, o i “Concerti Aperitivo” a Palazzo del Drago.
Insieme alla musica ed al teatro, protagonista sarà la danza, sotto l’egregia guida dei Maestri Raffaele Paganini e Luigi Martelletta, anche loro conferme delle precedenti edizioni. La loro autorevole presenza rende lustro a questo evento di cui il Maestro Martelletta ha così parlato, accennando anche a progetti futuri: “Il Tuscia Opera festival sotto l’aspetto qualitativo è sicuramente un evento importantissimo con autorevoli partecipazioni nazionali e internazionali per cui ci teniamo ad essere presenti ogni anno. Per la prossima edizione vorremmo inserire, affianco al programma dei professionisti già affermati, anche un quindici giorni di stage e laboratori per giovani talenti che, all’interno di un’accademia, lavoreranno alla preparazione di uno spettacolo tutto dedicato a loro: un’operazione di certo complessa ed ancora da definire, ma che sarà utile per i giovani che si avvicinano a questa disciplina desiderando renderla la loro professione”.
Gli appuntamenti da segnalare per gli appassionati del balletto non mancano, come lo spettacolo “Unica Passione” del 3 agosto, che vedrà sul palco Samuel Peron insieme al Maestro Paganini il quale si è mostrato forte sostenitore di tale commistione tra generi: “Non eseguendo nel festival la danza classica di repertorio, che solitamente appartiene agli enti lirici istituzionali, con i trenta cigni e compagnie corpose, le aperture di porta ad altre discipline di ballo sono in questo caso un completamento, un luogo comune in cui ci si aiuta a vicenda per creare qualcosa di alto livello”.
Anche la danza è tuttavia interessata alla carenza di fondi che sta interessando il mondo della cultura e dello spettacolo. Secondo il Maestro Martelletta, tuttavia “in questo contesto di grande crisi forse la danza subisce di meno rispetto a chi è abituato a far affidamento su finanziamenti più consistenti, muovendo migliaia di euro” e aggiunge “Chi come noi è solito arrangiarsi con pochi euro, continua a farlo anche ora: la danza sente la crisi ma senza particolari traumi perché per noi è cambiato molto poco”.
I ballerini che si esibiranno al festival hanno voluto a loro volta sottolineare l’importanza di questa vetrina, mostrandosi onorati di prestare la loro arte a tale iniziativa culturale fortemente legata al territorio. Simona De Nittis ha comunque messo in luce le difficoltà che anche i danzatori stanno affrontando: “Siamo coinvolti in questa crisi del mondo dello spettacolo. La disoccupazione per requisiti ridotti ci coinvolge insieme ad altre figure: il vecchio adagio che il ballerino è bistrattato non è un falso. Abbiamo un forte spirito di sacrificio, continuiamo a ballare nonostante i problemi, ma questa disponibilità ci si sta ritorcendo contro”.
Nonostante questo, la passione e l’amore nei confronti di questa disciplina è tale che Stefano Muià ha dichiarato: “Ci impegniamo sempre a portare i nostri coetanei in questo mondo, per rompere lo stereotipo che la danza classica sia riservata ad un’élite, invece non è così: questi spettacoli che prevedono una commistione di generi servono proprio a far integrare un pubblico variegato”.
E la giovane collega De Nittis aggiunge: “Facciamo inoltre un appello ai genitori di iscrivere i bambini ai corsi di danza, perché è una disciplina che forma fisicamente e mentalmente i ragazzi, al di là della carriera che potranno o meno intraprendere”.
Queste sono le voci del Tuscia Operafestival e del Festival Barocco: tante persone, ognuna con il proprio excursus professionale e la propria carriera, ma tutte accomunate dal desiderio di mantenere viva una cultura che, nonostante tutto, è anche, a quanto pare, vegeta.