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Annunciata da anni, temuta da molti, la scomparsa del giornale cartaceo tarda ad arrivare. La verità è che la tanto millantata crisi della carta stampata soppiantata dall’inarrestabile ascesa dell’informazione online, è stata forse sopravvalutata. Di sicuro l’esperienza dell’informazione digitale negli ultimi anni ha acquisito un’autorevolezza sempre più forte, tanto da arrivare in alcuni casi a sostituire, grazie alla prontezza e velocità della sua diffusione, il paradigma tradizionale del veicolo dell’informazione.
Che il giornale cartaceo la mattina in cui esce sia già vecchio ormai è un assioma appurato: la vera rassegna stampa, aggiornata e impeccabile la si fa, integrando gli ultimi lanci di agenzia o le breaking news appena arrivate. Oltre a questo aspetto puramente formale di trasmissione delle notizie, sta mutando radicalmente anche il compito di colui che si definisce il portatore della notizia stessa.
La flessione del quotidiano cartaceo ha portato ad un ridimensionamento del ruolo del giornalista: con la nascita della figura del blogger, personalità policentriche e sfaccettate che spesso riescono a divenire, senza una formazione specifica, delle vere web star, il mestiere stesso del giornalista ha cambiato forma. Nato come detentore dell’essenza della notizia e come unico portatore dello scoop che orgogliosamente firmava, oggi il giornalista si trova a combattere con l’immediatezza di utenti del web, audaci e spavaldi nel pubblicare i propri personali lanci di agenzia, senza curarsi troppo di verificarne la veridicità e la validità delle proprie fonti. Un esperimento che sembra piacere agli utenti del web: il successo di un blog infatti è determinato dal numero di utenti e si riescono ad accaparrare, un dato che rappresenta la diretta conseguenza della attendibilità attribuita al blogger stesso più che all’interesse delle notizie pubblicate. Una tendenza che ha portato gli stessi giornalisti ad aggiornare le proprie attività di lavoro, aprendo un blog personale spesso associato alla versione online della testata per cui collaborano. È nata perfino una classifica annuale, decisamente ambita, di quali sono i giornalisti più seguiti e citati nella rete, in particolar modo su Twitter ( per la cronaca quest’anno il primo posto se lo è aggiudicato Alfonso Signorini).
Sfruttare la rete per arrivare prima su tutti è ormai l’obiettivo da raggiungere per ogni reporter: lo scoop su Twitter è ormai il risultato del proprio lavoro sul campo. Tuttavia, non tutti i giornalisti si sono adattati a questa nuova sfida: alcuni perché rimasti ancorati al modus operandi della vecchia scuola, altri forse perché timorosi del confronto con se stessi e con la realtà che il social network più popoloso può portare. Il numero dei follower su Twitter equivale all’indice del gradimento che il lavoro del giornalista riscuote tra l’opinione pubblica e al contempo quindi è anche un indicatore della professionalità e del talento. Un faccia a faccia a cui non tutti all’interno dell’ambiente erano avvezzi, soprattutto nel nostro paese, dove spesso la professione del giornalista si tramanda per via ereditaria. L’avvento di blogger agguerriti, non ha fatto altro che costringere il giornalista a scendere in campo per difendere il proprio mestiere, con le armi dell’autorevolezza e del controllo della veridicità dell’informazione, laddove spesso i blogger sono accusati di superficialità. In molti hanno proprio deciso di trasformare la propria esperienza lavorativa in redazione come arma di distinzione rispetto alla mole di informazioni incontrollate che viaggiano nella rete. L’articolo della grande firma che esce nel giornale cartaceo spesso non è altro che l’approfondimento, studiato e curato nei minimi particolati, corredato anche ad interviste mirate, della notizia che il giorno prima veniva retwittata di continuo. Il giornalista si occupa di sondare il sentimento del web, ricercare le notizie che imperversano e le fa proprie, costruendoci attorno un articolo dettagliato oltre l’immediatezza dei centoquaranta caratteri. Una tipologia di articolo che sta trasformando lo stesso quotidiano ad assumere progressivamente la carica di supervisore e coordinatore attraverso il proprio articolo di approfondimento. Se l’approfondimento sarà di qualità, il giornale non avrà difficoltà ad essere acquistato in edicola. La verità è che il web sta apportando un cambiamento radicale nel modo di fare giornalismo, perché sta effettuando una scrematura a tutti i livelli, sia per il personale che lavora all’interno della redazione che per la sopravvivenza dei quotidiani cartacei. Come confermano i dati di Word Association of Newspapers, non è vero che l’informazione cartacea sta morendo: i giornali ritenuti attendibili e necessari per avere una panoramica dettagliata e di livello hanno aumentato le proprie vendite nelle edicole. Non a caso l’Economist ha incrementato le proprie vendite di mezzo milione di copie in 7 anni.