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Leggendo i quotidiani stamattina, vi sarete sicuramente accorti di una novità. All’interno dei principali organi di comunicazione cartacei in mezzo ad articoli di ogni tipo avrete trovato tre lunghe pagine non firmate da un giornalista o da un politico, bensì da un semplice cittadino: si tratta dell’imprenditore Gabriele Centazzo, designer e presidente di Valcuncine spa. È un appello piuttosto denso ed articolato cha già dal titolo, “Per u nuovo Rinascimento italiano: creatività, bellezza, ricerca e internazionalizzazione possono risollevare le sorti dell’economia e della cultura”, ci anticipa le intenzioni dell’autore, il quale con le sue parole denuncia il disappunto per la strada imboccata dal nostro paese, definito come una barca senza una meta precisa e senza nessun valido timoniere che possa guidarla.
L’intervento di Centazzo è corposo e copre diversi punti dolenti e criticità del sistema Italia, sottolineandone le debolezze che non ne permettono il pieno sviluppo e l’uscita dalla crisi.
Ripercorriamo i punti fondamentali dell’appello:
–Confindustria: il primo organismo ad essere vagliato criticamente da Centazzo, che di mestiere è un imprenditore, è quello che riunisce l’imprese italiane. Confindustria è da lui accusata in quanto ha assunto gli stessi vizi della classe politica: “sprechi, troppe poltrone, quasi zero investimenti, quasi totale consumo delle risorse nell’improduttivo sostegno dell’immenso baraccone”. L’invito è quello di dissociarsi da questa istituzione ormai ritenuta inutile per la salvaguardia della competitività aziendale, ma solo concentrata a difendere molti dei privilegi accumulati dai 267 presidenti delle organizzazioni che riunisce. “Nel 2010 il totale dei contributi pagati dalle aziende italiane è stato di 494 milioni di euro ( in Inghilterra 23 milioni, in Francia 23,3). Noi paghiamo 20 volte di più ma dove vanno questi soldi?”. La proposta dell’imprenditore è di reinvestire questo denaro: 70% dei contributi vada in ricerca, il 20% alla salvaguardia della bellezza italiana, il 10% destinato ai costi della struttura.
– Sindacati: anche la categoria dei sindacalisti viene definita un carrozzone senza più alcuna ragione di esistere, a meno che non venga ristrutturata per fare in modo che abbia un ruolo più costruttivo. La proposta è quella di “ammettere un rappresentante di fabbrica nel consiglio di amministrazione e dividere una piccola parte degli utili, possibilmente detassati, con le maestranze con l’impegno da parte loro di dividere eventuali sacrifici, qualora l’azienda andasse in difficoltà”
– Lavoro nero: per combattere la piaga del lavoro in nero, molto diffusa nel nostro paese, con la compiacenza non solo dei datori di lavoro ma anche degli stessi sindacalisti, Centazzo propone di “ripartire da un punto zero, in cui tutte le imprese contemporaneamente diventassero virtuose”. La logica infatti è che se poche imprese si redimono, queste non potranno mai stare in modo competitivo sul mercato.
Per salvare l’Italia, continua l’imprenditore, non bastano le critiche e le disapprovazioni, ma bisogna ripartire da un sogno. Ed è proprio alla domanda su quale potrebbe essere questo futuro da realizzare che inizia la seconda sezione dell’intervento.
Come possiamo impedire che la nostra nave affondi, dal momento che, nonostante tutti i nostri sacrifici, il debito pubblico italiano è tornato inesorabilmente a salire arrivando quasi a duemila miliardi? ( “significa che la falla della nave si sta allargando” come fa giustamente notare Centazzo.
Ecco le soluzioni proposte:
–Tagliare i costi della spesa pubblica: uno dei nodi fondamentali che fa notare l’imprenditore è che il taglio del 2/3% delle spese del carrozzone italiano, non sono sufficienti. Per raggiungere qualche risultato bisogna che la sforbiciata sia netta almeno del 15/20%.
– Recuperare la creatività italiana, soprattutto nel campo della politica, che si sta completamente appiattendo senza più distinguersi per le peculiarità dei programmi e degli intenti, che ormai sono completamente omologati tra loro e che nascondono in realtà un totale disinteresse per le azioni concrete da attuare, in funzione di preservare anche in questo caso solo i privilegi personali acquisiti. ( soffermatevi a leggere l’episodio da lui vissuto personalmente)
– Nuove generazioni: ripartire dai giovani dando spazio alla loro creatività ed iniziativa. “Non si può risolvere un problema utilizzando lo stesso pensiero di chi l’ha generato” diceva Albert Einstein.
