Con un debito pubblico tra i più alti d’Europa, difficilmente l’Italia avrebbe potuto continuare imperterrita per la sua strada, senza abbandonare una condotta di “spendi e spandi” portata avanti da sempre e senza contenimento. A fronte di una solida ricchezza privata ( non a caso nella passata legislatura Giulio Tremonti aveva proposto di calcolare il debito tenendo conto di questa ricchezza in mano alle famiglie al fine di ridurre drasticamente l’ammontare del debito), il Bel paese ha dovuto adeguarsi alle direttive della rigorosa Europa e il neo arrivato governo tecnico ha messo in campo la strategia per rientrare dei costi eccessivi del mastodontico apparato statale: si tratta della cosiddetta “spending review”, parola inglese temuta in questi giorni soprattutto dalla pubblica amministrazione. Enrico Bondi, commissario eletto per lo studio di fattibilità in merito, ha passato il testimone al ministro dell’economia Vittorio Grilli, l’ultimo rappresentante del governo che ha giurato in questi giorni e che ora avrà il compito di portare a termine i tagli voluti dal Decreto legge 7 maggio 2012, n. 52 convertito con modifiche dalla Legge di conversione 6 luglio 2012, n. 94.

Ecco alcune misure previste dal decreto:

– la sospensione del temuto aumento dell’Iva sino al 30 giugno 2013

– riduzione e accorpamento degli uffici giudiziari e dei piccoli ospedali

– taglio di una sessantina di province

– rescissione da parte della PA dei contratti continuativi troppo onerosi

– taglio del valore dei buoni pasto distribuiti ai dipendenti delle PA ( valore che non potrà superare i 7 euro)

– riduzione del 20% dei dirigenti della pubblica amministrazione e del 10% del personale dipendente ( rimangono fuori da questo taglio alcune categorie come i magistrati)

– bloccare le dispendiose consulenze nel settore pubblico soprattutto quelle affidate a personale in pensione che si è occupato delle medesime mansioni

Linee generali che verranno applicate ad ogni singolo ministero, amministrazioni pubbliche, enti locali, società partecipate. Tra le proteste e le preoccupazioni sollevate da più parti in questi giorni, il primo dubbio che potrebbe sorgere è quello relativo all’efficacia e al raggio d’azione di tale provvedimento. Per quanto la zavorra della pubblica amministrazione italiana vada sicuramente riformata, c’è da chiedersi se il problema di una revisione ragionata possa passare solamente dalla riduzione dei buoni pasto dei dipendenti.

Ad esempio una mancanza potrebbe essere quella citata all’articolo 2 della legge in questione: da tutti questi tagli sono esclusi la Presidenza della Repubblica, Camera e Senato, scelta poco chiara dal momento che queste tre istituzioni non sono certo le più economiche a livello europeo, a giudicare anche dal numero dei componenti al loro interno.

Nello specifico per quanto attiene il settore dei Beni culturali e il Turismo, le uniche notizie ufficiali sugli effetti immediati di questo provvedimento sono la soppressione e liquidazione entro il 31 dicembre 2013 della discussa società per la promozione culturale Arcus s.p.a., che ha beneficiato di finanziamenti da 200 milioni di euro annui (da cui venivano scalati i 18 milioni di euro pagati al mese d’affitto per un ufficio che ospitava dieci dipendenti in pieno centro di Roma a via Barberini) ed è al al centro di numerose polemiche per la sua effettiva utilità e per i suoi legami con Propaganda Fide; altra conseguenza sarà la trasformazione della Fondazione Centro Sperimentale di cinematografia in Istituto Centrale del MiBAC. Saranno inoltre soppresse molte fondazioni, tra cui la Fondazione Valore Italia adibita alla promozione del design made in Italy e l’Associazione Luzzati, dipende dal ministero dello Sviluppo Economico, il cui scopo era quello di promuovere la cultura cooperativa. Saranno ridotte inoltre a dieci le città che potranno usufruire delle normative di città metropolitane ( si tratta di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria). Di tutte queste verranno abolite le rispettive province.

Per quanto riguarda l’esubero dei dipendenti pubblici è previsto un taglio di 11 mila lavoratori all’interno dei ministeri che saranno mandati in regime di mobilità. Lavoratori tra cui non è chiaro se rientreranno anche i consulenti esterni, tutelati dal comma 6 del D. Lgs. n.165/2001. Solo nell’anno 2011/2012 sono stati dodici gli incarichi di consulenza attribuiti dal ministro Lorenzo Ornaghi all’interno del Mibac, con uno stipendio medio per consulente di 40 mila euro annui: secondo la tabella pubblicata dal sito del Mibac si tratta di Cardarelli Francesco, Elkann Alain, Miracco Franco, Ungari Pierfrancesco, Varrone Federica, Verdesi Marco, Quatela Giuseppe. Nel MIBAC i dipendenti in pianta organica che perderanno il lavoro potrebbero essere intorno alle 2000 unità, mentre 8 saranno i dirigenti ad andare a casa. Intanto, non solo le retribuzioni dei consulenti, ma anche quelle dei direttori generali non sembrano subire flessione, arrivando ad una media lorda di 166 mila euro annui (vedi tabella del MIBAC, all’interno della quale non è pervenuto tuttavia lo stipendio del Segretario generale Antonia Pasqua Recchia).

Per quanto riguarda il settore del Turismo i conti sono più difficili da fare. Ad esempio il contestato Enit, Ente nazionale per il turismo, la cui utilità per la promozione e valorizzazione dell’immagine del nostro paese non è propriamente accertata, non ha reso noti quali e quali siano i costi per le retribuzioni degli incarichi di consulenza al suo interno. All’interno del dipartimento per gli Affari regionali, a cui afferisce l’attuale ministro per il Turismo, Piero Gnudi, gli incarichi di consulenza sono 8, tutte in scadenza entro il 31 dicembre 2012, la cui retribuzione annua lorda ( esclusi due consulenti che svolgono il proprio incarico a titolo gratuito) è di 15 mila euro l’anno. Per quanto attiene invece gli stipendi dello staff del ministro, solo alcuni sono stati resi noti. Dal decreto legge datato 6 luglio 2012, n. 95 ed entrato in vigore il 7 luglio di quest’anno, non è chiaro se tali posizioni ed incarichi saranno intaccati in qualche modo. Sicuramente l’operazione di trasparenza e merito, grazie alla quale sono state pubblicate le tabelle con le retribuzioni annue del personale sono una nota positiva. Al fine di effettuare una spending review dettagliata ed efficace sarebbe auspicabile affiancare alle tabelle con gli stipendi, una lista dei risultati e dei progetti portati avanti da ogni singolo dirigente e consulente. Una tabella comparata dunque, che sia facilmente fruibile online da parte dei cittadini e che renda la trasparenza realmente efficace al fine di portare avanti una spending review più mirata.