Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
Partita IVA 03068171200 | Codice Fiscale/Numero iscrizione registro imprese di Roma 03068171200
CCIAA R.E.A. RM - 1367791 | Capitale sociale: €10.000 i.v.
Secondo i dati pubblicati da Nielsen, il mercato pubblicitario in Italia si è chiuso nel primo semestre del 2012 con un calo del 9,7% rispetto all’anno precedente. Purtroppo la contrazione economica si ripercuote anche nel mondo della pubblicità che sembra non farcela di fronte ad un calo dei consumi e, di conseguenza, di eventuali consumatori.
Tra i canali più in crisi della raccolta pubblicitaria, la stampa quotidiana e i periodici sono tra i più colpiti in negativo registrando rispettivamente un calo del 13% e del 14%, un vero e proprio crollo di inserzionisti nella carta stampata.
Anche la Tv arretra vistosamente con un meno 9% rispetto all’anno precedente. Alla televisione in realtà poteva andare peggio, gli europei di calcio hanno fatto si che la raccolta per questo canale non crollasse definitivamente, mentre la radio conferma il suo trend negativo fermandosi ad un meno 5% , l’andamento verso il basso è registrato anche da parte di canali come Cinema, Outdoor, OOH e Transit. In costante crescita con un più 11% rimane incontrastata la comunicazione attraverso la rete.
A questo calo complessivo si registra soprattutto un ridimensionamento dei settori merceologici che investono di meno in questi canali: l’unico settore a resistere, secondo i dati, è il comparto dedicato al Tempo Libero che incrementa i suoi investimenti del 24%, e il Turismo con quasi l’8% in più, mentre telecomunicazioni, settore automobilistico e alimentari subiscono la crisi e investono meno in promozione.
Insomma il panorama degli investimenti pubblicitari è critico soprattutto nei settori considerati “tradizionali”. Il 2011 si era chiuso non solo in Italia ma anche nel resto dell’Europa con un calo generalizzato rispetto ad altri paesi extraeuropei come per esempio l’America Latina che registra un incremento dell’investimento pubblicitario di oltre 11%.
La crisi economica generalizzata in Italia e nel resto d’Europa si ripercuote su questo mercato e fa sì che le imprese si orientino verso altri canali più innovativi, meno costosi e soprattutto performanti che portano a risultati in termini di ROI più sicuri, e più certi in merito a centramento del target e numero di contatti raggiunti, ma non solo.
Internet, infatti, si piazza al primo posto come canale su cui le imprese investono in pubblicità ma non di certo solo per colpa della crisi economica. Il web è ad oggi non solo il canale più innovativo, ma potenzialmente in grado di offrire il più esteso bacino di consumatori. Perché ad avere in casa un pc, ormai, sono due terzi degli italiani e ad accedervi anche da altri device come tv, tablet, smartphone sono oltre il 66% .
Insomma, il bacino di consumatori sembra essersi spostato, verso il web che offre linfa al mercato pubblicitario poiché le imprese investono in un canale innovativo e fruibile dappertutto che ben si coniuga con obbiettivi di marketing e precisione nella valutazione dei risultati raggiunti . Consentendo oltre a ciò, una penetrazione del target più precisa: di fatto i potenziali consumatori che navigano su internet sono osservati e studiati nelle loro tendenze di scelta e di acquisto.
Non solo, le imprese hanno privilegiato il web e soprattutto i canali 2.0 avvicinandosi così sempre di più al consumatore, intercettando più da vicino i suoi bisogni e realizzando di contro un prodotto che sarà di sicuro interesse perché tagliato sulle sue esigenze.
Le previsioni di chiusura per il 2012 non sono rosee, infatti il mercato pubblicitario secondo le stime di Nielsen chiuderà con un calo complessivo negli investimenti del -5,7%. Per il 2013 è previsto un timido rialzo che si posiziona al 2.9%
In tutto questo panorama, non abbiamo fatto i conti con il mistero di Google che secondo le indiscrezioni, sarebbe pronto ad entrare nel mercato pubblicitario italiano nel settore televisivo; girano voci che sia pronto, addirittura, ad acquistare La7. Questo misterioso “benefattore” che di misterioso ha soprattutto i dati in relazione alla raccolta pubblicitaria che esercita nel territorio italiano, infatti né Nielsen né Audiweb lo monitorano l’andamento nei risultati dei trend non vengono presi in considerazione canali Google e Youtube che insieme, secondo i centri media stimano di possedere più del 50% del mercato digitale. Inoltre la polemica sul colosso americano non tende a placarsi in merito al fatturato e al pagamento delle tasse che avviene non Italia, ma in paradisi fiscali come l’Irlanda e tutto a di scapito dell’economia del nostro paese.
Il piano segreto di Google si prefigge insomma di conquistare il 20% del mercato pubblicitario italiano entro il 2015 superando Rai e raggiungendo Mediaset.
Intanto per quest’anno dovremmo accontentarci di un calo generale degli investimenti in questo settore e sperare in una ripresa nel 2013, stimata al 2,9%, mentre il mistero di Google si infittisce: segnerà le sorti del mercato pubblicitario Italiano? E’ il caso di dire che staremo a guardare…