Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Il banco non è male.
Legno grezzo, di quelli che ti fanno i gomiti e non solo, se non stai bene attento a come ti muovi.
Del resto, il saloon deve portare con lui una certa quale eredità in cicatrici.
L’esperienza è importante: da qualche parte lungo la Frontiera si dice che sia il proiettile di ogni colpo andato a segno.
Ma non siamo qui per parlare delle lunghe cavalcate in equilibrio sul confine, quanto di quello che siete venuti a bere: che sia per ristorarvi o per dimenticare, poco importa.
Questo vecchio cowboy sarà sempre qui, pronto a riempirvi i bicchieri e sempre in attesa del prossimo brindisi.
Un sapore di ruggine ed ossa
di Jacques Audiard
Da gustare come: un Calvados d’annata.
Se avete bisogno di: scoprire (o riscoprire) uno dei registi più importanti del panorama europeo.
Di cosa si tratta: l’autore de Il profeta, che aveva stupito pubblico e critica un paio d’anni fa, torna alla ribalta con un dramma che gli esperti hanno accolto tiepidamente rispetto all’opera precedente ma che sulla carta si prospetta come l’ennesima pellicola di valore proposta dai nostri cugini transalpini, che vivono una delle stagioni cinematografiche migliori della loro Storia.
Se dovessi scommettere un giro di bevute su una scelta ad occhi chiusi, punterei senza dubbio sul talento di questo regista, che se non conoscete avete in qualche modo quasi il dovere di riscoprire in tutta la sua opera, oltre a quest’ultima, probabilmente altrettanto potente fatica. Sentimenti per stomaci forti. Ruggine ed ossa, nella migliore tradizione dei Saloon.
Killer Joe
di William Friedkin
Da gustare come: un Jim Beam liscio.
Se avete bisogno di: riscoprire il piacere dell’epopea pulp tarantiniana attraverso una delle pellicole più acclamate del penultimo Festival di Venezia.
Di cosa si tratta: questo film ha una storia davvero curiosa. Dato come uno dei papabili vincitori al Festival di Venezia 2011 che vide trionfare il magnifico Faust di Sokurov, fu annunciato come imminente in sala prima di slittare almeno un paio di volte e finire programmato per la scorsa primavera, tanto che ne diedi l’annuncio in una delle precedenti edizioni della rubrica. Al contrario di quanto si era sperato, invece, i distributori decisero di posticipare una seconda volta, che speriamo ardentemente sia quella buona. Perché il regista è quello di pietre miliari come L’esorcista e Vivere e morire a Los Angeles, e questa si preannuncia come una delle pellicole più interessanti dell’anno.
Amour
di Michael Haneke
Da gustare come: Assenzio alla Rimbaud.
Se avete bisogno di: riscoprire il grande Cinema d’autore e, al contempo, avere la conferma di un grande Autore.
Di cosa si tratta: Due coniugi che hanno condiviso le esperienze di una vita sono separati, in qualche modo, da un fulmine a ciel sereno. Un ictus colpisce infatti la metà in rosa della coppia, minando progressivamente il rapporto creato in anni e anni di amore. Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, l’ultimo lavoro di Haneke, entomologo dell’anima e non solo, uno dei rappresentanti più importanti del Cinema continentale, si preannuncia come una delle vette di questo 2012, almeno per quanto riguarda la parte più “chic” – ma attenzione, perché il Maestro austriaco è tutto tranne che radical – del Cinema.
Oltre le colline
di Cristian Mungiu
Da gustare come: Vodka liscia.
Se avete bisogno di: un dramma di quelli che entrano dentro per lasciare tendenzialmente una montagna di rovine.
Di cosa si tratta: torna alla ribalta un altro vincitore della Palma d’oro, il regista del meraviglioso Quattro mesi, tre settimane, due giorni che lasciò a bocca aperta molti – sottoscritto compreso – qualche anno fa. Due ragazze cresciute in Germania e trasferitesi in un monastero in Romania dividono i loro destini attraverso una serie di scelte che definiranno la natura profondamente drammatica di un’altra epopea tutta al femminile nella migliore tradizione di un regista che continua ad essere in grado di sorprendere.
Sicuramente non si tratta di un film per tutti, la durata è decisamente impegnativa, il ritmo maestoso – per dirla alla russa – e la materia densa, eppure l’impressione è che possa trasformarsi in una delle rivelazioni degli ultimi dodici mesi.
Considerato che ci avviciniamo alla fine dell’anno, e bilanci e classifiche incomberanno, un tentativo andrebbe pur fatto.
Le belve
di Oliver Stone
Da gustare come: tequila bum-bum.
Se avete bisogno di: una crime story dallo stile adrenalinico e dal look patinato e fashion.
Di cosa si tratta: tratto dall’ultimo romanzo di Don Winslow, autore del Capolavoro Il potere del cane, l’affresco legato alla guerra per il predominio del territorio di due giovani geni e del cartello messicano della droga preannuncia di essere uno dei titoli più cool dell’anno, grazie ad un cast di attori ed attrici che paiono usciti dalle sfilate di moda, i colori saturi ed il consueto stile tutto adrenalina di Stone. Peccato che, tra i lavori dell’appena citato Winslow – un genio, nel suo genere – Le belve sia quello meno riuscito.
Resta da vedere se il regista di Ogni maledetta domenica sarà riuscito a cogliere il meglio dalla materia letteraria che aveva a disposizione.
Certo è che i fan di Scarface, Pulp fiction e Carlito’s gay non resteranno delusi, e la premiata ditta Ben&Chon risulterà irresistibile per tutti i patiti del genere surf, fisici scultorei e carattere da quasi bulli. Del resto, un pò di tamarraggine non guasta mai.
Per tutti gli altri film, da mandar giù fino all’ultima goccia, mi trovate anche sul blog White Russian