Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Tra i luoghi immancabili per assaporare l’estate romana spicca il Globe Theatre. Il teatro, la cui direzione artistica è affidata a Gigi Proietti, è stato inaugurato nel 2003 ed è intitolato alla memoria dell’imprenditore e mecenate Silvano Toti.
Il Globe raduna ogni giorno nelle serate di luglio e agosto gli amanti di Shakespeare regalando tragedie e commedie del celebre autore. Percorrendo uno degli stradelli di Villa Borghese ecco che alla vista di Piazza di Siena appare la quotidiana fila di spettatori al botteghino; i primi ad andarsene sono sempre i posti a terra, il pubblico romano si è attrezzato negli anni per vivere al meglio l’esperienza chi seduto su un telo, chi con le coperte da picnic portate da casa, qualcuno con i cuscini affittati sul posto, qualcuno anche con qualcosa da mangiare e da sorseggiare nel corso dello spettacolo; l’atmosfera nella struttura tutta in legno è conviviale, informale, nessuna sofisticatezza che fa percepire a volte il teatro come qualcosa di elitario e per pochi: il teatro qui appare vivo, assume dimensione quotidiana e sembra necessario come lo stare all’aperto nelle serate estive…
Ed ecco la stessa compagnia che nel mese di luglio ha regalato “Sogno di una notte di Mezza Estate” cimentarsi in “Falstaff e le allegre comari di Windsor”con la straordinaria partecipazione del vivacissimo Ugo Pagliai.
I miei vicini di posto iniziano a vociferare che sarà lunghissimo, ed in effetti lo spettacolo supera le 2 ore e mezza con una pausa. Quel che colpisce di più della messa in scena è il linguaggio scelto dal regista Riccardo Cavallo e dal traduttore Filippo Ottoni: Ugo Pagliai si concede l’inflessione toscana, ma nello spettacolo si introduce anche un po’ di francese maccheronico accanto poi ad un italiano senza inflessioni e a quello neologico e sgrammaticato della serva, decisamente il personaggio che cattura maggiormente, in una commistione gradevole e armonica.
Si narra che, per la stesura di quest’ opera, Shakespeare abbia avuto a disposizione soltanto quattordici giorni, quattordici giorni per esaudire il desiderio della Regina Elisabetta di veder rivivere il personaggio di Falstaff presente nell’Enrico IV.
Si tratta di uno squattrinato signore che decide di fare la corte a due nobili donne e scrive loro una stessa lettera per combinare l’incontro… Ma si sa che la curiosità e la furbizia son femmine e le due donne si accorderanno per smascherarlo sottoponendo il povero Falstaff a scherzi e beffe d’ogni genere, di cui l’ultima organizzata in collaborazione con gli stessi mariti. In parallelo si sviluppano le vicende di Anna Page, per cui i genitori hanno in mente convenienti proposte di matrimonio, ma che alla fine riuscirà a sposare l’uomo che desidera.
Il palco del Globe è su due livelli ed anche questa volta sono innumerevoli gli inseguimenti nelle scene degli scherzi e il continuo spostamento della scena da un piano all’altro.
Il ritmo dello spettacolo è crescente e l’ultima scena corale ambientata in una foresta, dove la dimensione fantastica e onirica tanto cara all’autore viene fuori, cattura ed incanta gli spettatori.
Ugo Pagliai calamita gli sguardi, il suo Falstaff da allegrotto che non si risparmia in battute, che non dimentica mai di far cadere lo sguardo su qualsivoglia rappresentante del gentil sesso, diventa malinconico, amaro e drammaticamente vero con la saggezza che porta l’avanzare dell’età e l’imperturbabilità del tempo; nel monologo finale ricorda il suo verde aprile e i luoghi oramai lontani, anche l’amato Tamigi in vecchiaia non gli ha riservato che un freddo bagno diretto giù da una tinozza di panni sporchi dove le due dame lo fanno finire in una delle loro burle.
Il pubblico lo applaude a lungo, con commozione e gratitudine, anche la stanchezza sembra essere passata…e si avventura in una Villa Borghese, decisamente poco illuminata, in attesa dell’ultimo appuntamento shakespeariano con Giulio Cesare.
Per approfondire:
http://www.globetheatreroma.com/