Che il Museo di Capodimonte sia uno dei più bei musei in Italia, ed anche nel mondo, sia per la straordinarietà delle collezioni ospitate che per struttura architettonica in sé, grazie anche al Parco (che localmente chiamano bosco!) antistante il Museo, non lo scopriamo oggi.

Come per la stragrande maggioranza dei musei presenti sul territorio italiano, uno dei problemi storici del Museo di Capodimonte, purtroppo, è sempre stato la “lontananza”, fisica ed a volte anche sentimentale, dalla città e dai cittadini e, nel caso specifico da Napoli, dai napoletani.

Le politiche di valorizzazione attuate, a tutto campo, dalle amministrazioni centrali e locali, per accorciare le distanze tra la cultura e il cittadino sia sotto il profilo educativo/formativo, sia sotto il profilo di incentivazione della risorsa turistico/economica, hanno interessato anche il Museo di Capodimonte.

I progetti e le iniziative finalizzati alla valorizzazione della straordinaria struttura, compresi i tentativi di migliorarne l’“accessibilità” e attuare un’operazione di “ringiovanimento”, si sono rivelati spesso concetti molto faticosi da mettere in pratica.

Però, poche settimane fa, ecco l’annuncio sul profilo Facebook del Museo: “Il Museo di Capodimonte sta allestendo una nuova sezione, aiutaci a farla su misura per te!”. Questa iniziativa, finalmente, ribalta completamente la concezione classica ed ormai antiquata del Museo, dove una più o meno ricca selezione di opere di maggiore o minore importanza, viene ben segnalata o ben raccontata. Questa iniziativa pone al centro della scena, in qualità di assoluti protagonisti, i visitatori, magari napoletani, che possono in questo modo dire la propria, attraverso un progetto di partecipazione e coinvolgimento.

L’occasione è l’apertura e l’allestimento di una nuova sezione del Museo, la collezione dell’Ottocento, che aprirà al pubblico probabilmente a dicembre. Il progetto, promosso e finanziato dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Mibac, in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo museale della città di Napoli, è realizzato dal Prof. Ludovico Solima.
Il quale proprio a Giugno di quest’anno ha presentato a Roma il volume “Il museo in ascolto. Nuove strategie di comunicazione per i musei italiani”, esito dell’indagine sperimentale sui visitatori di dodici musei statali, dal Museo di Palazzo Ducale a Mantova, alla Pinacoteca di Brera a Milano, dalla Galleria Palatina a Firenze alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia e naturalmente anche il Museo di Capodimonte.

Il progetto pilota “Capodimonte per te”, “Ottocento al piano matto” è un progetto di assoluta importanza e di grande rilievo nazionale in quanto – per la prima volta in Italia – un museo “ascolta”, in modo attivo, i cittadini prima di completare l’allestimento di una sezione. La nuova sezione dedicata all’Ottocento, nei piani dedicati agli spazi privati della corte in epoca Borbone e Savoia e dove visse anche Re Ferdinando I, punta a valorizzare gli spazi con vista mozzafiato sul parco e sui cortili.

I cittadini hanno partecipato visitando in anteprima la sezione, senza didascalie né pannelli informativi, e prendendo appunti su un taccuino che hanno quindi consegnato al museo. I taccuini sono diventati, quindi, strumenti preziosi sui quali porre domande, avanzare dubbi, esporre riflessioni e suggerimenti sulle opere, sulle sale e sull’allestimento in generale. Il museo “userà” queste indicazioni (78 quelli selezionati su circa 300) per preparare i supporti informativi. Alla fine del mese di ottobre ci sarà una seconda fase con una seconda visita alla sezione.

In occasione della presentazione del progetto, insieme a Mariella Utili, ex direttrice di Capodimonte ed ora soprintendente a Parma e Ludovico Solima, docente di gestione delle organizzazioni culturali alla Seconda Università di Napoli, il Soprintendente Fabrizio Vona ha dichiarato: “Con questo progetto vogliamo che il pubblico entrando nelle sale “mute” e prive di didascalie, ci aiuti a raccontare il museo in maniera diversa. E’ la prima volta che si sperimenta questa formula in Italia e anche da noi le sorprese non mancheranno”.

Capodimonte, quindi, fa scuola e diventa un museo “partecipato”, in un periodo storico in cui, sempre più, si ha voglia di partecipazione e di interazione.

A volte, i tecnici, esperti d’arte, faticano ad interagire e ad “accattivare” il pubblico; può essere la volta buona che sia il pubblico ad accattivare tecnici ed esperti, diventando artefice di idee innovative per i nostri cari (vecchi) musei.