Nella terza ed ultima parte Centazzo illustra quali sono le rotte da seguire, sfruttando le potenzialità del nostro paese. La prima isola in mezzo al mare cui approda la barca in avaria è quella della creatività e della bellezza: “ la creatività si sviluppa all’incrocio tra strada tecnica e quella umanistica… Gli indirizzi scolastici vanno cambiati. Le scuole non dovranno più essere solo umanistiche o solo tecniche, perché l’innovazione nasce dall’intreccio dei saperi, dalla contaminazione delle pratiche”.
– Istruzione di base: da questo spunto nasce un ragionamento volto a riformare la scuola, il cui obiettivo non deve essere unicamente quello di imbottire in ragazzi di nozioni: “bisogna intervenire subito, inserendo sin dalla scuola primaria nuove materie, che stimolino la capacità di elaborazione creativa”. “ È fondamentale inoltre incidere nei programmi scolatici insegnando sin dalla prima elementare la storia dell’arte, lo studio degli stili e utilizzare i metodi efficaci per stimolare i sensori della bellezza, in modo che non si atrofizzino fino ad annullare la capacità di indignarsi di fronte al suo sfregio…Se con la scuola di base riusciremo a trasmettere nella mente di ogni italiano il concetto di armonia, avremo milioni di persone che si indigneranno contro la marea montante del cattivo gusto.”
– Architettura: il concetto di bellezza del nostro paesaggio e patrimonio, si ricollega al tema dell’architettura e dell’edilizia nei nostri centri urbani, a cui spesso viene dedicata scarsa attenzione e soprattutto riguardo la quale non viene fornita alcuna formazione da parte dei sindaci e dei funzionari degli enti locali. “L’Italia è piena di sindaci impreparati e tutta l’Italia è a rischio… le Università di Architettura italiane dovrebbero partecipare ad un grande progetto per aiutare tutto il popolo carente in gusto e sensibilità, a ritrovare la strada della bellezza”.
– L’imprenditore riconosce le potenzialità dello spirito italiano, inespresse e sprecate a suo dire perché la maggioranza della popolazione “non conosce le proprie bellezze…. mentre si può salvare solo ciò che si conosce realmente”. L’elenco delle potenzialità inespresse da studiare e da rivalorizzare, parte dal settore turistico, quello dell’edilizia sostenibile, per arrivare al ricco artigianato “ senza il quale si va verso l’omologazione, verso l’uguale che è il contrario del bello”.
Il processo di ricostruzione di una base solida per l’economia del nostro paese parte, dunque, dalla definizione delle colonne su cui fondare la crescita:
“ Dobbiamo impegnarci a costruire le due colonne portanti della creatività e della bellezza che ci daranno possibilità di lavoro nell’innovazione, nell’arte, nel design, nella personalizzazione con l’artigianalità” per fare questo “ chi ha il potere decisionale deve sporcarsi le mani, ascoltare gli artigiani che lavorano, per capire le loro reali necessità. In Italia, di solito, si decide nelle stanze asettiche dei palazzi romani e si promulgano provvedimenti cervellotici che, invece di semplificare, complicano ulteriormente le cose”.
Sopra le solide colonne della creatività e della bellezza si poseranno i pilastri centrali del nostro made in Italy : come già detto l’artigianato, l’arte, l’agricoltura biologica, l’innovazione, il turismo, la genuinità, l’artigianalità, il design.
Per rendere solide queste fondamenta su cui ricostruire il nostro paese, Certazzo elenca anche i punti cardine da seguire:
– sviluppare l’internazionalizzazione delle PMI
– promozione da parte dello stato di un’agenzia per la difesa dei brevetti, del design, della tipicità del cibo italiano
–far ripartire la ricerca, eliminando il sistema elefantiaco dell’università italiana che agevola solo i professori “baroni”
Questo un sunto delle lunghe tre pagine dell’intervento dell’imprenditore friulano. Il documento completo si trova anche online sul sito http://www.rinascimento-italiano.it/
Quello che segue un piccolo racconto che condensa il fine dell’intervento.
“ Ma che cosa è l’etica? Quando ero giovane ho posto questa domanda a mia nonna, lei mi ha risposto così: “ Se vuoi essere etico devi imparare a mettere in questa successione quattro verbi. Il primo è essere: perché ogni individuo è unico e deve elaborare il suo pensiero, che lo porterà allo sviluppo di una personalità autonoma e a pensare con la propria testa. Il secondo è fare: il lavoro nobilita l’uomo, dire non conta nulla. Il terzo è avere: come giusta ricompensa del fare”. Oggi invece i verbi sono stati invertiti: primo avere per essere e con la finanza creativa con il furto senza fare.
Il quarto verbo da mettere in successione e con cui si chiude questo percorso etico secondo Cervazzo è condividere “ Non è etica quella parte colta del nostro paese che schifata dalla volgarità dominante e dal brutto imperante, si è messa in disparte per non sporcarsi le mani”.
Essere, fare, avere, condividere, ma anche agire e mettersi in gioco in prima persona quindi.