On line dal 2 luglio scorso, The Gallery of Lost Art, è un progetto che raccoglie in una galleria virtuale, opere d’arte che sono state distrutte, rubate, scartate, rifiutate, cancellate o realizzate al fine di essere esposte per un tempo predefinito.

Il progetto, curato dalla Tate Gallery e da Jennifer Mundy, in collaborazione con Channel 4, racconta attraverso parole, citazioni, aneddoti e immagini, le storie attraverso una meticolosa ricostruzione del passato. La galleria virtuale rimarrà online per 12 mesi alla fine dei quali essa stessa diverrà “perduta”.

Intuitiva e veloce, sul sito è possibile visionare la raccolta che si presenta, vista dall’alto in un ambiente unico all’interno del quale è possibile esplorare, attraverso dei desk virtuali, documenti e filmati come fotografie, interviste ed altre testimonianze, finalizzate a ricostruire ed esaminare oltre quaranta opere di artisti del XX secolo.

Memoria e ricordi si fondono in un progetto unico ed esemplare in cui la scoperta di un particolare è in grado di ricostruire e tracciare un percorso che ha segnato il nostro passato. La collezione si concentra infatti su opere che non possono essere più viste ma che rimangono indelebili nella memoria.

Dalla “fontana” di Duchamp rifiutata alla mostra della Society of Independent Artists nel 1917. (L’orinatoio originale è stato quasi subito perso, del ready made rimangono solo delle repliche postume agli anni Cinquanta.), fino a grandi opere come Portrait of Sir Winston Churchill, commissionato da un gruppo di parlamentari e realizzato dall’artista Graham Sutherland nel 1955 per il primo ministro, che andò poi distrutto dalla stessa moglie di Churchill, la quale dalle testimonianze emerse, valutò l’opera come offensiva nei confronti del primo ministro; secondo le testimonianze di Lady Churchill fu interpretato dall’artista come “un grosso mostro crudele”. Studi, bozzetti e fotografie sono tutto ciò che sopravive di tale opera.

Nella galleria virtuale emerge anche Diego Rivera, che nel 1937 fu invitato a New York per la realizzazione di un grande murales per il Rockefeller Center. Il murales, di 192 metri di larghezza e più di 5 metri di altezza comportò per l’artista e il suo staff più di 18 ore di lavoro al giorno. Durante la realizzazione dell’opera, fece scalpore la raffigurazione di Vladimir Lenin che suscitò l’indignazione della stampa e la conseguente rimozione della parte incriminata, ma che andò così perduta. Del murales, ad oggi, rimangono solo fotografie in bianco e nero.

Tra i filmati raccolti ci sono veri e propri documenti reperibili anche in altri canali come You Tube, un esempio è l’attacco ad opera di vandali di un opera di Picasso avventua il mese scorso e ripresa da uno smartphone.

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La fruizione da parte del visitatore segue quindi un percorso inverso alla normale “visita”: mentre un museo racconta materialmente attraverso oggetti, tele, sculture etc., The Gallery of Lost Art, attraverso le parole e i documenti ricostruisce nella memoria l’opera stessa aprendo uno spazio di riflessione e curiosità attorno a capolavori che senza questo progetto, perderemo sicuramente di vista.