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L’election day, il martedì che ogni quattro anni rinnova o conferma il volto politico degli Stati Uniti d’America è arrivato per la quarantacinquesima volta dalla fatidica prima elezione che incoronò nel 1789 George Washington.
Dopo una campagna elettorale, non tra le più accese ma tra le più costose che ha visto scendere in campo Barack Obama e Mitt Romney con le affilate armi della comunicazione online (forse è stato questo il motivo che ha reso meno aggressive le dichiarazioni in pubblico), oggi il dado sarà tratto e tutto il mondo ( in Italia per quanti avranno la tenacia di rimanere svegli durante la lunga notte elettorale) rimarrà a guardare e ad ascoltare stregato, risultati, dibattiti e pronostici in tempo reale. Dopo mesi di discorsi, pubblicazioni, dibattimenti, sono cinque i punti cui si possono ricondurre le tematiche chiave della politica che intendono perseguire i due candidati, entrambi determinati a superare la profonda crisi economica: 7,9% il dato sulla disoccupazione, 1.100 miliardi di deficit nel bilancio federale ( cresciuto rispetto all’inizio della presidenza di Obama, quando la cifra era di 438 miliardi di dollari), crescita trimestrale media dal 2009 del 2,2%, 2% l’inflazione dei prezzi al consumo.
In una situazione globale profondamente diversa sia dal punto di vista finanziario che per gli equilibri politici, gli USA si preparano a decidere chi dovrà traghettarli fuori dalla crisi.
Welfare:
Obamacare: è stata la causa principale che ha portato ad un innalzamento così cospicuo del disavanzo pubblico. La riforma sanitaria, ribattezzata Obamacare, ha dotato 30 milioni di Americani della copertura sanitaria per le spese mediche, ma ha anche aumentato il deficit quasi al 100% del Pil. Una delle accuse più pesanti mosse all’amministrazione Obama, da parte del candidato repubblicano, che non si è risparmiato la stoccata in cui ha paragonato l’attuale gestione pericolosa a tal punto da rischiare il tracollo come in Spagna e Italia ( si tratta una delle rare volte un cui in campagna elettorale sono stati nominati alcuni paesi del vecchio continente, dal momento che duranti i dibattiti televisivi l’Europa non è stata mai citata).
Donne: La presenza femminile al vertice delle principali aziende e multinazionali è un dato di fatto negli Stati Uniti che fa impallidire le nostre leggi sulle quote rosa ( Indra Nooyi alla Pepsi e Virginia Rometty all’ IBM ad esempio). Obama ha inoltre varato una legge che ha permesso la fine della discriminazione per gli omosessuali nell’esercito e a favore dei matrimoni tra coppie gay. È sua la nomina di due donne tra i giudici della corte suprema. Non sembra invece essersi accaparrato la fiducia dell’elettorato femminile, il repubblicano Romney: al di là delle tradizionaliste mamme mormone ( la stessa religione cui è devoto il candidato, padre di cinque figli e marito modello che non fuma e non beve alcolici) le donne americane stanno facendo girare in rete un video in cui invitano a votare per il candidato democratico per non perdere i diritti acquisiti.
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Lavoro:
combattere la disoccupazione dilagante (sono 12 milioni gli americani che cercano lavoro) è l’obiettivo comune ai due candidati, seppur con modalità e proposte differenti: mentre Romney punta sulle piccole imprese, sul settore energia, sia per raggiungere l’indipendenza entro il 2020 che per creare in questo comparto occupazione, soprattutto in campo manifatturiero. Quest’ultimo è stato citato spesso anche da Obama in quanto centrale per la ripresa dell’economia; il candidato democratico tuttavia basa la sua ricetta per combattere la disoccupazione sull’innovazione tecnologica. Entrambi parlano della necessità di una riduzione delle tasse, ma Obama mira soprattutto alla revoca delle agevolazioni fiscali per i cittadini più agiati, al contrario di Romney che invece si prefigge di tagliare la spesa pubblica dal 23% al 20% confermando gli sgravi fiscali per i redditi alti. Entrambi non vogliono aumentare le imposte per il ceto medio.
Politica internazionale:
al di là della grande assenza dell’Europa dal dibattito elettorale, il prossimo presidente degli Stati Uniti si confronterà con una situazione internazionale profondamente mutata rispetto a quella di quattro anni fa: paesi del Mediterraneo in evoluzione, con la Cina in continua ascesa, la politica di temporeggiamento mantenuta da Obama durante la legislatura potrebbe non convincere l’elettorato americano. Sia sul fronte dell’Iran che sul quello della guerra in Siria, Romney ha più volte accusato Obama di non essere stato incisivo e non aver preso una posizione precisa. Allo stesso modo è stato criticato l’atteggiamento nei confronti della Russia che Romney ha definito un nemico geopolitico. Centrali le relazioni con il colosso asiatico cinese che cresce incessantemente, dove molte aziende americane stanno dislocando la propria produzione:l’atteggiamento diplomatico mantenuto da Obama in questi quattro anni, nei confronti dell’avversario sul piano delle esportazioni potrebbe essere inasprito maggiormente da Romney che ha definito la Cina scorretta per la concorrenza economica.
Se vincesse Romney cambierebbe anche il rapporto con Israele: Obama pur mantenendo una posizione di alleato fedele non ha mai appoggiato pienamente le politiche di Nethanyahu, mentre il candidato repubblicano sarebbe intenzionato a fornire un sostegno più deciso.
Media:
qualche giorno fa a Washington si è tenuta una manifestazione in favore della Pbs, la televisione pubblica finanziata da privati e da fondi governativi, grazie ai quali la rete riesce ad andare in onda senza pubblicità. Romney ha infatti annunciato di voler tagliare il finanziamento pubblico destinato alla televisione pubblica: il ridimensionamento rientrerebbe nella volontà del candidato repubblicano di voler ridurre drasticamente la spesa pubblica.
Ambiente ed energia:
guarda alle energie pulite il programma di Obama: incremento delle fonti eoliche e solari, settore che andrebbe sostenuto anche per la creazione di posti di lavoro. Romney si è posto come obiettivo il raggiungimento dell’indipendenza del paese sotto il profilo energetico entro il 2020, sfruttando le risorse naturali di cui il territorio degli Stati Uniti è ricco.
In attesa di seguire in diretta a partire da stasera le evoluzioni del risultato del voto, provate a divertirvi con questa grafica interattiva del New York Times, per capire come si influenzeranno tra loro gli esiti nei 50 Stati.