L’arte contemporanea nasce quando finisce di essere mera rappresentazione del presente e della realtà circostante creando così nello spettatore uno spiraglio di riflessione finalizzato all’esplorazione, al dibattito, al dubbio costante e sempre aperto.

La produzione artistico-contemporanea si fa quindi portavoce e veicolo degli umori sociali e politici traducendosi in un dibattito aperto già a partire dagli anni del dopoguerra.
Prima di allora, infatti, la rappresentazione politica ed ideologica del sistema non era contemplata in un’ottica finalizzata al dissenso. Inizialmente, gli artisti si distaccarono da una produzione volta a veicolare messaggi appartenenti ad un’impostazione ideologica di regime, fino a contraddire e/o mettere in crisi lo stesso sistema politico.
Il “dissenso”, perciò, inizia a fare la sua comparsa solo dopo questi anni, durante i quali i sistemi totalitari soffocano ogni forma d’espressione che non fosse stata tesa a tradurre la politica e a servire lo stato.

Dopo questa fase iniziano ad emergere nuove correnti e tipologie espressive, gli artisti iniziano ad esplorare anche nuovi canali che si riconducono, per esempio, all’uso del corpo come in performance, azioni, happening; allo stesso modo anche i luoghi sacri deputati all’arte sono spunto di una riflessione nuova.

Con Fabio Mauri, ad esempio, la politica entra a pieno titolo nella produzione artistica contemporanea e si fa portavoce della paura di ricadere in sistemi nazifascisti che, nella prima parte del Novecento, hanno represso e bloccato un qualsiasi spiraglio di resistenza. Contestualmente è palese la denuncia contro l’immobilità della cultura europea, di fronte ad un disastro umano di tale portata.

Anche le artiste femministe, poco dopo, si faranno interpreti del più ampio dissenso politico in merito a tematiche quali aborto, autodeterminazione e diritti delle donne. Esempio in Italia è Ketty La Rocca, notevole attivista femminista, che utilizza tecniche quali collage, fotografie e video, come strumenti di critica e denuncia contro la falsità della società dei consumi e, soprattutto, dell’informazione, facendosi portavoce dell’arretratezza della condizione femminile, del potere, dello Stato e della Chiesa.

Il tema della democrazia ha di recente ripreso una sua rilevanza nell’ambito della riflessione artistica contemporanea così come dimostra il lavoro di Thomas Hirschhorn, artista svizzero, che mette in luce il solco sempre più profondo tra la società e coloro che detengono il potere politico. Già a partire dagli anni Ottanta l’artista reinterpreta il linguaggio dell’advertising per mandare un forte messaggio politico e culturale: lavorando direttamente su pagine di riviste di moda, ritagliando annunci di marchi come Hugo Boss o Calvin Klein, Hirschhorn interviene in modo frenetico e aggressivo. Di recente i suoi notebook rielaborati con disegni, scritti e collage dal titolo Where do I stand? What do I want? denunciano le gravi influenze del capitalismo sulla vita culturale di ogni persona.

Provocazione e ironia sono sicuramente le caratteristiche fondamentale nei lavori di Maurizio Cattelan, che con opere come Hitler in ginocchio e Ave Maria, mette in discussione politica e religione attraverso una metafora che lascia l’amaro in bocca. Tra gli Italiani emerge anche Cesare Pietroiusti che di recente ha contribuito ad una mostra legata al concetto di democrazia contemporanea e dissenso in cui ha proposto un workshop finalizzato alla riflessione sulla distanza tra politica e cittadini e le nuove forme di protesta diffusesi negli ultimi anni in vari paesi europei.

Ma il racconto degli artisti contemporanei è principalmente teso a smantellare luoghi comuni attraverso opere radicali ironiche che si avvicinano ad un linguaggio figurativo di facile fruizione, per un pubblico abituato ad una produzione di immagini e contenuti superficiali. È il caso, questo, per concludere con un esempio italiano, di Giuseppe Veneziano altro artista contemporaneo italiano che ritrae con opere come Novecento, un salotto in cui personaggi quali Mussolini, Berlusconi e Hitler si divertono in compagnia di pornodive e personaggi delle favole in atteggiamenti compiacenti.

Dalla paura di ricadere in sistemi totalitari alla disapprovazione nei confronti di un sistema culturale arretrato, fino alla denuncia della crescente distanza tra cittadini e classe politica; molti artisti contemporanei dal dopoguerra in poi riflettono attraverso le loro opere una generale forma di dissenso verso sistemi politici precostituiti, indagando soprattutto il concetto di democrazia, e mostrando così i valori, le contraddizioni e i paradossi delle società contemporanee.

Da allora allo spettatore viene offerto uno spiraglio di riflessione sempre più ampio finalizzato a mostrare, o con sarcasmo o con ironia, o con la più spietata crudeltà gli aspetti più inquietanti del nostro sistema politico.