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Spesso si pensa che i giovani non siano particolarmente esigenti rispetto la scelta del posto dove trascorrere gli anni dell’università. Esistono, invece, dei canoni fondamentali nel rendere una città più o meno a misura di studente. Tra questi: la sicurezza, un rapporto ragionevole tra costo e qualità della vita, un’offerta di servizi accessibili -come cinema, teatri, luoghi di ritrovo, attività sportive-, la presenza di altri giovani (ancora meglio se internazionali), efficienti infrastrutture urbane, il clima e, ultimo ma sicuramente non meno importante, la qualità delle istituzioni scolastiche. La presenza di atenei prestigiosi, la varietà di corsi di laurea e le possibilità occupazionali per i neo-laureati giocano, ovviamente, un ruolo importante.
Proprio di questi parametri ha tenuto conto il QS (Quacquarelli Symonds), un centro di ricerca internazionale specializzato nell’analisi di informazioni sul mondo universitario e dell’istruzione superiore, per stilare -per la prima volta quest’anno- una classifica delle cinquanta “Best Student Cities”, le città migliori al mondo per studiare.
Tutte le “capitali universitarie” presenti nella classifica -solo per citarne alcune nella top 10 Boston, Melbourne, Vienna, Sidney e Zurigo– offrono agli studenti infrastrutture accademiche eccellenti e generalmente accessibili, trasporti efficienti, molti spazi verdi e una ricca offerta culturale, basti pensare ai musei gratuiti di Londra. Sono inoltre città cosmopolite con importanti centri nella finanza, nelle arti e nei media, fattore che contribuisce a creare quel legame indispensabile tra studio e mondo del lavoro.
Ed ecco allora i risultati della classifica: al primo e secondo posto due città europee, Parigi e Londra. Vediamo alcune loro caratteristiche, nella capitale francese sono presenti ben 16 diverse università, per un numero di studenti che arriva a 1,79 milioni con una percentuale di studenti stranieri del 17%. La seconda classificata vanta invece di 12 poli universitari e di 135,200 studenti con una percentuale di studenti stranieri del 33%.
La prima, e purtroppo unica, città italiana a comparire nella classifica è Milano al 21esimo posto, dove la percentuale di studenti internazionali scende al 5%.
Va comunque precisato che per identificare le città presenti in questo elenco, sono stati imposti dagli studiosi del QS due pre-requisiti. Il primo teneva conto della densità di popolazione, che doveva essere superiore ai 250.000 abitanti, il secondo imponeva che la città fosse patria di almeno due istituti universitari già classificati da QS World University Rankings, la classifica delle migliori università al mondo.
Per questo sembra giusto guardare anche alle città universitarie italiane non presenti, fatta eccezione per Milano, tra le “Best Student Cities”. Secondo Erasmus students network, l’associazione europea il cui scopo è la promozione e il supporto degli scambi internazionali fra studenti, le migliori città in cui studiare in Italia sono Siena, Parma, Bologna e Padova. Centri urbani non troppo grandi ma bene organizzati, con un buon sistema di accoglienza per gli studenti stranieri, ricchi di spazi e strutture per lo studio, di reti wi-fi gratuite, di alloggi universitari e di camere ancora affittabili a prezzi accessibili (si parla di cifre che oscillano tra i 300/400€ al mese).
Sono luoghi che vantano anche di un ricco sistema di interventi rivolti alla valorizzazione della cultura e alla creazione e messa a disposizione di spazi dedicati alla creatività e al tempo libero.
Ovviamente, una città capace di attrarre studenti è una città in grado di attrarre turisti e ricchezza. Quindi, invece che sottolineare i tagli e le limitazioni causate dalla crisi, dall’indebitamento pubblico e dalla disoccupazione, perché non cercare di coniugare l’eccellenza delle istituzioni universitarie italiane con la qualità dei servizi offerti ai cittadini e agli studenti per dare nuovo slancio all’economia del nostro paese?