Negli ultimi tempi succede molto spesso: sfogli il giornale, come ogni mattina, ed improvvisamente, ecco capitarti sotto gli occhi una pagina diversa dalle altre, che non ha la classica impaginazione ma non è una fotografia e o un’immagine che reclamizza un prodotto commerciale. E’ un annuncio pubblicitario, un accorato appello di questo o quell’imprenditore, di questa o quella personalità che, per portare alla ribalta le proprie idee decide di acquistare una pagina intera di un quotidiano allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un particolare tema.

E’ successo nel 2011 con Giuliano Melani, che proponeva agli italiani di acquistare il debito pubblico: il 3 novembre usciva infatti sul Corriere della Sera l’appello di questo responsabile di una società di leasing facente parte di una grande banca italiana: “Rechiamoci in banca e compriamo il nostro debito” esortava. “Compriamolo a tasso zero, anziché venderlo come ci vogliono convincere a fare”.

In realtà, l’azione di Melani, stava calcando le gesta di un altro imprenditore, ben più conosciuto, che però, qualche settimana prima aveva compiuto la medesima operazione: anche Diego Della Valle, infatti, patron di casa Tod’s, aveva acquistato il 30 settembre una pagina intera dei maggiori quotidiani nazionali. Anziché piazzarci gli ultimi modelli delle sue calzature, aveva usato però lo spazio per gridare a gran voce un cubitale “Vergognatevi” rivolto ai politici del nostro Paese.
“La classe politica si è allontanata dalla realtà. La crisi economica impone serietà, competenze e reputazione che gli attuali politici non hanno, salvo rare eccezioni”.

E così la moda ha preso piede contaminando anche altri settori: come quello del Made in Italy di cui portavoce si è fatto, già da giugno scorso, l’imprenditore Carlo Chionna, disposto a (s)vestire i panni di diversi personaggi, dal gladiatore a Gesù crocifisso pur di salvare il Made in Italy dai rischi di contraffazione a cui è sottoposto ogni giorno.
E se il 16 giugno Chionna ha vestito i panni del gladiatore pagando le principali testate nazionali con lo slogan “L’Italico. Disposto a tutto pur di salvare il Made in Italy”, l’imprenditore bolognese quest’anno si è visto rifiutare il nuovo claim in cui, vestendo i panni di Gesù si trova sulla croce vestito di stracci e sovrastato dal pay off “Perdona loro perché non sanno quello che indossano”.

Ma di provocazioni a mezzo stampa molte altre ne sono state lanciate: le ultime in ordine temporale sono quelle di Gabriele Centazzo, anch’egli imprenditore a capo di un’azienda di cucine che sperava in un nuovo Rinascimento italiano, patria intorpidita dalla crisi e dell’immobilismo dei governanti, fino alla promessa, apparsa proprio ieri, di Angelo Corigliano, presidente di una multinazionale il quale, venuto a sapere della sua malattia, promette all’Italia e agli italiani di creare almeno 50 posti di lavoro per poter coronare il sogno di veder la sua azienda ( e magari anche il suo paese) prosperare.

Appelli, provocazioni, pubblicità, annunci che un giorno vengono pubblicati a pagamento sulle testate dei quotidiani e il giorno dopo vengono ripresi dagli stessi giornali (e non solo) come fenomeni e notizie da analizzare e da comprendere.