Anche quest’anno a Viterbo, dal 29 giugno al 14 luglio, va in scena Caffeina, festival culturale senza frontiere che trasforma l’intero centro storico del capoluogo laziale in una “città della cultura”, dove ogni sera tante proposte ed eventi animano i suggestivi luoghi del quartiere medievale, offrendo l’occasione di vivere la città in maniera del tutto nuova e personale.

L’evento, capace lo scorso anno di attirare più di 400.000 persone, costituisce l’occasione per la città di Viterbo di uscire per qualche giorno dal quel torpore che la caratterizza per gran parte dell’anno.  Un’occasione unica che permette di scoprire luoghi affascinanti dove il tempo sembra essersi fermato e che grazie a Caffeina riacquistano voce, si riavvicinano alla gente, testimoni di storie, tradizioni e saperi millenari.
Nonostante ciò Caffeina, “eccitante culturale” dell’estate viterbese, si è ben presto trasformata in un “irritante culturale”, percepita da alcuni residenti del centro storico come un corpo estraneo, un qualcosa che paralizza le vie del centro e che per diversi giorni la sera non permette di muoversi con le proprie auto, piuttosto che un’occasione per riappropriarsi della propria città e vivere esperienze davvero uniche.

A prima vista la questione può sembrare paradossale, problematiche legate alla chiusura del centro storico e ai parcheggi finiscono così per oscurare i meriti di chi ha avuto il coraggio di promuovere un evento culturale di ampia portata in una città ricca di cultura ma che in cultura investe ed ha investito poco e nulla. In realtà però le denunce di diversi cittadini che si sentono “ostaggi della cultura” non vanno sottovalutate, in quanto evidenziano una non ottimale pianificazione dell’evento da parte degli organizzatori e dell’amministrazione comunale che, a tal proposito, avrebbero potuto in parte evitare tali disagi, ad esempio individuando aree limitrofe da destinare temporaneamente a parcheggi per i residenti del centro.

Se queste criticità sono piuttosto evidenti, va anche sottolineato che è sempre più difficile coinvolgere una città sempre meno abituata a vivere eventi del genere, travolta dal ritmo frenetico della vita di ogni giorno, incapace di guardare oltre.
Così, da un lato l’insofferenza al cambiamento da parte dei cittadini e dall’altro una pessima gestione dei problemi connessi alla viabilità, hanno avuto la meglio sulla cultura: Caffeina ha definitivamente abbandonato il quartiere di Pianoscarano e ce chi mormora che è pronta a lasciare definitivamente Viterbo.

Nonostante gli sforzi degli organizzatori di rendere la città protagonista, il festival appare come una grande cattedrale costruita nel deserto, un corpo estraneo, lontano dall’essere considerato come un’occasione di crescita e sviluppo per la città. È una sensazione che trova conferma nelle parole del sindaco di Viterbo Giulio Marini il quale, commentando le proteste dei residenti del centro storico, ha affermato al quotidiano online Tuscia Web che l’abbandono da parte di Caffeina del caratteristico quartiere di Pianoscarano è un sacrificio che contribuisce alla crescita della città. Nonostante le proteste si va dunque avanti, ha ribadito il sindaco, sì ma in quale direzione?

Qual è il futuro che attende Viterbo, luogo un tempo prediletto dai grandi registi del cinema italiano che qui girarono film memorabili come Il Vigile, I Vitelloni, Uccellacci uccellini, l’Armata Brancaleone e l’Otello, tanto per citarne solo qualcuno? Ormai solo lontani ricordi di una città che oggi offre ben poco: un solo un cinema attivo e due teatri in profonda difficoltà.
Così ogni anno Caffeina prova a risvegliare la città dal suo torpore, riscuotendo critiche e consensi ma, terminata la kermesse, Viterbo si addormenta nuovamente, aspettando la prossima edizione del festival, sempre che nel frattempo non decida di andare altrove.