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Patatrac, il sesso dopo i figli
Prologo
Le parole delicate sono tante. Un luogo come la nostra bizzarra penisola tardo-agricola e post-crociana, vittima di una curia untuosa e di un palcoscenico postribolare cede da secoli alla tentazione del tabù e dello sdilinquimento. Non è un caso che la parola della quale tutti hanno un terrore biblico è “felicità”, come se pronunciandola qualcuno lassù possa arrabbiarsi e farcela pagare.
Alessandro Colizzi e Silvia Cossu, autori letterari e cinematografici e attenti osservatori dagli sfaceli umani, si avventurano dove pochi altri hanno osato con la consueta e sem-pre più rara mescolanza di leggerezza e precisione, raccontando storie di tutti noi in modo tagliente ed elegante. “Patatrac, il sesso dopo i figli” è una sorta di radiodramma che presto si trasformerà in un film, e che raccoglie e traspone dialoghi veri costruendo un palinsesto di esperienze scoraggianti e divertenti.
Sarà una danza imprevista degli ormoni, sarà un ignobile alibi psicoanalitico, che suc-cede dopo aver prodotto un bimbo? O due? Il vaso di Pandora è ormai senza tappo, e le dinamiche di coppia si espandono in una complessa oleografia attraverso un percorso lessicale e simbolico nel quale prima o poi incappano propri tutti, tra ansie biaterali da prestazione e mala gestione della propria insicurezza. Non mancano le pause di riflessione, i consigli e le dotte citazioni, a confermare che anche all’età della pietra le cose andavano più o meno così.
Il libro (la cosa vale per il film venturo) è una sorta di “Lettres persanes écrites dans la chambre à coucher”, ci fa ridere degli altri per piazzarci uno specchio delizioso e cattivo in faccia. Chi non ha paura di sé stesso lo affronti con abnegazione, ne sortiranno molti pensieri e moltissimi sorrisi.
E’ scomodo perché tira fuori dal cilindro tutte le parole che la convenzione usa con parsimonia o addirittura censura, ovviamente il sesso e tutta la vulgata che ci aleggia intorno, ma soprattutto i figli, croce e delizia inarrivabile che esplora pezzi inediti della nostra anima.
Ironia e acutezza si combinano magnificamente, il possesso della lingua italiana (sempre più a rischio estinzione) è conclamato, lo stile è figlio legittimo dell’analisi mitteleuropea e della sintesi mediterranea. E’ un gran bel leggere.
Lo legga chi vuole guardarsi dentro con disinvolta lucidità, divertendosi con tenerezza.
Ha un sito web (http://www.patatrac.ilsessodopoifigli.it). E una pagina su fb. Contiene un segnalibro che vale un posto in omaggio per la prima del film. Ai figli penserà una tata poco letteraria e cinéphile.