Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Una delle parole più abusate e usate di questi tempi è indubbiamente Agenda Digitale, fiore all’occhiello del governo dei tecnici e chiave di volta per semplificare e digitalizzare quello che viene definito il “carrozzone” del sistema Italia e l’inefficienza della nostra pubblica amministrazione. Se è vero che il tempo è denaro, agevolare le procedure amministrative e il rapporto del cittadino con quest’ultime rappresenta il fulcro centrale per migliorare non solo la qualità della vita ma anche le performance finanziare del nostro Pil in sofferenza.
Tutti ne parlano, ma forse in pochi hanno realmente compreso appieno di cosa si tratta e di quali sono le tempistiche effettive per la sua piena realizzazione. Tra dire il fare c’è di mezzo il mare: per quanto attiene alla sfida del digitale in Italia che dal mare è circondata, ci passano in mezzo barriere cementificate nel tempo che renderanno forse difficile il raggiungimento degli obiettivi di maggiore competitività, produttività e coesione sociale.
Innanzitutto vediamo i punti salienti del progetto Agenda Digitale Italiana, che si prefiggono di colmare il gap che ci separa dal resto dell’Europa.
– identità digitale: entro il termine fissato al 2020, ogni cittadino italiano dovrà detenere come documento di riconoscimento, la carta di identità elettronica assieme alla tessera sanitaria. Il documento digitale mira a semplificare l’accesso del cittadino a tutti i servizi della pubblica amministrazione, ma soprattutto a completare un processo di informatizzazione della struttura pubblica che porti alla creazione di un’anagrafe unificata (Anagrafe nazionale della popolazione residente) al fine di consentire all’Istat di effettuare un censimento annuale della popolazione residente. Nello stesso filone si inserisce anche la realizzazione dell’Archivio nazionale delle strade e dei numeri civici sul territorio italiano.
– PEC: dal primo gennaio 2013 verrà sempre più introdotta la prassi di comunicare con la PA attraverso la posta elettronica certificata, che da valore ufficiale ai documenti inviati via mail. Tutte le aziende inscritte al Registro delle Imprese hanno l’obbligo di dotarsi di una PEC.
– OPEN DATA: come previsto dal decreto legge “Crescita 2.0” i dati e le informazioni della Pubblica amministrazione dovranno essere resi pubblici in formato digitale, per favorire il coinvolgimento e l’accesso alle informazioni di utilità per i cittadini.
– Bigliettazione elettronica per tutto il trasporto pubblico su scala nazionale. Incentivazione del cosiddetto ITS, sistema di trasporto intelligente, per consentire in tempo reale di ottenere informazioni su traffico e mobilità
– Comunicazione obbligatoria via telematica tra le amministrazioni pubbliche
– Fascicolo elettronico per gli studenti universitari a partire dall’anno accademico 2013/2014
– Diffusione di libri digitali all’interno degli istituti scolastici
– Fascicolo sanitario elettronico (FSE) per i pazienti: una sorta di cartella clinica elettronica con una panoramica di tutte le informazioni socio sanitarie del cittadino
– Diffusione della banda larga (dai 2 ai 20 Mbps)e ultralarga(dai 30ai100Mps) su tutto il territorio nazionale, in particolar modo nel Mezzogiorno, dove per colmare il divario sono stati stanziati 150 milioni di euro in più (il finanziamento standard è di 600 milioni). Questa operazione sarebbe alla base della necessaria alfabetizzazione digitale per i cittadini e per i funzionari pubblici, che dovrebbe svilupparsi contestualmente al conseguimento della digitalizzazione entro il 2020.
– Obbligatorietà del pagamento elettronico, in particolar modo per gli operatori che erogano servizi per la pubblica amministrazione. Questo provvedimento è volto a contrastare la piaga dell’evasione fiscale e del riciclaggio di denaro. È prevista anche la diffusione del commercio elettronico per favorire gli scambi di import export da e per il nostro paese
– Snellire i tempi della giustizia: soprattutto per quanto attiene la giustizia civile tutte le comunicazioni tra il cittadino e le cancellerie, dovranno essere effettuate per via telematica quando il destinatario detiene un indirizzo PEC
– Realizzazione di smart cities: rendere gli spazi urbani a misura di cittadino, favorirne il coinvolgimento attraverso discussioni comuni, al fine di concordarne lo sviluppo futuro e l’innovazione. Creare quindi delle città partecipative a misura di cittadino.
Questo quanto espresso nei punti cardine che riassumono gli intenti dell’Agenda Digitale. Certo è che gli obiettivi sono attraenti ma ambiziosi. Il nostro paese è decisamente indietro rispetto al resto dell’Europa, lo sa bene ad esempio chi possedendo un tablet o uno smartphone non riesce a trovare una rete wireless disponibile in giro per la città. O chi nei paesi del Mezzogiorno la connessione al web non riesce ad ottenerla perché mancano le infrastrutture. Soprattutto, le perplessità maggiori riguardano l’alfabetizzazione digitale per tutti i cittadini e per i funzionari dell’amministrazione pubblica. In uno dei paesi con il più alto numero di popolazione senile e con dipendenti della pubblica amministrazione con un’età media non al di sotto dei cinquant’anni, dove non brilliamo per velocità ed efficienza nel disbrigo delle pratiche amministrative (in particolar modo nel settore della giustizia) sarà possibile raggiungere e completare la rivoluzione digitale nei prossimi 8 anni?