Si è tenuta martedì scorso, alla presenza della stampa nazionale ed estera, la presentazione dell’atteso “Progetto Colosseo”, piano di restauro dell’Anfiteatro Flavio, promosso e finanziato dal patròn del gruppo Tod’s, Diego Della Valle. Per toglierci alcuni dubbi riguardo le fasi dei lavori e la dibattuta assegnazione attraverso una procedura di bando, abbiamo rivolto alcune domande all’architetto presso il Ministero dei Beni Culturali, Pia Petrangeli, che ha curato, sin dai primordi, il piano degli interventi.

Lo spostamento dei servizi aggiuntivi, durante la seconda fase di espletamento dei lavori, in un’area situata all’esterno del monumento è compatibile con la morfologia del terreno e le eventuali presenze archeologiche?
Il dato di partenza da cui è scaturita la decisione di spostare all’esterno i servizi aggiuntivi è che all’interno del Colosseo non possono convivere le visite con i servizi integrati. Non possono essere garantiti infatti all’interno dell’edificio degli ambienti di alto livello che siano sufficienti ad accogliere un numero così elevato di visitatori. Per ovviare a questa problematica si è cercata un’ubicazione più adeguata, che pur trovandosi nelle vicinanze, fosse meno vincolata rispetto al monumento stesso. È stato individuato il terrapieno che si trova tra via Vibenna e la piazza del Colosseo, in quanto terreno già indagato in precedenza per la linea della metropolitana: a detta della soprintendenza ai beni archeologici non dovrebbe, dunque, presentare evidenze archeologiche particolari. Questo terrapieno, alto sino a 5 metri, può essere scavato e riempito con un volume di un edificato, per poi essere ricoperto e ripresento al pubblico esattamente come è adesso, in modo tale che non ci sia alterazione dal punto di vista dell’immagine e alcun impatto con il paesaggio. La gestione dello spazio, che ospiterà anche il bookshop e la caffetteria, sarà poi affidata con un bando da parte del Ministero.

L’ingaggio di Della Valle in qualità di sponsor privato, secondo il nuovo articolo 199 bis del Codice dei Contratti, è da considerarsi come una sponsorizzazione “pura” o di tipo “tecnico”?
La sponsorizzazione da parte di un privato è possibile innanzitutto ai sensi dell’articolo 120 del codice culturali. Le procedure invece sono definite dagli artt. 26 e 27 del codice degli appalti. Tuttavia alcuni aspetti trattati nel codice dei contratti dovevano essere chiariti: la precisazione è contenuta nel nuovo articolo 199 bis in cui vengono differenziate la sponsorizzazione pura, ovvero di solo finanziamento, da quella tecnica, che prevede non solo il finanziamento ma anche la realizzazione dei lavori da parte dello sponsor stesso. Nel caso di Della Valle siamo davanti ad una forma di sponsorizzazione pura, in quanto gli appalti saranno gestiti dal Ministero secondo il codice dei contratti.

Il gruppo Tod’s riceverà in cambio una promozione della propria attività oppure siamo davvero in presenza di un’azione di mecenatismo fine a sé stesso?
Secondo quanto previsto dall’art.20 del codice dei beni culturali, lo sponsor in cambio dei fondi può ricevere una pubblicizzazione, legando i propri marchi distintivi all’operazione che va finanziando. In questo caso, per evitare una pubblicità troppo invasiva nei ponteggi del cantiere, si è pensato di creare la Fondazione Onlus Amici del Colosseo, attraverso la quale lo sponsor possa portare avanti attività di informazione e manifestazioni di tipo culturale legate al finanziamento: ad esempio divulgazione sull’evoluzione dei lavori, prodotti editoriali sull’argomento o rappresentazioni tridimensionali. Si tratta di attività che verranno sovvenzionate dallo stesso sponsor con fondi aggiuntivi rispetto ai 25 milioni di euro finalizzati esclusivamente al restauro del monumento. Il gruppo Tod’s ci guadagna, perciò, attraverso un ritorno di immagine.

E per quanto riguarda lo sfruttamento e l’esclusiva sull’immagine concessa al gruppo Tos’s per i prossimi 15 anni?
Non si è mai parlato di uno “sfruttamento di immagine” vero e proprio, perché non esiste un logo Colosseo detenuto da parte del Ministero. Quello che autorizza l’amministrazione è legare in maniera esclusiva il nome Della Valle all’attività, in quanto unico finanziatore. Qualora lo sponsor sia intenzionato, sul recinto del cantiere alto 2 metri e mezzo, potrà essere messo il marchio di Tod’s. Un’altra delle possibilità è mettere il logo del gruppo sul retro dei biglietti d’ingresso. Quando venne fatto il bando per lo sponsor, questa attività era già predefinita. Su un’altezza complessiva di 40 metri del Colosseo, riteniamo che il marchio visibile su due metri di ponteggio non sia troppo invasivo. Una delle società tra quelle che hanno partecipato al bando insieme al gruppo Tod’s, la Ryanair, è stata scartata proprio perché aveva richiesto di poter mettere la pubblicità su tutti i 40 metri d’altezza per tutta l’estensione dei ponteggi. Un’offerta che l’amministrazione non ha reputato accettabile.

I lavori di risanamento della facciata su via dei Fori Imperiali andranno ad interferire con i cantiere per la realizzazione della metro C?
Nel momento in cui inizieranno i lavori di restauro i cantieri della metro C si istalleranno successivamente, ma il tutto è stato studiato in modo tale che non siano contestuali nelle zone specifiche per non avere sovrapposizione nelle singole parti.

Legambiente ha attivato una raccolta firme per procedere alla pedonalizzazione della zona prima del 2015. Secondo lei, questa anticipazione dei tempi è utile ai fini di una conservazione più adeguata del monumento?
Anche senza un progetto specifico di pedonalizzazione nell’immediato, nel momento in cui si apriranno i cantieri, non si potrà mantenere lo stesso tipo di estensione della carreggiata. Il sistema della pedonalizzazione è una ragionamento che è stato già affrontato da parte dell’amministrazione: sono già stati studiati gli spazi e flussi del traffico. Se consideriamo che, da quando l’anfiteatro è stato costruito tra il 70 e l’80 d.c., l’unico intervento di restauro cui è stato sottoposto risale agli anni’90, molto probabilmente l’impatto dello smog nei due anni che intercorreranno tra la fine del primo cantiere e l’effettiva pedonalizzazione della zona nel 2015, non sarà significativo al punto da rovinare l’esecuzione del restauro.

Qual è stato a suo parere il motivo di tante polemiche intorno alla vicenda Colosseo?
L’esperienza di questa procedura nel panorama generale è abbastanza unica e quindi è comprensibile che l’opinione pubblica abbia avuto dei dubbi: le sponsorizzazioni per i beni culturali sino ad ora non sono mai state fatte con procedura di evidenza pubblica. Si spera che questo possa essere un riferimento, ovviamente perfettibile, per le future sinergie di azione tra pubblico e privato.